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sabato 21 gennaio 2012

Leptina e sovrappeso

La leptina: L’interruttore che mette fine al senso di fame

La leptina (dalla radice greca leptos che significa magro) è un piccolo ormone di natura proteica, scoperto nel 1994 da Friedman. Viene codificata dal gene dell'obesità (OB), ha un peso molecolare di 16 KDa ed è fortemente coinvolta nella regolazione del metabolismo lipidico e del consumo energetico.
Prodotta soprattutto a livello del tessuto adiposo bianco, la leptina viene trasportata agli organi bersaglio dal torrente ematico. I suoi recettori sono localizzati soprattutto all'interno del cervello, precisamente nell'ipotalamo, una regione del sistema nervoso centrale deputata, tra l'altro, al controllo del peso, della temperatura corporea, della fame, della sete e del freddo.
La scoperta della leptina ha confermato l'esistenza di un canale di comunicazione tra tessuto adiposo e cervello, che ha lo scopo di regolare l'accumulo di grasso negli adipociti. Quando le riserve lipidiche aumentano, le cellule adipose bianche accelerano la sintesi di leptina per segnalare all'ipotalamo che occorre ridurre l'assunzione di cibo.
La leptina diminuisce il senso della fame (effetti anoressizzanti) ed aumenta la spesa energetica, favorendo la riduzione del peso corporeo e della massa grassa.
Al contrario, quando le riserve adipose diminuiscono, gli adipociti bianchi riducono la sintesi di leptina per segnalare all'ipotalamo che occorre aumentare l'assunzione di cibo e ridurre la spesa energetica.
In condizioni normali i livelli di leptina:
aumentano dopo il pasto e si riducono nel digiuno prolungato;
sono proporzionali alla massa grassa presente nell'organismo (maggiori negli obesi, minori nelle persone magre). Queste ultime sono però più sensibili all'azione dell'ormone.

Altre funzioni della leptina

Oltre a regolare il senso di sazietà , la leptina interviene anche nella regolazione di numerose funzioni biologiche:
regola l'attività tiroidea;
facilita l'ematopoiesi;
regola il sistema immunologico (la leptina potenzia le difese immunitarie fino a scatenare vere e proprie malattie autoimmuni);
regola il sistema riproduttivo (favorisce la secrezione di gonadotropine; viene prodotta anche dalla placenta);
regola la formazione dell'osso.

Potenzialità Terapeutiche della Leptina

Gli esperimenti sui topi di laboratorio hanno dato i seguenti risultati:
la somministrazione di leptina riduce l'assunzione di cibo ed aumenta il dispendio energetico;

topi privi del gene dell'obesità, incapaci quindi di produrre leptina, diventano obesi, così come quelli dotati di recettori difettosi per l'ormone.
Nonostante i positivi risultati ottenuti nei topi da laboratorio, non è mai stata provata la totale efficacia della leptina nel trattamento dell'obesità umana. Sono infatti rari i casi dimostrati di assenza del gene OB, mentre più spesso le persone obese presentano elevate concentrazioni plasmatiche di leptina. Da qui l'ipotesi che l'obesità si associ ad una resistenza all'azione di questo modulatore dell'appetito. In altre parole i recettori ipotalamici di buona parte delle persone obese sono poco sensibili all'azione dell'ormone. E le brutte notizie non finiscono qui. Gli studiosi hanno infatti notato che nelle persone obese i recettori ipotalamici, pur non riuscendo a recepire il messaggio di astinenza del cibo dato dagli alti livelli di leptina, sono comunque sensibili al calo della concentrazione dell'ormone. Per questo motivo:
quando un obeso ingrassa lo stimolo della leptina viene "ignorato" e con esso anche la sua azione anoressigena;
al contrario, quando un obeso tenta di dimagrire l'ipotalamo recepisce la diminuzione di leptina e spinge l'individuo alla ricerca del cibo.
Il problema, quindi, non è dato da un difetto di leptina ma da una ridotta sensibilità recettoriale nei suoi confronti. Tutto ciò ha notevolmente ridimensionato le potenzialità terapeutiche della leptina nella cura dell'obesità. Attualmente la ricerca si sta concentrando sulla sintesi di analoghi dell'ormone e su modalità di somministrazione alternative in grado di ovviare all'aumentata resistenza alla leptina.
Infine, vale la pena ricordare che nell'uomo l'assunzione di cibo è un fenomeno assai complesso, perché mediato da numerosi segnali biologici che si integrano a livello ipotalamico ma anche da fattori non energetici (culturali, sociali, emozionali ecc.).

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