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lunedì 8 agosto 2011

Echinacea e propoli per allenare le difese immunitarie dei bambini

Diversi studi hanno calcolato che l’80% dei bambini sotto i 5 anni, in inverno, si ammala almeno una volta a causa d’infezioni alle vie respiratorie.
La risposta terapeutica tradizionale è basata sugli antibiotici.
Già dai primi anni Novanta le istituzioni mediche hanno lanciato l’allarme sulla diffusione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici proprio a causa dell’uso sempre più improprio e sconsiderato di questi farmaci, anche negli allevamenti di animali.
Si calcolò che oltre il 50% delle prescrizioni di antibiotici, fatta da medici di base e pediatri era sbagliato.
E’ stato pubblicato un documento da un gruppo di pediatri e ricercatori israeliani su l’uso prolungato di uno sciroppo molto usato in israele denominato Chikuzit, contenente estratto di echinacea e di propoli e una modestissima quantità di vitamina C, è stato in grado di abbattere di oltre il 50% gli episodi di malattie invernali in bambini sotto i cinque anni di età.
Se questo studio controllato venisse confermato da latri studi, avremmo sicuramente risultati di grande rilievo. Innanzitutto ridurremo l’uso di antibiotici, spenderemmo meno, e cosa più importante i bambini starebbero meglio, sia perché prenderebbero meno infezioni respiratorie, sia perché costruirebbero un sistema immunitario equilibrato.
Gli antibiotici e la combinazione echinacea propoli hanno, infatti, due diversi modi di agire. I primi hanno come bersaglio i batteri: li distruggono ma possono anche alterare il normale equilibrio immunitario. I secondi invece stimolano una risposta immunitaria efficace nei confronti dei batteri e anche nei confronti del virus, verso i quali gli antibiotici sono inefficaci.
L’echinacea e i propoli hanno quindi la capacità di non interferire, ma anzi di aiutare il processo di maturazione del sistema immunitario del bambino.


Tratto da: https://sites.google.com/site/masciasabrinabenessere

domenica 7 agosto 2011

Detersivo piatti e lavastoviglie fai-da-te

3 limoni, 400 ml di acqua, 200 g di sale, 100 ml di aceto bianco

  • Tagliare i limoni in 4-5 pezzi togliendo solo i semi (è più facile se tagliate i limoni a rondelle o li spremete).
  • Frullarli con un mixer insieme ad un po’ di acqua e al sale. Per evitare intasamenti del filtro lavastoviglie, frullate a lungo e molto finemente la poltiglia. Controllate l’efficacia del vostro frullatore, altrimenti resteranno residui anche sulle stoviglie.
  • Mettere la poltiglia in una pentola, aggiungere tutta l’acqua e l’aceto e far bollire per circa 10 minuti mescolando, affinché non si attacchi. Quando il preparato si è addensato, metterlo in vasetti di vetro, possibilmente ancora caldo: si crea un sottovuoto che conserva il detersivo più a lungo.
  • Come si usa:
    • Due cucchiai da minestra per la lavastoviglie. Non mischiate il detersivo fai da te a quello classico per lavastoviglie.
    • A piacere per i piatti a mano. In caso di stoviglie unte basta aggiungere sulla spugnetta un po’ di detersivo classico per piatti a mano visto che, a differenza di quello per lavastoviglie, può mischiarsi con quello fai da te.
  • Attenzione!
    Alcune persone ci hanno segnalato che il miscuglio rimane grossolano e non lava bene. Ciò dipende dalla potenza del frullatore e dalle caratteristiche della lavastoviglie. Quando la poltiglia è intiepidita, ripassarla al frullatore.
  • Inoltre è consigliabile alternare a un certo numero di lavaggi, uno con detersivo lavastoviglie bio o tradizionale.

Tratto da: http://biodetersivi.altervista.org

Cosa comprare per spignattare

Capita a volte che chi decide di iniziare a fare cosmetici in casa si trovi davanti al dilemma delle materie prime da comprare, è successo a me, a unamia amica e penso a tante altre! Infatti fra i tanti siti on line, le erboristerie e i supermercati, sono davvero tantissime le cose che si possono acquistare, e quando non si ha tanta esperienza e non si hanno le idee ben chiare è probabile che non si sappia bene cosa scegliere. Quindi o si compra troppo poco e poi ci si accorge che quello che si è comprato non basta e si è costretti a fare un altro ordine (come mi è successo la prima volta) o si compra troppo e si spende troppo (come è successo a me tutte le altre volte XD). Per questo motivo mi piaceva l'idea di dare qualche consiglio per dare una mano a chi deve fare il primo acquisto.
Per ogni tipo di spignatto serviranno materie prime diverse, quindi prima di fare un ordine bisogna aver chiaro in mente cosa si vuole spignattare.
Se si vogliono fare delle creme

Un esempio di lista potrebbe essere:

- glicerina vegetale
- gomma xantana o altra
- burro di karitè
- oli vegetali (ne basta anche uno, massimo 3 a scelta va benissimo)
- emulsionante montanov68 o altro
- un conservante a scelta (io uso potassio sorbato e sodio benzoato)
- vitamina E
- proteine della seta
- fragranza (o olio essenziale dal profumo e dalle proprietà adatte a voi, come lavanda o ylang ylang)
- cartine tornasole

Con una lista come questa potete già fare una crema  che vi verrà molto carina, con bei grassi, attivi, profumo, ben emulsionata e conservata. Il conservante è essenziale in quanto ci permette di fare tranquillamente una quantità maggiore di crema (e così lavorare anche meglio) e di consumarla senza fretta e senza che vada a male. La vostra crema sarà bellissima e non avrà niente da invidiare a quelle che si comprano ;)
Se volete risparmiare potete comprare solo lo stretto indispensabile lasciando perdere gli attivi in un primo momento, ne potete fare tranquillamente a meno, perchè se scegliete dei buoni oli e burri vegetali già ricchi di proprietà e vitamine non ne avete bisogno, oppure potete prenderli successivamente. Se però fin da subito non volete rinunciarvi, limitatevi pure ad uno o due, magari qualche vitamina o proteine (sia idro che lipo solubili, con la crema non c'è problema perchè contiene tutt'e due le fasi). Ricordate anche che per la piacevolezza del cosmetico è importante anche che profumi, quindi basta scegliere una fragranza di vostro gusto, oppure come dicevo prima, un olio essenziale che unisca profumo e proprietà cosmetiche così prendete due piccioni con una fava :)
Scegliete un emulsionante che possa essere usato da solo, come il montanov68, che contiene sia la parte idrofila che lipofila, così non avrete bisogno di un coemulsionante e la crema vi verrà bellissima lo stesso, oppure una coppia come metilglucosiosequistearato e alcol cetilico (da Vernile) o gli emulsionanti a freddo in polvere di Aroma Zone, Ester de Sucre (che ha anche prorpietà idratanti) e Emulsifiant MF, ottimi per creme corpose con ingredienti termosensibili come i delicatissimi idrolati.
Il conservante potete prenderlo sia idro che liposolubile, vale quello che ho detto prima per gli attivi.

Dove comprare:

L'acqua ovviamente la trovate in casa o al supermercato, potete scegliere di usare quella distillata o anche quella minerale, quindi non è un problema procurarsela.
Per quanto riguarda gli oli e i burri vegetali invece ci si può davvero sbizzarrire, ce ne sono tantissimi e ognuno con proprietà pregevoli, quindi basta scegliere in base alle proprie esigenze e ai propri gusti. Alcuni potete trovarli al supermercato, come ad esempio quello d'oliva, oppure se cercate degli oli più particolari, nei supermercati Naturasì hanno degli ottimi oli biologici spremuti a freddo ad uso alimentare in bottiglie grandi di vetro scuro che non costano molto, tipo l'olio di vinaccioli, di girasole, di lino, ecc. (il vinaccioli ad esempio io l'ho preso in bottiglia da 750 ml per circa 4 euro e mi piace tantissimo!).
Molti altri li potete trovare senza problema anche nelle erboristerie, come cocco, germe di grano, mandorle dolci, ecc. o nei negozi etnici, ma forse costeranno un pò di più.
Potete fare una crema anche con un solo olio o con solo il burro di karitè, che spesso si trova nei negozi etnici, ma di solito i prezzi che ci sono on line per il burro di karitè sono più convenienti. Inoltre online potete trovare altri tipi di burri, come mango, cacao, illipè, kokum, cupuaçu, ecc, ma per iniziare il solo burro di karitè va benissimo. Vi consiglio però di sceglierlo disodorizzato, come quello di Aromazone con cui io mi trovo benissimo, perchè il suo odore naurale è un pò forte e può risultare sgradevole.
Passiamo adesso a emulsionante e conservante che sono il motivo principale per cui è utile fare un ordine on line: perchè solito non sono due cose che si hanno in casa o che si trovano facilmente. Se avete un farmacista di fiducia (magari con laboratorio galenico) potete provare a chiedere se vi può fare avere sia l'emulsionante che il conservante (alcuni lo fanno), ma tenete presente che i farmacisti che vi guarderanno male sono la grande maggioranza e quelli che vi accontenteranno sono delle rarità...

Se si vuole fare il sapone

Per fare il sapone bisogna comprare:
1) acqua distillata
2) soda caustica (cioè idrossido di sodio, formula chimica NaOH)
3) oli e/o burri vegetali

Gli ingredienti per fare il sapone costano davvero poco, e con i soldi che spendete per comprare gli ingredienti potete fare tantissime saponette! per comprare lo stesso numero di saponette già fatte spendereste decisamente di più, quindi il risparmio è assicurato.

Dove comprare:

Non è necessario fare un'ordine on line perchè le materie prime sono di facile reperibilità.
Per l'acqua vale quello che ho detto prima, la trovate senza problemi al supermercato, ricordatevi però che deve assolutamente essere distillata. La soda caustica la trovate in un qualunque negozio di ferramenta e costa pochissimo, un chilo per 2-3 euro. Poi l'altra cosa fondamentale per fare il sapone sono i grassi vegetali, quindi oli e burri, considerate però che i burri nel sapone sono un lusso, quindi per niente necessari (io uso solo oli ad esempio). Per iniziare potete provare a saponificare anche solo con l'olio d'oliva, che tutti abbiamo in casa, tanto per fare una prova e prendere confidenza col procedimento, oppure direttamente con un mix semplice di oli (ne bastano pochi) come oliva, cocco e ricino, che danno una bella schiuma. Non vi conviene usare l'olio d'oliva extravergine, sarebbe un pò sprecato! ok usare l'olio di sansa che va benissimo e costa decisamente meno.
Anche per il sapone la frangranza è importante, se non l'avete non fa nulla, il sapone laverà lo stesso :) ma un sapone profumato è sicuramente più piacevole da usare :)
Le cartine tornasole non sono fondamentali per il sapone, infatti il suo pH è sempre sicuramente basico. Nel caso in cui aveste sbagliato a calcolare o a pesare gli oli e la soda, il sapone potrebbe risultare troppo aggressivo e in questo caso con le cartine potreste capire che pH ha (non dovrebbe superare l'8) ma non potete comunque modificarlo. Non disperate però, va benissimo come sapone da bucato.

