Controllare sull’etichetta l’origine del prodotto acquistato
E’ triplicata l’importazione di miele dalla Cina
nel 2011 in Italia che importa circa la metà del proprio fabbisogno
dall’estero. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base
dei dati Istat relativi ai primi cinque mesi dell’anno in occasione
dell’allarme lanciato dalla Commissione Europea sul fatto che non c'e'
nessuna sicurezza che un miele importato sia Ogm free, in particolare
nel caso di provenienza da quei Paesi come la Cina e l'Argentina dove il
polline puo' essere contaminato da organismi geneticamente modificati
che non sono neppure autorizzati in Europa.
Il 55 per cento del miele importato in Italia nel
2011 proviene proprio - sottolinea la Coldiretti - dall’Argentina (44
per cento) e dalla Cina messi “sotto accusa” dalle Autorità comunitarie
dopo pronunciamento della Corte di Giustizia Ue seconda la quale il
miele contaminato da polline «prodotto a partire da OGM» non puo’
essere messo in vendita in assenza di apposita autorizzazione.
La Commissione Europea deve far rispettare il
pronunciamento della Corte di Giustizia secondo il quale sia il miele in
cui è riscontrabile la presenza di polline ogm, sia gli integratori
alimentari a base di polline ogm– sottolinea la Coldiretti - devono
essere soggetti ad un’autorizzazione all’immissione in commercio
“indipendentemente dal fatto che tale materiale sia stato incluso
intenzionalmente o meno”. Il polline non è un corpo estraneo né
un'impurità rispetto al miele, bensì un suo normale componente, di modo
che dev’essere effettivamente qualificato come «ingrediente».
In Italia grazie all’azione della Coldiretti è
vietato coltivare ogm e di conseguenza non è contaminato il miele
prodotto sul territorio nazionale che è riconoscibile attraverso
l’etichettatura di origine obbligatoria. Un discorso diverso vale per il
miele importato in ingenti quantità In Italia da paesi in cui sono
diffuse le coltivazioni ogm coem Argentina e Cina.
L’Italia importa circa la metà del proprio
fabbisogno con una produzione nazionale che per il 2011 è stimata sulle
13mila tonnellate per un valore al consumo di 60 milioni di euro grazie
al lavoro di 75mila apicoltori con 1,1 milioni di alveari. Si stima
tuttavia – conclude la Coldiretti - che il servizio di impollinazione
fornito dalle api all'agricoltura valga 2,5 miliardi di euro.
Tratto da: www.coldiretti.it
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