“Si possono fare molti
soldi,
dicendo alle persone sane che sono malate”
Così inizia
un vitatissimo articolo scritto per il “Britisch Medical Journal” da un
giornalista scientifico, un medico di base e un professore di farmacologia clinica,
il cui titolo esplicita l’argomento: Vendere
malattie: l’industria farmaceutica e il mercato della malattia.
Gli autori
dimostrano, con numerosi esempi, che c’è una costante azione, da parte dell’industria
farmaceutica, di medicalizzazione della società, al fine di allargare il
mercato.
Lo studioso
della Sanità Gianfranco Domenighetti così descrive le strategie di allargamento
del mercato messe in atto dall’industria e dagli altri anelli della rete.
“Anticipazione
della diagnosi, screening e altre procedure assimilabili, che tendono ad
estendere il dominio della malattia sul piano temporale della vita. Abbassamento
della soglia tra normalità e patologia, che tende ad estendere il dominio della
vita sul piano quantitativo. Attribuzione della qualifica di patologico a
condizioni esistenziali comuni, che tendono ad estendere il dominio della
malattia sul piano qualitativo”
La
promozione dello sreening rappresenta probabilmente “il più grosso business per
creare nuovi ammalati”, scrive Domenighetti.
Tipico è lo
screening per il PSA (l’antigene prostatico specifico), che è stato proposto a
tappeto in Europa e negli USA a maschi cinquantenni, anche in buona salute, con
effetti nulli sul controllo della mortalità per tumore alla prostata, con molti
effetti negativi derivanti dalla diffusione ingiustificata della chirurgia
della prostata e con molti effetti positivi per i produttori dei test e dei
farmaci.
L’altro pilastro della strategia di
marketing è l’abbassamento della soglia che divide il normale dal patologico.
Gli esempi
li abbiamo sotto gli occhi: la soglia del colesterolo e quella della pressione
arteriosa sono diventate talmente mobili verso il basso che si fa fatica a
catturare l’ultime limite. Al punto che ormai è frequente sentire cardiologi
dire che meno colesterolo si ha e meglio è, stravolgendo la fisiologia e la
biochimica, che ci insegnano che questa molecola è essenziale per la stabilità
della membrana cellulare e per la sintesi degli ormoni steroidei (ormoni
sessuali, cortisolo, DHEA e altri di minor peso).
Dal punto di
vista conoscitivo, adottare questo punto di vista significa passare dal
concetto di equilibrio dei valori (del colesterolo, della glicemia, della
pressione arteriosa, eccetera) a quello di nemici interni da annientare.
Il concetto
di salute che è alla base non è quello di equilibrio, che la persona ricerca in
prima persona, ma è quello di difesa dai nemici sia interni che esterni, da
realizzarsi con armi che vengono fornite dall’esterno sotto forma di pillole,
bisturi e simili.
Ray
Moynihan, primo firmatario dell’articolo sopra citato, in un suo recente libro
fa notare che la decisione di abbassare la soglia del colesterolo in USA, dopo
molte traversie, è stata presa nel 2004 da un gruppo di nove esperti federali,
di cui otto hanno interessi con le industrie che producono farmaci per
abbassare il colesterolo.
Le nuove
linee guida, solo negli USA, hanno di colpo creato 25 milioni di malati in più,
facendo passare da 12 a 36 milioni le persone che dovrebbero ricevere un
farmaco per abbassare il colesterolo. Per non
parlare poi delle linee guida sull’ipertensione, per le quali, nel giro
di pochi anni, si è passati da una pressione di 90/140 considerata normale a
120/80. Infine nella primavera del 2003, gli esperti chiariscono che se si
raggiungono quei valori la persona deve essere considerata in “pre-ipertensione”.
Insomma per questi signori, uno per essere considerato sano, dovrebbe stare
sempre sul filo dell’ipotensione! Anche qui è ovvio che abbassare la soglia
significa alzare la prescrizione di farmaci, e comunque medicalizzare uno stato
normale.
Tratto da:
G.
Domenighetti, R Satolli EBM e cittadini (troppa medicina) in A. Liberati Etica,
conoscenza e sanità, Il pensiero scientifico, Roma 2005
R. Moyniham I Heath, D Henry Selling sickness the pharmaceutical
industry and disease mongering “british Medical Journal”
Desease Mongering inventori di malattie
Desease Mongering inventori di malattie
Nessun commento:
Posta un commento