Se si vuole fare una lozione acquosa o un gel

Che sia un tonico per il viso, una lozione per capelli o uno spray rinfrescante per il corpo, quello che vi serve per uno spignatto acquoso è:

1) acqua
2) attivi idrosolubili
3) conservante idrosolubile
4) cartine tornasole.

Essendo il prodotto a base di acqua, questa sarà l'ingrediente presente in maggior percentuale e tutti gli altri ingredienti devono essere idrosolubili, cioè devono sciogliersi in acqua. Per quanto riguarda la profumazione, di solito le fragranze sono oleose (e quindi lipo solubili, cioè che si sciolgono negli oli e in generale nei grassi), quindi potete comprare un solubilizzante per sciogliere e disperdere la fragranza oleosa nell'acqua, oppure usare degli ingredienti naturalmente profumati, come gli idrolati o ancora usare fragranze idrosolubili come quelle di Aroma zone. Se prendete il solubilizzante, potete anche usare un conservante oleoso e degli attivi come ad esempio oli essenziali.
Se volete realizzare un gel viso o corpo, vale quello detto prima ma in più vi serve un gelificante, cioè una sostanza che rende l'acqua gel, cioè una gomma come la xantana, la guar, ecc.

Dove comprare:

Vi consiglio un ordine on line per attivi e conservante e se non trovate le cartine in farmacia, prendete on line anche quelle.


Se si vuole fare un olio o un burro per il corpo

Se volete fare un olio per il corpo avete bisogno solo di oli e se volete fare un burro vi servono solo burri oppure sia oli che burri. Tutte queste sostanze sono grasse, quindi si accompagnano con attivi liposolubili vari, oli essenziali e fragranza oleosa. Non c'è bisogno del conservante perchè non abbiamo acqua incorporata in questo tipo di spignatti (è infatti la quota acquosa che viene attaccata da batteri, muffe, ecc.), ma se volete potete usare un antiossidante che previene l'irrancidimento dei grassi, come il tocoferolo, cioè la vitamina E, o l'aperoxid.

Dove comprare:

Oli e burri li trovate facilmente nei negozi, supermercati ed erboristerie, gli oli essenziali si trovano in erboristeria. Per l'antiossidante vi consiglio l'acquisto on line ma se lo trovate in farmacia tanto meglio :) Ovviamente se trovate dei prezzi per oli e burri che vi convincono on line, comprate tutto lì.


Se si vogliono fare prodotti per capelli:

Se vi interessa maggiomente curare i vostri capelli e gli spignatti che farete saranno incentrati su questo, vi conviene prendere il necessario per realizzare delle emulsioni, così potrete fare delle maschere, degli impacchi, creme nutrienti senza risciacquo, lozioni spray, ecc. Anche se volete fare lozioni acquose il necessario sarà incluso nel "necessaire" per le creme. In questo caso però vale la pena che acquistiate degli attivi specifici per capelli, come proteine (ce ne sono di tanti tipi, del grano, della seta, del riso, della soia e tante altre), ceramidi, inulina, provitamina B5 e magari anche degli attivi per la cute che è la parte più importante da curare, in base a che tipo di cute e di capelli avete.

Dove comprare:

Vale quello che ho spiegato riguardo gli ingredienti per le creme e le lozioni acquose. Per gli attivi consiglio sempre l'acquisto on line per la varietà della scelta e la facile reperibilità.


Se si vogliono fare i trucchi

Se volete realizzare del trucco minerale le materie prime che vi servono sono tutte polveri bianche più i pigmenti, e io vi consiglio in particolare di acquistare:

- ossido di zinco
- biossido di titanio
- magnesio stearato
- talco
- argilla bianca (caolino)
- ossido giallo
- ossido rosso
- ossido nero o blu
- altri pigmenti a scelta, come miche, ocre o altri ossidi

Se volete realizzare make up di altro tipo, come stick per labbra o rossetti, matite, mascara, ecc., vi servono anche cere, burri e oli, come ad esempio:

- cera d'api
- cera candelilla
- cera carnauba
- olio di jojoba
- burro di karitè
- burro di cacao
- pigmenti vari

Dove comprare:

Vi consiglio di acquistare tutto comodamente on line perchè molti di questi ingredienti non sono affatto facili da trovare.
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Quindi, a chi sta per fare un acquisto per lanciarsi nello spignatto, buono shopping, buoni spignattini e spero che vi riescano bene tutti i vostri prodotti! Mi auguro di essere stata utile ;)



Tratto da: http://ecobiobeauty.blogspot.com

Sapone nero Marocchino

l sapone nero è una prodotto tipico cosmetico del Marocco.
La cosa che subito salta all'occhio è il suo colore, marrone scuro, decisamente diverso dagli altri saponi in commercio.

Il suo profumo è un altra caratteristica propria, si sente principalmente l'olio di oliva, di cui si mette a macerare proprio la qualità nera per produrre il sapone, come se fosse una marmellata, esotico e delizioso.
Altra caratteristica diversa è il fatto di essere molle, non è come i comuni saponi duri, è simile ad una crema. La consistenza è dovuta dalla lavorazione dell'olio d'oliva che lascia il prodotto morbido e spalmabile.

Il sapone nero marocchino è un prodotto molto usato nei migliori hammam ( bagni turchi) di tutto il mondo.Viene abbinato al guanto per la pulizia della pelle , ed è spesso seguito da un massaggio con sapone, spesso di Aleppo.
é ricercatissimo e pregiato per le sue caratteristiche.
Penetra nella pelle e la libera facilmente da pelle morta e tossine, per questo viene abbinato nelle cure detossinanti negli SPA.
Lascia la pelle morbida , liscia e luminosa . Il suo uso è abbinato sempre al famoso guanto marocchino per la pulizia del corpo.Dagli effetti sorprendenti.
L'azione di questo sapone e della kassa (guanto marocchino) crea un gommage degno del miglior centro benessere.
Ecco svelato uno dei segreti di bellezza di donne e uomini arabi.

Si usa durante la doccia sulla pelle umida, si passa su tutto il corpo e si massaggia dolcemente, si lascia agire per un 5-6 minuti e si risciacqua con acqua calda, dopo si passa all'azione del guanto con leggeri massaggi che conclude la pulizia della pelle.
Tratto da: http://bioecomen.blogspot.com

Teoria e pratica della maschera per il viso




Spesso c'è chi vorrebbe fare una maschera per il viso ma è indeciso su quali ingredienti usare, e magari impazzisce per trovare un ingrediente pensando che bisogni seguire la ricetta alla lettera... basta invece un po' di fantasia e si possono inventare ogni volta trattamenti diversi! La maschera è in pratica una pappa che deve avere una consistenza piuttosto densa per non colare, e si può fare veramente con tutto quello che volete.
Vi basterà mettere attivi e addensanti insieme a scelta.

Addensanti:

argille di tutti i colori, la più facile da trovare (e pure la più ricca di principi attivi) è quella verde, anche al supermercato; usata da sola (ad esempio, solo acqua e argilla) è effettivamente disseccante, ma insieme ad altri ingredienti emollienti non lo è assolutamente più;

yoghurt
, sia bianco che alla frutta, ridona colorito al viso, e ne riequilibra il pH, risulta pure molto ammorbidente;

le farine di tutti i tipi (di frumento, di avena), oppure l'amido (frumina, maizena, ecc.) ammorbidiscono la pelle, e ne risvegliano il colorito;
cacao amaro, molto ammorbidente e profumato;

uovo
sbattuto, rinnovatore della pelle grazie alla lecitina contenuta nel tuorlo, ha il difetto di puzzare ma apporta un discreto effetto tensore.

Come parte liquida, si può usare acqua normale, o di rose se ce l'abbiamo, o anche latte dalle molteplici proprietà;

Attivi:

Si possono aggiungere oli essenziali nella misura di 4 gocce, miele meglio metterlo sempre (1 cucchiaio), i suoi zuccheri sono molto idratanti e aiutano il rinnovamento della pelle; ad alcuni il miele, solo se puro, quindi in una maschera mista non dà mai problemi, può dare arrossamento;

Anche la frutta può essere aggiunta, in succo o in polpa schiacciata, la scelta è vastissima;

Olii vari, ottimo quello d'oliva ma puzza, altrimenti mandorle, olys, vinaccioli o quello che si vuole, da mezzo cucchiaino per pelli grasse fino a un cucchiaio per pelli secche.

Il tempo di posa varia da 10 minuti a mezz'ora, dipende dal tipo di pelle (quelle più sensibili è meglio che tengano in posa un tempo minore) e dalla propria pazienza e capacità di resistenza con la pappetta che cola;
in ogni caso, se inizia a seccarsi, toglierla, con acqua tiepida, perchè da quel momento inizia a seccare pure la pelle.

Bene, scegliete tre o quattro ingredienti, fate la pappetta e lanciatevi! Potete mixare qualsiasi cosa fra queste, non si sbaglia mai.


Tratto da: http://www.saicosatispalmi.org

Antizanzare naturale con oli essenziali

Estate e vacanze, è tempo di zanzare! Anche tu sei preda dei morsi delle zanzare e ti sembra che il repellente che hai comprato non stia funzionando? Oppure sei alla ricerca di un prodotto contro le zanzare che non contenga ingredienti chimici e troppo forti?
Ti proprongo una ricetta semplice semplice per realizzare uno spray antizanzare naturale a base di oli essenziali. Io lo sto usando dall'inizio dell'estate e mi trovo molto bene, le zanzare non mi pungono più e ha anche un odore fresco che mi piace molto.

Ingredienti:
  • 80 ml di acqua distillata
  • 20 ml di alcool
  • 15 gocce di olio essenziale di tea tree
  • 15 gocce di olio essenziale di geranio
  • 15 gocce di olio essenziale di lavanda
  • 5 gocce di olio essenziale di menta
Preparazione:
Dotati di un contenitore spray di plastica e versa al suo interno l'alcool. Aggiungi gli oli essenziali e infine l'acqua. Chiudi il contenitore e agita con forza in modo da emulsionare il mix antizanzare.
Uso:
Applica l'antizanzare naturale sulle zone di pelle scoperta e vaporizzalo nell'aria per tenere lontane le zanzare. Essendo a base di oli essenziali, questo antizanzare può risultare forte sulla pelle: limitane l'uso per le situazioni in cui non puoi farne a meno e non usarlo tutti i giorni! Se intendi usarlo per dei bambini abbassa la percentuale di oli essenziali, in modo che non sia troppo aggressivo.
Gli oli essenziali proposti tengono lontane le zanzare a causa del loro odore penetrante e profumato, molto sgradito alle zanzare.

Tratto da: http://cosmetici-fai-da-te.myblog.it

Creare profumi

In tema BioCosmesi sicuramente sarà venuta a molti l'idea di creare profumi per conto proprio, ma non sapendo come fare non si sono mai cimentati nella facilissima impresa. Bene, con questa semplice guida voglio introdurre gli utenti alla creazione di profumi fai-da-te con semplici dritte ed informazioni su come fare profumi e come ottenere le materie prime per farli, che sono oltretutto di uso comune.

I profumi sintetici che si trovano in profumeria e nei negozi spesso contengono composti tossici ed allergenici composti da derivati del petrolio inorganici usati come fissanti del profumo e prodotti chimici di laboratorio solitamente diluiti in solventi sintetici ed alcool.
Queste sostanze sono spesso causa di allergia e sfogo dalla maggiorparte di persone e determinano un intolleranza a moltissimi tipi di prodotti e profumi puri, infatti nei prodotti per pelli delicate e sensibili si usa anche usare quantità minime di profumo per minimizzare gli effetti allergici del prodotto finito.
Creare i propri profumi naturali è senza dubbio un ottima scelta per avere ed usare un profumo totalmente naturale di cui noi conosciamo veramente la sua composizione e le sue proprietà.

A casa si possono creare tante tipologie di profumi diversi, da quelli solidi a quelli da vaporizzare sul corpo. Con questa semplice guida possiamo aprire le porte alla nobile arte dei profumieri ed iniziare a creare da soli dei profumi dalle mille fragranze che saranno il profumo fatto da noi stessi e quindi unico.

Le essenze più naturali che possiamo trovare in commercio sono gli oli essenziali e gli assoluti,( i secondi più costosi e rari) con questi prodotti totalmente naturali possiamo creare infiniti bouquet di profumi per tutti i gusti.

Per poter creare un profumo è sicuramente utile capire come crearlo senza fare pasticci vari ed inutili sprechi di rari e preziosi oli essenziali.

I vari oli essenziali ed assoluti che si usano per creare un profumo sono classificati in 3 note diverse, un pò come per il vino durante la sua distillazione quando ne viene determinato il grado di purezza. Invece per i profumi a loro volta sono classificate in base alla loro permanenza sulla pelle in base al loro tempo di evaporazione.

Le Note di Testa: Sono rappresentate dagli oli essenziali meno permanenti dulla pelle, quelli che regalano la prima sensazione , il primo sprint appena si annusa un profumo, è la nota più volatile delle 3 elencate ed è quella che si disperde per prima dopo aver spruzzato il profumo.

Le Note di Cuore: Sono rappresentate dagli oli essenziali che hanno un valore di evaporazione medio e quindi si volatilizzano in tempi più lunghi rispetto alle note di testa, sono come dice il nome il "cuore" del profumo, quelli che regalano diverse sfumature tonde alla fragranza finita.

Le Note di Base: Sono rappresentate dagli oli essenziali e dagli assoluti che hanno il valore più basso di volatilità sulla pelle e quindi sono le essenze che persistono di più in un profumo, sono la base della composizione e donano l'anima più intriseca al profumo.

Le composizioni dei profumi non vengono create subito, ma hanno bisogno di un tempo di maturazione per fare in modo che tutte le essenze si fondano per creare la composizione finale,( un pò come per i saponi che per essere maturi per l'uso devono maturare per diverso tempo) per far questo è necessario far maturare il profumo per almeno 2 settimane in modo da avere già un profumo maturato, ma che col tempo cambierà lievemente.

I profumi che generalmente si trovano nei negozi sono suddivisi in 4 categorie definite.
  1. Il Parfum
  2. Eau de Parfum
  3. Eau de cologne
  4. Eau de toilette
Questa scala non è messa a caso, ma è definita dalla quantità di essenza che si trova nel profumo, e quindi detta inevitabilmente la sua permanenza e durata sulla pelle.

Il Parfum è il profumo che ha la concentrazione più alta di essenza che va dal 15% al 40% del totale.

L'eau de parfum ha una concentrazione che va dall'8% al 15%.

L'eau de cologne ha una concentrazione che va dal 4% all' 8%.

L'eau de toilette ha la concentrazione del 2% sul totale.

Partiamo subito con le più comuni forme di profumo che si possono creare col fai-da-te:

  1. Profumi liquidi
  2. Profumi oleosi
  3. Profumi solidi
1) Per creare profumi liquidi in base alcolica basta semplicemente diluire le essenze nelle percentuali che si desidera( facendo riferimento alla tabella delle tipologie dei profumi più in alto) con dell'alcool etilico a 95 gradi, il comune alcool che si usa per preparare dolci e bevande , non quello denaturato. Si diluiscono le essenze con l'alcool in un contenitore di vetro e di mescola delicatamente, lasciano maturare al buio il profumo per almeno 2 settimane agitando di tanto in tanto.


2) Per creare profumi con base oleosa dobbiamo scegliere oli molto resistenti all'ossidazione e duraturi nel tempo, tra questi troviamo l'olio di cocco ,l'olio di germe di grano e l'olio di jojoba, sciogliamo le essenze nell'olio mescolando bene e mettiamolo in un contenitore di vetro scuro per prevenire l'ossidazione, lasciando maturare al buio per almeno 2 settimane agitando di tanto in tanto.


3) Per creare profumi solidi abbiamo bisogno di cere solide e oli liquidi per poter avere un prodotto duro ma spalmabile sulla pelle.
Tra le cere che si possono usare per creare profumi solidi troviamo la cera d'api raffinata, la cera di carnauba, la cera di soja ecc.
Si usa una parte di cera per una parte di olio per le composizioni fatte di cere vegetali, per la cera d'api che ha un potere solidificante minore si usa una percentuale più bassa di olio ed una più alta di cera d'api per permettere di avere un prodotto più solido.
Inoltre se si usa la cera d'api vergine e non raffinata bisogna contare che ha un leggero profumo dolce che va inevitabilmente ad influire sul risultato finale del bouquet finito.
Basta semplicemente far sciogliere a bagno-maria la cera con l'olio sino allo scioglimento, colarla in un barattolo e quando inizia a solidificarsi incorporare le essenze e mescolare per bene, se si mettono gli oli essenziali e gli assoluti mentre la cera è ancora calda si rischia di farli evaporare subito e quindi di compromettere il profumo. chiudere il barattolo col tappo e lasciare maturare.

Oltre ai profumi sovraelencati è possibile creare a casa anche dopobarba e profumi che necessitano nella loro base anche dell'acqua.
L'aggiunta di acqua alla base del profumo ne determina una maggiore deperibilità ed ossidazione degli oli essenziali con annessa una proliferazione di microrganismi e batteri che vanno ad influire sulla durata del prodotto in maniera drastica.

Se vogliamo produrre a casa dei profumi o dopobarba che hanno come base anche acqua è consigliabile produrne solo un pò per volta e consumarlo subito per evitare che vada a male.
In alternativa si devono necessariamente aggiungere alcuni ingredienti per fare in modo che il prodotto non si deteriori.
Tra gli ingredienti che si usano nei profumi contenenti acqua troviamo:
1) Gli anti-ossidanti che sono necessari per evitare l'ossidazione degli oli essenziali che a contatto con l'acqua vanno a male perdendo le loro proprietà e i loro profumi.
2) I conservanti per minimizzare la proliferazione di batteri e muffe nel prodotto per evitare che il prodotto vada a male.
3) Gli agenti solubizzanti che servono ovviamente a far sì che gli oli essenziali rimangano dispersi nell'acqua in maniera omogenea altrimenti data la loro natura andrebbero a galla senza la possibilità di essere vaporizzati.

Gli ingredienti che vanno usati per preparare profumi in base acquosa non li elenco perchè molti di questi vanno a rovinare la stessa natura dei profumi naturali promossa in questo blog in quanto sono sostanze da usare in minime quantità e di origine chimica e petrolifera, quindi non naturale e tossica, per questo se si vogliono usare queste sostanze vi consiglio di comprare dei testi seri dove si descrive minuziosamente l'uso di queste sostanze nei profumi.

Ora che sappiamo come produrre i profumi ci sono alcune avvertenze da fare sull'uso degli oli essenziali.
Esistono tantissimi tipi di oli essenziali derivati da piante. Ogni olio essenziale ha le sue proprietà sulla pelle e le sue caratteristiche.
Esistono in commercio oli essenziali di piante definiti pericolosi perchè tossici anche in bassissime quantità oppure con diverse controindicazioni.
Tra gli oli più comuni ci sono da segnalare gli oli essenziali di agrumi( arancia, limone, bergamotto, mandarino ecc.) che sono fotosensibilizzanti, cioè diventano tossici quando vengono esposti alla luce del sole, quindi è bene evitare profumi composti da oli essenziali di agrumi se ci dobbiamo esporre ai raggi del sole.
Quando andiamo a comprare gli oli essenziali compriamo sempre oli essenziali puri e naturali, chiediamo sempre all'erborista o ad un fitoterapeuta le caratteristiche di oli essenziali di cui non siamo sicuri o di cui non conosciamo la natura .

Tratto da: http://bioecomen.blogspot.com

Pulizia profonda e naturale dei denti

Ogni tanto la bocca richiede una pulizia profonda e più accurata dei denti , andando a ripulire tutte le zone della bocca difficilmente raggiunte dallo spazzolino e quindi soggette a comuni problemi quali carie, tartaro ed alito pesante.

Come poter ottenere una pulizia del cavo orale in modo naturale senza andare ad inoltrarsi nella giungla di prodotti sintetici per la cura dei denti che troviamo nei negozi?

Prima di tutto bisogna conoscere gli ingredienti naturali che permettono la pulizia e la cura della bocca intera.

Con il solo uso dello spazzolino non si ottiene una pulizia completa della bocca, si hanno zone non lavate accuratamente e si ha costantemente un alito stantio, che non va via nemmeno lavando i denti molto frequentemente.
Questo succede quando nella bocca rimangono dei depositi di cibo e bevande che non essendo lavati via fermentano e vengono attaccati dai batteri che trovando tanto cibo a disposizione non esitano a colonizzare la zona non correttamente pulita.
La presenza di questi microrganismi ed i loro rifiuti tendono a rendere il ph della bocca acido, in modo da sopravvivere alla basicità naturale della saliva che ha un'azione disinfettante, per mantenere una difesa costante contro l'insidiamento dei patogeni.
Questo ph acido corrode il dente e ne facilita l insediamento interno dei batteri causando la carie.

Vediamo quindi come poter effettuare una buona pulizia dei denti in modo naturale per avere una bocca veramente pulita e sana.

Piccola panoramica degli ingredienti che andremo ad utilizzare in abbinamento di spazzolino e filo interdentale:

Argilla verde super ventilata:

é un ingrediente formidabile nella pulizia e purificazione del cavo orale intero.
é una polvere curativa ricca di minerali ed oligoelementi, oltre a rimineralizzare i denti è un'ottimo rimedio contro i problemi di natura batterica che affliggono il cavo orale.
L'argilla è un sanitizzante naturale, contrasta i batteri ed aiuta a curare problemi della bocca quali: ascessi, pus, tagli, fermentazioni batteriche ecc.
Rende inospitale la vita ai batteri e con la sua leggera azione abrasiva rimuove efficacemente la placca rendendo i denti più bianchi e puliti.
Va ad infiltrarsi negli interstizi dentali e gengivali aiutando una più profonda pulizia.
Aiuta anche a cicatrizzare e sanare eventuali lesioni della bocca.

Come abbiamo potuto vedere poco fa quindi l'argilla sarà la base per il nostro trattamento di pulizia dei denti.

Bicarbonato di sodio:
é una polvere leggermente abrasiva da usare in piccola quantità che aiuta la pulizia dei denti, contrasta la proliferazione batterica/micotica e ripristina il ph basico della bocca.
Questo ingrediente va a completare l'azione dell'argilla superventilata per un trattamento più completo.


Oli essenziali di tea tree, lavanda,rosmarino:
Completano il trattamento ed hanno svariate funzioni benefiche che andiamo ad elencare brevemente:
Tutti e tre gli oli essenziali sono potenti antibatterici ed antimicotici, contrastano la proliferazione dei microrganismi in modo profondo e naturale.
Oltre alle proprietà disinfettanti hanno proprietà toniche, anti infiammatorie, rinfrescanti e calmanti. Vanno a purificare le zone piu remote e difficilmente accessibili della bocca intera durante il normale lavaggio.
Sono quindi degli ingredienti utilissimi ed indispensabili in un trattamento di pulizia dentale completo.


Ingredienti:
  1. Un cucchiaino di argilla verde superventilata
  2. Una punta di cucchiaino di bicarbonato di sodio
  3. 1 goccia di olio essenziale di Tea tree, Lavanda e Rosmarino
  4. Acqua
Uso:

In una ciotola preparare la pasta dentifricia con un cucchiaino di argilla verde, una punta di cucchiaino di bicarbonato di sodio e 1 goccia ciascuno di oli essenziali di tea tree, lavanda e rosmarino. Aggiungere un goccino d'acqua per emulsionare bene e formando una pasta densa e lasciandola da parte per dopo.

Sciacquare per bene la bocca con acqua fredda per una decina di secondi in modo da iniziare ad eliminare residui e preparare la bocca alla pulizia.

Passare quindi il filo interdentale con cura tra tutti i denti in modo da eliminare efficacemente i residui di cibo depositati proprio dove lo spazzolino non arriva.
Finita la pulizia col filo interdentale risciacquiamo per bene con acqua , così facendo i residui non andranno a ridepositarsi tra i denti per poter infine andare a pulire efficacemente col prossimo step.

Lavare bene i denti con il dentifricio ecobiologico senza fluoro per circa 2 minuti, facendo passare per bene le setole tra un dente e l altro.
Con questo primo passo avremo già una buona pulizia dei denti caratterizzata dall'asportazione più profonda della placca .

Risciacquiamo per bene la bocca e passiamo all'ultimo passo:
affondare lo spazzolino nella pasta dentifricia d'argilla preparata precedentemente e spazzolare bene per un minuto buono tutti i denti in modo uniforme insistendo nelle zone solitamente piu trascurate.
Con la restante pasta argillosa sciacquare bene i denti utilizzandola come un colluttorio per 30 secondi.

Lasceremo che l'argilla e gli oli essenziali svolgano al meglio le loro funzioni benefiche senza spazzolare i denti. L'argilla in questo modo va ad assorbire eventuali depositi di batteri, pus ed a risanare la bocca intera, gli oli essenziali dalla loro completano la pulizia andando a disinfettare e rinfrescare tutti gli spazi interdentali trascurati dall'uso del solo spazzolino.

Risciacquiamo per bene almeno due volte in modo da eliminare tutti i residui di argilla dalla bocca.

Sentiremo una bocca pulita profondamente e frescamente aromatizzata dagli oli essenziali. Questa pulizia fa sentire la bocca pulita e sana , con una una vera sensazione di freschezza che dura a lungo.

L'operazione può essere fatta anche una volta alla settimana, non è da usare come trattamento giornaliero in quanto non adatta a tale scopo.

Questo ottimo trattamento non impiega più di 5 minuti per essere preparato ed effettuato.
Va benissimo quindi anche per chi ha poco tempo a disposizione ma non vuole perdersi questa chicca tutta naturale ed efficacissima di mantenimento e cura naturale della bocca.


Tratto da: http://bioecomen.blogspot.com

sabato 6 agosto 2011

I disordini alimentari

La regolazione della fame e della sazietà – obesità e sovrappeso
E’ fuori dubbio che fatti meccanici dipendenti dallo stato in cui si trova lo stomaco, pieno o vuoto, si trasformano in segnali che giungono al cervello. Ma è questo il meccanismo che stimola o inibisce l’assunzione di cibo?
Se fosse questo, persone o animali cui è stato asportato chirurgicamente lo stomaco non dovrebbero percepire la sensazione di fame. Invece sappiamo che non è così. In questi individui la sensazione di fame, pur in assenza dello stomaco, è abbastanza ben conservata.
Nel comportamento alimentare sono coinvolte aree cerebrali e peptidi, con la scoperta nel 1994 della leptina ormone rilasciato dagli adipociti e che comunica lo stato nutrizionale al cervello, essendo i suoi livelli plasmatici correlati alla massa adiposa dell’organismo, si è aperta una fase di ricerca intensa sui meccanismi e sui circuiti cerebrali coinvolti. La leptina riduce l’introito di cibo, aumenta la spesa energetica ed inoltre modula i principali assi neuroendocrini (tiroide, gonadi, surrene).
Negli ultimi anni si è affermato il concetto che il tessuto adiposo rappresenta un vero e proprio organo endocrino, capace di rilasciare, oltre alla leptina, anche altri mediatori chimici che sono peraltro imlpicati nel sovrappeso.
I principali segnalatori chimici che viaggiano nel sangue sono la leptina, l’insulina e la ghrelina. I primi due segnalano la sazietà, l’ultimo la fame. Leptina e insulina vengono rilasciate insieme, una dal tessuto grasso, l’altra dal pancreas endocrino, in conseguenza dell’assunzione di cibo, soprattutto i carboidrati. Leptina e insulina si sorreggono a vicenda: un aumento dell’insulina induce un aumento della leptina, la quale, a sua volta, induce un aumento della produzione di glucosio da parte del fegato, che indurrà un aumento dell’insulina.
Gli obesi hanno alti livelli di leptina e insulina nel sangue. I segnali di sazietà quindi non mancano, però non arrivano dentro il cervello: perche?
Alcuni lavori dimostrano che, con l’aumento del peso, si riducono i recettori cerebrali per la leptina: quindi pur essendoci molta leptina in circolo, ne passa poca al cervello.L’ipotesi che emerge è quella che l’eccesso di leptina e d’insulina, che si accompagna all’aumento rapido di peso, possa provocare una riduzione della capacità di accogliere i segnali di sazietà e di tradurli correttamente all’interno dei neuroni. in definitiva la manomissione del meccanismo automatico di controllo del peso viene dall’aumento rapido del peso e dalla sua stabilizzazione nel tempo, che innesca un circolo vizioso.

Tratto da: sites.google.com/site/masciasabrinabenessere

DIGIUNO CONSAPEVOLE

"Il digiuno non ha mai guarito nessuno e mai potrà farlo, chi pensa che il digiuno guarisca da malattie e disintossichi, oltre che un folle è anche un ciarlatano".
Sono queste le prime frasi che sentì nel 1989, quando partecipai in Inghilterra ad un corso di approfondimento sugli effetti sulla salute della pratica del digiuno. Quelle parole mi destabilizzarono, poiché proprio uno dei più grandi esperti al mondo sul digiuno ne stava confutando gli effetti, attaccando inoltre uno dei capisaldi della Natural Hygiene.
Poi, continuò: "La Ferrari è un mezzo potente e veloce, forse uno dei più veloci per arrivare a Londra, partendo da Liverpool, ma possedere una Ferrari non ci garantisce assolutamente il raggiungimento dell'obiettivo. La Ferrari bisogna saperla guidare! Conoscere profondamente le sue potenzialità, caratteristiche etc., e la Ferrari è solo un mezzo, uno strumento, come lo è il Digiuno. Chi di voi affiderebbe una Ferrari a un ragazzo o ad un neopatentato? Anche il Digiuno è uno strumento, un mezzo che possiamo utilizzare per ottenere risultati; ma non basta la lettura di qualche libro per diventare degli esperti. Se mal gestito, il Digiuno è pericoloso quanto una Ferrari mal guidata”.
Tutto mi si chiarì, avevo sempre pensato che fosse il Digiuno ad essere “terapeutico”, quelle parole invece mi avevano fatto capire che è l’organismo vivente che ha la possibilità di utilizzare un potente strumento qual'è il Digiuno per attuare il proprio processo di disintossicazione.
Il Digiuno è un riposo fisiologico che può essere uno strumento molto potente, ma che può anche avere effetti deleteri per l’organismo: per raggiungere l’obiettivo prefissato evitando pericolose conseguenze, è necessario che sia affrontato con competenza e possibilmente con l’ausilio di un professionista.
Nel 1984, innamorato degli scritti di H. Shelton, sperimentai il digiuno per 30 giorni, da allora pratico un giorno di digiuno la settimana. - Dr Cocca
"Anche gli stolti sanno digiunare, è nella rialimentazione che ci vuole competenza". Gandhi


IL DIGIUNO E’ UN RIPOSO FISIOLOGICO


Riposo FisiologicoCosi come le piante nei mesi invernali perdono le foglie, la linfa non circola più ed il metabolismo cessa, per preparare il rinnovamento che apparirà in primavera, anche molti animali vanno in letargo.
Tutti noi abbiamo osservato che quando un animale è malato, smette di mangiare e si accovaccia in un luogo riparato per riposare, anche per parecchi giorni, fino a quando il proprio corpo dall'interno e senza nessun intervento esterno lo guarisce.
Grazie a questo principio già enunciato da Ippocrate "VIS MEDICATRIX NATURAE" e riconfermato da Paracelso "La natura è un grande medico e questo medico l'uomo lo porta in sé". Il Dr. Shelton riuscì a guarire, con digiuni che andavano dai 21 ai 42 giorni, paralisi, allergie, artriti, schizofrenia, calcolosi e malattie epatiche, ma anche sclerosi a placche, leucemie e tumori.
Il punto critico di questa terapia risiede nel saper distinguere il momento in cui si passa dalla fase dell'autolisi (il corpo si nutre prelevando le proprie riserve: grassi, cisti, pus, cellule morte, etc.) alla fase dell'inanizione (crisi irreversibile che conduce alla morte).
A tale proposito è opportuno smentire quanto viene sostenuto in molti testi in auge negli anni cinquanta e sessanta nelle Università italiane, tuttora accreditati da molti illustri personaggi dei mondo accademico, cioè che durante il Digiuno, specie se prolungato, le cellule nobili dell'organismo, tra le quali quelle cerebrali, vengono danneggiate irreparabilmente.
Il Dr. Shelton ha seguito, fino alla remissione della malattia, digiuni della durata di 60 - 90 e 120 giorni.
Oggi esistono molti studi scientifici, uno per tutti quello sulla fisiologia di Yeo, che mostra le perdite subite dall'organismo, in caso di privazione di cibo fino alla morte, da questi studi si rivelano perdite progressive in queste percentuali: grassi 97%; muscoli 30%; fegato 56%; milza 63%; sangue 17%; centri nervosi 0%.
Un'ampia e documentata osservazione fisiologica, oltre che una bibliografia vasta ed omogenea, indicano chiaramente quando il paziente sta passando dall'autolisi all'inanizione.
La Digiunoterapia, praticata in centri appositi, consente il continuo monitoraggio del paziente, per questo motivo riteniamo che sia giunto il momento di regolamentare la digiunoterapia come pratica medica, al fine di garantire i pazienti e i medici che intendano avvalersi di questa pratica naturale e ultra millenaria.

DEFINIZIONE DI DIGIUNO


Penso che il Digiuno sia uno di quei processi di cui si ritiene di sapere molto, ma "in realtà" c’è molta confusione, rendendolo così una pratica poco conosciuta e diffusa. Tant’è che avrei voluto scrivere un libro intitolato: “Quasi Tutto quello che conosciamo su digiuno è falso”.
Digiuno tra i pastiAd esempio: un gran numero di persone pensa di non aver mai digiunato nella propria vita, ma qualcuno ricorda di aver saltato qualche pasto…? In realtà, tutti noi digiuniamo. Durante il giorno digiuniamo per la maggior parte del tempo; la notte, durante il sonno, digiuniamo anche 6/8 ore di seguito. La verità è che la maggior parte delle persone interrompe il Digiuno durante la giornata solo 3/5 volte per i pasti o spuntini.
Ci sono poi coloro che interrompono il digiuno più frequentemente e con grandi quantità di cibo ma, paradossalmente, a volte si ritrovano con meno energie e più “zavorra” nell’organismo.
Quindi, riprendo la definizione che venne data ad un congresso: “Il digiuno è l’intervallo tra un pasto e l’altro”.
Ma il digiuno è da considerarsi una pratica (utilizzata sin dalla notte dei tempi) per ottenere risultati sul piano mentale e fisico, ma anche emotivo e spirituale.

PERCHE' DIGIUNARE? (DISINTOSSICARSI - TOSSIEMIA)


digiuno_terapiaGli igienisti sostengono che il digiuno è il mezzo che il corpo utilizza per liberarsi dai tessuti malati, dagli eccessi alimentari e dagli accumuli di scorie e tossine.
Analizziamo cosa succede al corpo durante il periodo di digiuno, partendo dalla nozione di metabolismo. Il metabolismo è il complesso delle reazioni chimiche e fisiche che avvengono in un organismo (o in una sua parte) e si divide in due insiemi di processi:
  • anabolismo, che produce molecole complesse a partire da molecole più semplici - costruzione;
  • catabolismo, che comporta la degradazione di molecole complesse in molecole più semplici - distruzione.
L'attività metabolica produce continuamente scorie che eliminiamo attraverso gli organi escretori (reni, fegato, intestini, pelle, e vie respiratorie etc.).
In ogni organismo vivente il cibo, dopo essere stato digerito, viene assimilato dalle cellule, che in seguito eliminano le scorie metaboliche (cataboliti).
Molte sono le energie che il nostro corpo impegna per la digestione, per cui mangiando in continuazione e male, al nostro organismo restano poche energie a disposizione per eliminare tutte le scorie prodotte dall'attività catabolica e digestiva; tali scorie quindi si accumulano e producono una condizione di tossiemia (per le altre cause che determinano una diminuzione delle energie leggere “tossiemia e salute”).
Durante il digiuno, l'apparato digerente riposa, cosicché buona parte delle energie dell'organismo possono essere utilizzate per lo smaltimento dei “rifiuti”, ossia delle ''tossine''.
Non assumendo cibo dall'esterno, il corpo si nutre delle proprie riserve, innescando un processo chiamato autolisi (digestione dei propri tessuti). L’autolisi è sempre guidata dalla nostra meravigliosa Vis Medicatrix Naturae (intelligenza somatica): i tessuti sono persi o consumati in ragione inversa alla loro utilità. E' metabolizzato per primo il glicogeno epatico, poi il tessuto adiposo, vengono riassorbiti tessuti anormali (cisti, tumori, ascessi, cellulite, edemi, trombi, etc.). I centri nervosi e le strutture indispensabili alla vita sono intaccati quando subentra l' inedia o fame acuta, cioè quando sono finite tutte le riserve metaboliche.

BENEFICI DEL DIGIUNO CONSAPEVOLE

Digiuno TerapipaCon il Digiuno Consapevole (o con il semi-digiuno, solo raw food), la natura tramite l'energia vitale, ristabilisce nell'organismo l'ordine fisiologico che si era perduto.
Ecco i vantaggi del Digiuno, in quanto riposo fisiologico secondo la natural hygiene:
1) svuota il canale alimentare e lo libera dalle tossine e dal materiale intestinale
2) favorisce il riposo degli organi.
3) permette agli organi preposti all'eliminazione delle tossine di terminare e completare il lavoro di disintossicazione, e ne favorisce le funzioni.
4) favorisce la disintegrazione e il riassorbimento di grasso, tessuti malati, cisti, tumori, ascessi.
5) ringiovanisce le cellule e i tessuti (H.M. Shelton, caposcuola della digiuno terapia diceva: “la pelle diventa più giovane, gli occhi si schiariscono e diventano più brillanti, l'aspetto è più giovane”)
6) fortifica e chiarifica lo spirito.
7) migliora le funzioni di tutto l'organismo


Controindicazioni
I casi in cui il  digiuno è da escludere tassativamente sono molto pochi. Uno di questi è la carenza nutritiva reale, anche se rara nella nostra società. Altri casi in cui evitare il digiuno:
  • denutrizione da carenza alimentare
  • magrezza estrema
  • paura ossessiva (evitare assolutramente)
  • essere stati sottoposti a un trapianto
  • assunzione di molti farmaci
  • gravidanza e allattamento (controindicazioni relative)
  • soffrire di insufficienza renale o di insufficienza epatica
  • soffrire di gravi problemi cardiaci
L'esperto può valutare caso per caso a secondo della propria esperienza, la regola generale è che
il digiuno é controindicato alle persone che devono digiunare per guarire.
Il digiuno può essere vissuto solo come scelta e desiderio consapevole. Imposizioni, costrizioni o conflitti sono una controindicazione assoluta..

STORIA DEL DIGIUNO

gandhiIl Digiuno è stato nel passato molto usato nelle lotte chiamate “non violente” per fini politici, e ancora oggi qualche politico zelante vi ricorre. Gandhi lo ha utilizzato nella sua opera di purificazione e liberazione dell’India. Era un profondo conoscitore degli effetti del Digiuno sull’organismo. In Italia è stato utilizzato molto dai Radicali… anche se più che digiuno erano diete a base di cappuccini.

Esiste lo sciopero della fame, che anche se tecnicamente si può considerare un digiuno, non è sicuramente una pratica mistica o salutistica; chi lo effettua, spesso lo vive in preda a stati d’animo non salutari, come impotenza, rabbia, collera, agitazione.
Nella pratica del digiuno, invece l’ambiente esterno, ha una grande importanza (per questo motivo organizziamo i nostri soggiorni in luoghi tranquilli e rilassanti), quindi è facile immaginare come molte volte le prigioni non siano il posto più indicato per cimentarsi in quest’esperienza.
Alla fine del 1800, nasce lo strano mestiere del digiunatore professionista: persone che intraprendono digiuni più o meno lunghi, suscitando curiosità ed esibendosi a pagamento.
Tra questi ricordiamo gli italiani Merlatti, che si esibì anche a Parigi con un digiuno di 50 giorni, e Succi i cui “spettacoli di digiuno” variavano da 16 a 46 giorni. Succi fu anche attentamente studiato dal dott.Luciani di Firenze, professore di fisiologia ed famoso studioso di alimentazione umana.
Ricordiamo infine l'illusionista americano David Blaine, che nel 2003 rimase esposto in una scatola di plexiglas a Londra digiunando per 44 giorni.

CONCLUSIONI

Ricordare sempre che il digiuno è un mezzo, uno strumento. Da solo, oltre che inutile, può essere anche pericoloso. E’ una pratica che richiede competenza e va vissuto nel giusto contesto, armonioso e familiare, nelle corrette condizioni psicologiche.
Riprendendo la metafora della Ferrari, è importante valutare se il digiuno è lo strumento più adatto nella situazione che si sta attraversando: userò un mezzo potente e veloce per lunghi spostamenti, un’utilitaria per districarmi nel traffico, per superare una montagna volerò con un aereo o un elicottero, e via dicendo. Quindi, va da sé che una persona denutrita sicuramente NON troverà giovamento nel digiuno come strumento per recuperare la salute ottimale; se in questo caso vi è un conflitto emotivo, altri strumenti o mezzi potranno essere più efficaci… ricordando che è sempre comunque bene affidarsi ad un competente professionista.

tratto da: www.vivocrudo.it


venerdì 5 agosto 2011

I pericoli del consumo di cibo OGM

Tempo fa avevo scritto un post sui cibi geneticamente modificati e sul fatto che molte volte ne siamo consumatori inconsapevoli. E’ arrivato adesso il momento invece di investigare cosa succede nel nostro corpo quando mangiamo prodotti OGM, e la faccenda non è per nulla rassicurante. Un articolo pubblicato su Alliance For Natural Health dice che il cibo OGM altera il nostro sistema digestivo e che non è stata fatta assolutamente abbastanza ricerca sulle potenziali ripercussioni negative del consumo di questo tipo di prodotti.
Pare infatti che ci sia stato finora solo uno studio sugli effetti che il cibo geneticamente modificato ha sull’essere umano, cosa assurda a mio parere se si tiene in considerazione la sua vasta diffusione. I risultati di quest’unica ricerca hanno confermato che il materiale genetico inserito nelle colture OGM si trasferisce nel DNA dei batteri che popolano il nostro intestino, continuando a produrre proteine geneticamente modificate anche quando decidiamo di non consumare più prodotti OGM.
L’Institute for Responsible Technology fa notare che il processo di mutazione genetica è più pericoloso di quanto probabilmente siamo portati a pensare. Bisogna sapere infatti che questa tecnica può causare mutazioni in centinaia di punti differenti del DNA in tutto il corpo, distruggendo alcuni geni naturali e ’spegnendone’ o ‘accendendone’ altri permanentemente.
Di conseguenza non solo una grossa quantità di materiale genetico originale cambia il suo comportamento naturale, ma il gene inserito artificialmente - se danneggiato o se si riarrangia inaspettatamente - può provocare allergie e facilitare lo sviluppo di malattie. Addirittura pare che da quando è stato introdotta la soia OGM nel mercato statunitense ed inglese, i casi di allergia sono stati quasi il doppio di quelli rilevati in precedenza.
C’è anche un’altra questione da tenere in considerazione: se il gene antibiotico usato nella maggior parte delle colture OGM si dovesse trasferire nel nostro intestino, potrebbe comportare la diffusione di malattie resistenti appunto agli antibiotici. Inoltre quando le tossine del Bacillus thuringiensis - inserite negli OGM per uccidere i parassiti - raggiungono il flusso sanguigno, trasformano i batteri dell’intestino in piccole fabbriche di pesticidi. Pare che la maggior parte delle donne e dei feti al momento sia già stata esposta a queste tossine a causa del consumo di carne, latte e uova che provengono da animali foraggiati con alimenti OGM.
Il problema più comune causato dal consumo di prodotti OGM pare essere quindi l’infiammazione cronica dell’intestino, in quanto il materiale geneticamente modificato interferisce con il naturale processo di assorbimento delle sostanze nutritive e la produzione degli enzimi necessari per una digestione salutare. Altre ripercussioni sono legate al fatto che una grossa quantità del nostro DNA è il frutto di un trasferimento di DNA virale accaduto più di 40 milioni di anni fa, ed un ulteriore trasferimento potrebbe causare mutazioni che si manifestano con problemi di tipo psichiatrico.
Uno dei primi scienziati a sollevare la questione dei potenziali pericoli del cibo OGM fu George Wald - premio Nobel per la Medicina nel 1967 - che dichiarò in passato:
“A causa della tecnologia che permette di ricombinare il DNA, la nostra società deve affrontare oggi dei problemi mai visti prima sia nella storia della scienza, sia nella vita sul pianeta Terra in generale. Ci sono adesso delle proteine che nel giro di una notte, si associano in combinazioni differenti con conseguenze imprevedibili sia per l’organismo ospitante, sia per quelli vicini. Continuare in questa direzione non solo sarebbe poco saggio, ma anche pericoloso. Potenzialmente, potrebbe generare nuove malattie nelle specie animali e vegetali, nuove forme di cancro e nuove epidemie”.
E con i prezzi dei prodotti bio alle stelle e comunque con la poca chiarezza sul fronte dell’obbligo di evidenziare anche l’uso di ingredienti geneticamente modificati in modo indiretto, la situazione al momento non sembra delle più allegre.

Tratto da: Alliance For Natural Health

Le canarie sono state colpite da ben 750 terremoti in una settimana

La settimana scorsa ben 720 terremoti sono stati registrati sull'isolotto di El Hierro, la più piccola delle isole Canarie. Lo sciame tellurico ha spinto il Governo delle Canarie a convocare la prima riunione del comitato direttivo preposto al monitoraggio vulcanico. La protezione civile è stata messa in allerta a causa del rischio vulcanico dovuto all'anomalo aumento dell'attività sismica.
Il National Geographic Institute (IGN) e l'Istituto Vulcanologico delle Isole Canarie continuano a registrare decine di terremoti, di dimensioni comprese tra 1 e 3 gradi della scala Richter, ogni giorno. La maggior parte dei terremoti sono stati registrati a una profondità compresa tra 5 km e 15 km.
Secondo Actualidad Volcánica de Canarias (AVCAN), la stragrande maggioranza delle scosse sono state registrate nel nord-ovest dei 278,5 chilometri quadrati dell'isola, a El Golfo. In quella posizione 50,000 anni fa una grossa frana generò un tsunami che raggiunse i 100 metri d'altezza.

In una trasmissione del programma Horizon della BBC del 12 ottobre 2000, due geologi (Day e McGuire) hanno ipotizzato che una futura eruzione potrebbe causare il cedimento del fianco occidentale della Cumbre Vieja, con una massa di circa 1.5 x1015 kg.
Se la montagna scivolasse in mare potrebbe potenzialmente generare un'onda gigante che si potrebbe benissimo definire un "megatsunami" alto circa 650-900 metri. L'onda si propagherebbe attraverso l'Atlantico fino a inondare il litorale orientale del Nord America, compresi gli Stati Uniti, i Caraibi e le coste settentrionali del Sud America.
Si stima che lo tsunami, con onde alte oltre i 49 metri, provocherebbe enormi devastazioni lungo le coste. Alcuni modelli di calcolo suggeriscono che lo tsunami potrebbe propagarsi fino a 25 km (16 miglia) nell'entroterra delle coste del continente americano, a seconda della topografia.

Fonte: irishweatheronline.com / Traduzione riassuntiva e adattamento linguistico a cura di: Edoardo Capuano

Gli effetti tossici della Tachipirina

E uscita la notizia che svela un altro effetto indesiderato del paracetamolo (principio attivo della famosa Tachipirina o dell’Efferalgan): “Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini. La scoperta principale - ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio - è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilità in più di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare i sintomi come l'asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo”.

COMMENTO DEL DR. ROBERTO GAVA: In realtà, la notizia è tutt’altro che nuova e non solo per il recentissimo studio del The New Zealand Asthma and Allergy Cohort Study Group pubblicato da Wickens e Colleghi lo scorso settembre 2010 nella rivista Clinical & Experimental Allergy e neppure per lo studio del prof. Beasley e Colleghi del Medical Research Institute (sempre Nuova Zelanda) pubblicato nel settembre 2008 dalla prestigiosa rivista The Lancet. Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.
Infatti, gli effetti tossici del paracetamolo (che comunque non è un antinfiammatorio, ma solo un antipiretico-analgesico) sono ampiamente noti da decenni.
In un libro di farmacologia (“L’Annuario dei Farmaci”) che ho pubblicato quasi 20 anni fa con la Casa Editrice Piccin Nuova Libraria (un libro di più di 2000 pagine che raccoglie gli effetti farmacologici di tutti i principi attivi in commercio nel nostro Paese), scrivevo: “Alle dosi terapeutiche, i più comuni effetti del paracetamolo sono: alterazioni ematologiche, vertigini, sonnolenza, difficoltà di accomodazione, secchezza orale, nausea, vomito, … fenomeni allergici (glossite, orticaria, prurito, arrossamento cutaneo, porpora trombocitopenica, broncospasmo) … Il paracetamolo possiede anche un’elevata tossicità acuta dose-dipendente. I danni sono principalmente epatici … con ittero ed emorragie, ma si può avere anche la progressione verso l’encefalopatia, il coma e la morte. … Ci possono essere pure insufficienza renale con necrosi tubulare acuta, aritmie cardiache, agranulocitosi, anemia emolitica, pancitopenia, …”. Quello che è più importante, però, è un altro punto. Poco più avanti, in quello stesso libro ho infatti scritto:
“L’effetto epatotossico è esplicato da un metabolita del paracetamolo (l’N-acetil-p-benzochinone) che viene neutralizzato da un sistema epatico glutatione-dipendente. Dopo che le scorte intraepatotocitarie di glutatione si sono esaurite, il metabolita si lega con le proteine del citosol epatocitario (circa 10 ore dopo l’assunzione del farmaco) e svolge la sua azione epatotossica”.
La terapia consta della somministrazione (entro le 10 ore) di acetilcisteina endovena, metionina per bocca o, meglio, glutatione per via parenterale (im o ev).
Qual è il problema? Il problema è che il paracetamolo è un potente farmaco ossidante e consuma le scorte del nostro più importante antiossidante: IL GLUTATIONE! E per di più, quando il glutatione scarseggia, il paracetamolo svolge la sua potente azione epatossica … ma non solo questa.
Ebbene, pensate che:
- Il paracetamolo viene consigliato anche ai bambini piccoli e ai neonati, pur sapendo che i bambini (e i neonati in particolare) sono poveri di sostanze antiossidanti (come il glutatione).
- Sappiamo che la cisteina (aminoacido essenziale per permettere la produzione di glutatione da parte del fegato e del cervello) viene sintetizzata per azione dell’enzima metionina-sintetasi e sappiamo che il mercurio contenuto nei vaccini blocca l’attivazione di questo enzima con la conseguenza che è più facile che si alteri lo sviluppo cerebrale e si incrementi l’incidenza di autismo e del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), due patologie che oggi stanno diventando molto comuni.
- È dimostrato che i bambini autistici hanno il 20% di livelli più bassi di cisteina e il 54% di livelli più bassi di glutatione e questo compromette la loro capacità di detossificarsi e di espellere i metalli come il mercurio (sia alimentare che quello somministrato con i vaccini pediatrici). Questi bambini non dovrebbero mai assumere il paracetamolo, almeno nei primi anni di vita … ma chi sa individuare questi bambini senza eseguire esami adeguati?
- Sappiamo che il mercurio vaccinale non viene facilmente escreto dai bambini sotto i sei mesi di vita (perché viene escreto per via biliare e il fegato del neonato è ancora immaturo).
- È dimostrato che il mercurio entra molto facilmente (e si accumula) nei tessuti cerebrali del bambino, dato che la barriera ematoencefalica è più recettiva. Inoltre, i composti mercuriali alterano, e a dosi elevate bloccano, la mitosi cellulare (danno molto grave specie per il cervello e in età pediatrica, quando il cervello dovrebbe avere un grande sviluppo).
- Se uno si aggiorna, sa che studi scientifici pubblicati nel 2008 e nel 2009 hanno dimostrato che l’assunzione di paracetamolo aumenta la probabilità dei bambini piccoli di ammalarsi di autismo.
Eppure, il paracetamolo viene consigliato tutt’oggi dai Servizi di Igiene Pubblica subito dopo ogni vaccinazione dei neonati, addirittura prima che possano sviluppare la febbre o qualche malessere … Forse si vogliono tranquillizzare le madri che così si accorgono meno dei danni da vaccini, perché questo farmaco blocca molte reazioni iniziali? Ma agendo in questo modo si impoverisce l’organismo di glutatione e si facilitano ancor di più i danni da vaccini nei soggetti che, a nostra insaputa, ne sono particolarmente predisposti!

Cosa si deve allora fare?
1) IL PRIMO CONSIGLIO è quello di non somministrare paracetamolo (almeno abitualmente o come prima scelta) a bambini piccoli, specie se nati immaturi, se hanno assunto farmaci in modo prolungato e se sono stati vaccinati da meno di un mese (ho seguito personalmente il caso di un bambino di pochi mesi, morto nel sonno 26 giorni dopo la vaccinazione, che aveva assunto Tachipirina per una febbre improvvisa solo 3 ore prima del decesso).

2) IL SECONDO CONSIGLIO è di non vaccinare bambini sotto i 2 anni di età e in ogni caso di non accettare più di uno (massimo due) vaccini per volta.
3) IL TERZO CONSIGLIO è che, se proprio si vogliono fare le vaccinazioni pediatriche del primo anno di vita (perché non si è stati capaci di gestire la paura che la propaganda pro-vaccini inculca tanto magistralmente quanto falsamente), si eseguano al bambino, prima della vaccinazione, degli esami ematochimici per capire quant’è la sua capacità antiossidante, quanto è maturo il suo sistema immunitario e quanto funziona la capacità disintossicante del suo fegato.

4) IL QUARTO CONSIGLIO è di cercare un Medico aperto a queste “nuove” conoscenze, dotato di molta Sapienza e Buon Senso, meglio ancora se pratico di Medicina Naturale e di Omeopatia in particolare, che sappia aiutare i genitori ad aumentare le difese aspecifiche di loro figlio e che sappia eventualmente gestire le patologie dei primi anni di vita prima di tutto con trattamenti naturali, tra i quali l’Omeopatia è sicuramente la regina, e poi, se proprio serve, con dosi ben ponderate e personalizzate di farmaci chimici.

5) COME QUINTO CONSIGLIO raccomando ai genitori di approfondire le loro conoscenze di Igiene di Vita e in particolare di Igiene Alimentare: non potete immaginare quante patologie e quanti problemi infantili e adolescenziali si risolverebbero se i nostri bambini mangiassero e vivessero meglio!
Conclusione:
Se l’Industria Farmaceutica guadagna sempre di più è anche a causa della nostra ignoranza. Le conoscenze le abbiamo, ma non possiamo più attendere che siano lo Stato o la Medicina Ufficiale a comunicarcele: oggi ognuno deve darsi da fare e cercare di proteggere la salute propria e quella dei suoi cari. Spesso, nelle relazioni che tengo a qualche convegno sono solito proiettare alla fine questa frase:“La salute è un prezioso patrimonio, nostro e dei nostri figli: non possiamo metterla nelle mani dell’Industria Farmaceutica o degli attuali Enti Governativi … molto probabilmente, chi lo farà la perderà!”.

DR. ROBERTO GAVA

Autore: Roberto Gava / Tratto da www.informasalus.it /

Pesticidi in frutta e verdura: una guida per la spesa

Frutta e verdura sono considerati ingredienti fondamentali di un corretto regime alimentare. Il problema è però che tali alimenti contengono spesso alti livelli di pesticidi, nocivi per la salute umana. Frutta e verdura “per fare davvero bene dovrebbe essere biologica”, spiegano gli esperti dell’EWG, l’Environmental Working Group che anno stilato un elenco dei prodotti più 'avvelenati' basandosi dai dati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti e l’FDA.

A dispetto del celebre proverbio che recita “una mela al giorno leva il medico di torno”, questo frutto si piazza al primo posto della classifica degli alimenti 'avvelenati'.

“Abbiamo scoperto che quasi ogni mela campione, il 98 per cento, aveva residui di pesticidi. E si tratta di un accumulo di 48 pesticidi diversi – ha spiegato Sonya Lunder, analista senior EWG – Quello che pensiamo sia accaduto in questo caso è che per le mele i maggiori pesticidi e fungicidi sono stati applicati dopo il raccolto in modo che il frutto possa avere una lunga durata di conservazione. I pesticidi poi potrebbero essere presenti anche in piccole quantità, ma non conosciamo gli effetti a breve e lungo termine” sulla salute umana.

Al fine di ridurre la nostra esposizione ad alimenti contenenti tali sostanze, gli esperti dell'  Environmental Working Group hanno stilato una lista dei vegetali 'sporchi' e viceversa una di quelli 'puliti'.

Ecco quindi la classifica dei 'cattivi':

1.Mele
2. Sedano
3. Fragole
4. Pesche
5. Spinaci
6. Nettarine (importate)
7. Uve (importate)
8. Peperoni dolci
9. Patate
10. Mirtilli (nazionali)
11. Lattuga
12. Cavoli verdi

… e quella dei 'buoni'

1. Cipolle
2. Mais dolce
3. Ananas
4. Avocado
5. Asparagi
6. Piselli
7. Mango
8. Melanzane
9. Melone (nazionale)
10. Kiwi
11. Cavolo
12. Anguria
13. Patate dolci
14. Pompelmo
15. Funghi

Tratto da http://www.informasalus.it di Alessia Ferla

Scoperti nel latte prodotti chimici

Analgesici, antibiotici e ormoni della crescita. Ecco cosa si trova in un bicchiere di latte. A rivelare quest'inquietante realtà è una ricerca condotta da alcuni scienziati dell'Università di Jaen in Spagna e pubblicata sul Journal of Agricultural and Food Chemistry.

I ricercatori hanno scoperto che una certa quantità di composti chimici usati per curare animali, come capre e mucche, si ritrovano anche nel latte venduto e consumato quotidianamente. Sebbene si tratti di quantità troppo piccole per avere effetti sulla salute, lo studio mostra che i composti chimici creati dall'uomo risiedono ormai stabilmente in tutta la catena alimentare.

In particolare le più elevate quantità di 'medicinali' sono stati rinvenuti nel latte di mucca. Gli scienziati sostengono che queste sostanze possono essere somministrate direttamente agli animali per farli crescere meglio o potrebbero essere entrate nella loro alimentazione indirettamente in seguito ad una contaminazione ambientale.  Il latte prelevato per gli esami da 20 mucche di Spagna e Marocco conteneva tracce di sostanze antinfiammatorie, come acido niflumico, mefenamico e chetoprofene, comuni analgesici utilizzati per animali e persone. È stata riscontrata inoltre la presenza di ormoni sessuali estrogeni.

La nostra metodologia di test – ha affermato Evaristo Ballesteros, che ha coordinato il gruppo di ricerca – è altamente sensibile e fornirà un sistema molto più efficace per determinare la presenza di questo tipo di contaminanti nel latte e in altri prodotti. In un momento in cui il controllo della qualità del cibo è fondamentale”.

http://www.informasalus.it/it/autori/redazione-informasalus.php

Maria Montessori: dalla parte dei bambini

«Il bambino come personalità importante in se stessa - e che ha bisogni diversi dall'adulto da soddisfare, per raggiungere le altissime finalità della vita - non fu mai considerato. Il bambino come uomo che lavora, come vittima che soffre, come compagno migliore di noi, che ci sostiene nel cammino della vita, è una figura ancora sconosciuta. Su di essa esiste una pagina bianca nella storia dell'umanità. È questa pagina bianca che noi vogliamo incominciare a riempire».
Questo scriveva Maria Montessori quando ormai il Metodo di educare, che portava il suo nome per distinguerlo dai tanti altri tentativi di creare nuove forme di scuole, era diffuso in tutto il mondo. Prima donna laureatasi in medicina dopo l'unità d'Italia, nel 1896, aveva lavorato come assistente presso la clinica psichiatrica dell'università, occupandosi di bambini "anormali" come li chiamava. Con la Montessori molte regole dell'educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali venivano trattati con rispetto ed erano organizzate per loro delle attività didattiche. Dovevano imparare a prendersi cura di se stessi ed erano incoraggiati a prendere decisioni autonome.

Nel 1907 fonda a Roma la prima casa dei bambini, destinata non più ai bambini ritardati ma ai figli degli abitanti del quartiere San Lorenzo. Si tratta di una casa speciale, non costruita per i bambini, ma una casa dei bambini. L'intero arredamento della casa è progettato e proporzionato alle possibilità del bambino. In questo ambiente il bambino interagisce attivamente con il materiale proposto, mostrandosi concentrato, creativo e volenteroso. Il bambino trova un ambiente per potersi esprimere in maniera originale e allo stesso tempo apprende gli aspetti fondamentali della vita comunitaria. La Montessori definisce il bambino come un embrione spirituale nel quale lo sviluppo psichico si associa allo sviluppo biologico. Nello sviluppo psichico sono presenti dei periodi sensitivi, definiti nebule, cioè periodi specifici in cui si sviluppano particolari capacità.
Le fasi di sviluppo sono così delineate:
dai 0 ai 3 anni: il bambino ha una mente assorbente, la sua intelligenza opera inconsciamente assorbendo ogni dato ambientale. In questa fase si formano le strutture essenziali della personalità;
- dai 3 ai 6 anni: fase in cui inizia l'educazione prescolastica. Alla mente assorbente si associa la mente cosciente. Il bambino sembra ora avere la necessità di organizzare logicamente i contenuti mentali assorbiti.
Il Metodo non ebbe da noi la fortuna che ebbe altrove, soprattutto nei paesi anglosassoni. La sua fama arrivò fulmineamente in America, dove le traduzioni dei suoi scritti si esaurirono in pochi giorni. Presto seguiranno le edizioni francese, tedesca, polacca e russa, e ancora giapponese, rumena, irlandese, spagnola e olandese, infine danese. Negli anni Venti, in Inghilterra, si contendeva la fama con Guglielmo Marconi. E in Italia?

I riconoscimenti non le mancarono, ma tra molte ostilità. Il suo modello pedagogico derivava dall'osservazione diretta dei bambini, non da consolidate correnti di pensiero. Alle obiezioni della pedagogia idealistica s'aggiunse più tardi l'ostilità della Chiesa cattolica. Anche il contrastato rapporto con Mussolini non fu d'aiuto. «Una gran rompiscatole!», sbotterà lui negli anni Trenta. La Grande maestra riparò altrove, tra Spagna, India e Olanda. La morte la raggiungerà nel 1952 in un piccolo villaggio davanti al Mare del Nord. Il dopoguerra, in Italia, fu prodigo di omaggi, ma alla fama della protagonista non si accompagnò una reale diffusione del Metodo, partito da un borgo popolare e rimasto sempre appannaggio d'una élite.
 di Silvia Gregory       -   Fonte: Il Granulo

Tratto da: http://www.informasalus.it

"Cibi crudi o cotti? Che differenza passa per il nostro corpo"

 





I cibi crudi sono più vitali e nutrienti di quelli cotti.

Un bel boccone di pesce alla griglia, ben cotto, o una forchettata di spaghetti fumanti finisce fra le nostre “fauci” con immenso godimento. Il nostro corpo, però, a quanto pare non trae uguale piacere. Mentre mastichiamo soddisfatti, qualcosa si scatena nell’organismo: migliaia di globuli bianchi, i “soldatini” del sistema immunitario umano, accorrono in massa contro il “nemico”.
Il nemico può essere anche un pezzo di pane, o una fetta di torta, un piatto di riso, o un hamburger, insomma un qualsiasi alimento che ha subito il processo di cottura.

Ma perché la nostra perfetta macchina di difesa si mette in moto?
Ad ogni ingestione di tali alimenti, il nostro organismo reagisce con un’iper-produzione di leucociti (detta “leucocitosi”), perché considera “innaturale” e “pericolosa” ogni materia vivente sottoposta a quella radicale trasformazione molecolare che avviene con la cottura.

Una mela, una carota o qualsiasi altro vegetale o frutto crudo sono invece accettati senza la reazione immunitaria dei globuli bianchi, che provocano ogni volta un enorme dispendio di energie vitali.
A fare questa importantissima scoperta fu il Dottor Kouchakoff, medico di Losanna, che, dopo venticinque anni di sperimentazioni su migliaia di persone e su sé stesso, nel 1937 pubblicò il risultato delle sue ricerche nel saggio Nouvelles lois de alimentation humaine, basees sur la leucocytose digestive.

Parallelamente a Kouchakoff, il medico italiano C. Lusignani, dell’Università di Parma, nel 1924 aveva già pubblicato un prezioso lavoro sulla leucocitosi digestiva, arrivando a conclusioni simili.
In effetti, Lusignani si era occupato del meccanismo fisiologico che innesca o sospende la leucocitosi digestiva, dimostrando che le variazioni leucocitarie successive all’ingestione dell’alimento sono dovute a meccanismi nervosi centrali e periferici che, regolando il calibro vasale, determinano, attraverso fenomeni di vasocostrizione o di vasodilatazione, l’aumento o la diminuzione dei leucociti.
I globuli bianchi, in sostanza, “programmati” per difendere da corpi estranei a noi dannosi, aumentano di numero in caso d’ingestione di cibi cotti. Al contrario, il nostro organismo reagisce con un rilassamento delle pareti vasali (e una conseguente diminuzione dei globuli bianchi, o leucopenia) in caso d’ingestione di cibo crudo, non considerato dannoso dall’ “intelligenza del corpo”.
Come dice il prof. Businco, dell’Università di Roma, “la vita è cruda, perché tutti i processi biologici si svolgono in ambiente naturale, nei limiti della temperatura alla quale le cellule e i tessuti svolgono le loro attività vitali”.

Il corpo sa riconoscere ancora perfettamente, dopo alcuni millenni di “deviazione alimentare”, i cibi “vivi" (quelli che gli consentono di mantenere integro il suo capitale di “vitalità”) da quelli “morti”.
“Vivi” sono gli alimenti crudi, che conservano intatto il loro corredo di “fattori vitali”: vitamine, proteine, sali minerali, enzimi, ormoni, essenze volatili, antiossidanti naturali, biostimoline, complessi antibiotici, ecc.
Alimenti “morti”, invece, non sono solo i cadaveri di altri animali, ma anche le verdure, la frutta e i cereali cotti. Tutti i cibi (fatti di materia organica, come noi), se sottoposti ad elevate temperature (come quelle che usiamo per friggere, arrostire, bollire, ecc.) subiscono trasformazioni chimiche irreversibili.

Le proteine, ad esempio, hanno un decadimento del loro valore biologico, dovuto alla distruzione parziale (e a volte totale) degli aminoacidi essenziali. La bollitura, in particolare, provoca l’idrolizzazione dei composti proteici e la susseguente dispersione nel mezzo liquido. Se poi la cottura avviene mediante arrostimento o tostatura, le proteine si denaturano, producendo sostanze tossiche da piroscissione, alcune delle quali notoriamente cancerogene (il benzopirene, il benzoantracene, il perilene, ecc.). Attenti dunque al famigerato barbecue e al caffè (i cui grani, prima di essere macinati, sono tostati).
Altre “vittime eccellenti” della cottura-killer sono le vitamine, che ad alte temperature vengono per la maggior parte denaturate o distrutte irrimediabilmente. La clorofilla, linfa vitale delle piante verdi, subisce invece la degradazione a feofitina, di colore bruniccio, assolutamente inutilizzabile dall’organismo.

Cuocere non significa quindi rendere più digeribile un alimento, perché, come abbiamo visto, durante questo processo i composti proteici iniziano a flocculare già a 60 gradi e finiscono per coagulare del tutto a temperature maggiori, essendo inattaccabili dai succhi gastrici.
Ma, allora, i presunti vantaggi della cottura? Ad un attento esame, non ce ne sono. È pur vero che gli alimenti cotti si prestano di più a manipolazioni e all’aggiunta di condimenti “ricchi” o speziati (proprio perché hanno perso il loro sapore iniziale), ma ciò travalica dalle giuste necessità nutrizionali e appartiene al campo di quelle “distorsioni del gusto”, indotte dalla “civilizzazione”.
Dopo aver rivelato cosa succede nel nostro organismo ogni qualvolta ingeriamo un cibo cotto (di qualsiasi natura, vegetale o animale) e perché gli alimenti crudi debbano considerarsi “vivi” (in altre parole depositari di tutto il corredo vitaminico, proteico, enzimatico, ecc.), mentre quelli sottoposti a cottura sono ritenuti “morti”, siccome subiscono trasformazioni chimiche irreversibili che, oltre ad impoverirli sul piano bionutrizionale, in alcuni casi generano sostanze cancerogene, bisogna ora aggiungere un dato sicuramente rilevante, il fatto, in pratica, che l’uomo, sebbene faccia cuocere i suoi alimenti da alcune decine di migliaia d’anni (mentre per milioni d’anni è stato “crudista”) non ha sviluppato altresì alcun adattamento anatomofisiologico all’alimento cotto, che continua ad essere rifiutato dall’organismo mediante l’azione di rigetto detta “leucocitosi digestiva” (cioè iper-produzione di globuli bianchi).
Ad oltre settanta anni da questa scoperta, fondamentale per capire come si comporta il nostro corpo in caso d’alimentazione innaturale, si continua a far di tutto per non divulgarla, con un silenzio che ha premiato i giganti multinazionali dell’alimentazione precotta, in scatola, “sofisticata” e colorata.

L’uomo è l’unico animale che sottopone a cottura i cibi, erodendo così il suo capitale energetico (poiché, la leucocitosi rappresenta un elevato dispendio di vitalità) e obbligando il proprio organismo ad un doppio sforzo per ritrasformare in materia vivente ciò che lui stesso ha distrutto con l’elevata temperatura.
È stato calcolato – dall’ingegnere francese Andrè Simoneton – che le radiazioni emesse dal corpo di una persona sana si aggirano, in media, sui 6.500 Angstrom, mentre in condizioni di malattia o di cattiva alimentazione scendono sicuramente di sotto a tale livello.
Gli alimenti possono pertanto dividersi in tre principali categorie:
l) alimenti “morti” – cibi cotti o conservati, margarina, pasticceria industriale, alcool, liquori, zucchero – che hanno radiazioni nulle o pressoché nulle;
2) alimenti “inferiori” – carne, salumi, uova non fresche, latte bollito (quello “industriale” che beviamo oggi), caffè, tè, cioccolato, marmellate, formaggi, pane bianco – che hanno radiazioni inferiori a 3.000 Angstrom;
3) alimenti “superiori” o “sani” – frutta fresca, cruda e matura, e verdura cruda e fresca, che hanno radiazioni molto elevate, tra gli 8.000 e i 10.000 Angstrom.

L’alimento vegetale “vivo” (cioè crudo), fresco e maturato sotto l’azione dei raggi solari, è, infatti, il punto d’arrivo di una serie di processi di concentrazione di tutte quelle energie che lo hanno dapprima generato, poi fatto crescere e infine portato a maturazione. Tali energie, ovviamente, si liberano e vengono poi assimilate dal nostro organismo ogni qual volta mastichiamo e ingeriamo un frutto o un vegetale crudo: dall’energia alla materia e dalla materia all’energia, semplicemente.
Viene da chiedersi, ora, come mai l’uomo abbia abbandonato ad un certo punto della sua preistoria l’alimentazione a lui fisiologicamente adatto, quella vegetariana e crudista, e si sia dato alla cottura indiscriminata dei cibi, iniziando con la carne e passando poi a tutti gli altri.
Ragioni di forza maggiore, pare, obbligarono i nostri progenitori a cambiare dieta.
I paleoantropologi concordano nel ritenere che la Terra, durante la preistoria dell’uomo, soffrì enormi sconvolgimenti climatici e geologici, i quali trasformarono profondamente gli ecosistemi del pianeta. Glaciazioni, interglaciazioni, periodi d’eccessivo inaridimento o d’insolita piovosità alterarono i biomi vegetali da cui l’uomo traeva il proprio nutrimento.
Durante l’ultima glaciazione, avvenuta tra i 200.000 e i 120.000 anni fa nel periodo dell’Era Quaternaria chiamato Pleistocene, i ghiacci avanzarono tanto che gran parte delle foreste eurasiatiche furono distrutte. L’Africa, nel frattempo, era flagellata da intensissime precipitazioni, seguite poi da un periodo d’eccessivo inaridimento del clima, che fece scomparire gran parte delle foreste. La savana, gialla, assolata, semi arida, prese in molte zone il posto dell’intricato e ombroso ammasso vegetale che aveva fino allora ospitato e nutrito l’uomo.

Da “scimmia d’ombra” – come dice il prof. Marcello Comel, illustre clinico e scienziato dell’Università di Pisa – “vissuta per milioni d’anni sugli alberi … [l'uomo] vagò per altri milioni d’anni nella savana”. E che nutrimento poteva trovare nella savana?
Da “scimmia d’ombra” – come dice il prof. Marcello Comel, illustre clinico e scienziato dell’università di Pisa – “vissuta per milioni d’anni sugli alberi…[l'uomo] vagò per altri milioni d’anni nella savana”.
E che nutrimento poteva trovare nella savana?

Prevalentemente i frutti secchi, piccoli e duri delle graminacee spontanee (soprattutto frumento e orzo), che crescono negli spazi aperti, e necessitano di luce solare diretta. Alla dieta a base di graminacee, insufficiente dal punto di vista nutritivo, l’uomo aggiunse ciò che gli offriva il nuovo habitat, e cioè la carne degli animali della savana.
Non avendo le caratteristiche anatomofisiologiche del granivoro, né tanto meno del carnivoro, l’uomo, per rendere commestibile il cereale e il cadavere di altri animali, dovette ricorrere alla cottura, che in seguito fu estesa, inspiegabilmente, a tutti gli altri alimenti.
L’alimentazione granivora e carnivora rappresenta dunque una vera e propria “deviazione fagica” non dettata da una scelta, ma da uno stato di pura necessità che non offriva alternative.
Contravvenendo agli istinti alimentari biologicamente connaturati con la propria specie, l’uomo dette inizio alla sua degradazione e degenerazione fisiopsichica, i cui disastrosi effetti sono, oggi più che mai, evidenti. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, l’uomo non è diventato “più sano, più alto, più forte” da quando (circa 10.000 anni fa) ha cominciato a dedicarsi all’agricoltura. Tutt’altro.

La paleopatologia, una disciplina relativamente nuova che studia le malattie di cui soffrivano i nostri antenati, sta sovvertendo molti luoghi comuni. Ad esempio quelli che riguardano la statura: gli scheletri degli uomini preistorici vissuti in Grecia e in Turchia verso la fine dell’era glaciale erano alti in media 175 centimetri, mentre 5.000 anni fa (dopo l’adozione dell’agricoltura) la statura era scesa a 160 cm.
E inoltre ogni cultura ricorda i propri “Matusalemme” e i propri “Noé”, gli ultracentenari degli albori del mondo, cioè quando l’uomo era ancora “fruttariano” e “crudista”.
Oggigiorno, non più la necessità di procacciarsi il cibo, ma errate abitudini, pregiudizi dietetici, e, soprattutto, la schiacciante pressione dell’industria alimentare – con tutti i suoi condizionamenti pubblicitari – fanno sì che l’uomo, non più guidato dall’istinto (ormai perduto), stenti a ritrovare razionalmente la strada della corretta alimentazione crudista.
Autore: René Andreani / Fonte: celticfearn.wordpress.com


tratto da http://www.ecplanet.com  del 22 giugno 2011 di Edoardo Capuano