Cosa, come e quando mangiare per prevenire l’invecchiamento e la malattia...
Ormai numerossimi studi
scientifici lo hanno dimostrato ampiamente: ci ammaliamo quanto più
invecchiamo, quindi se rallentiamo o moduliamo l’invecchiamento dovremmo
ammalarci di meno. Allora perché invecchiamo? A tale proposito esistono
numerose teorie, ma attualmente la più accreditata è quella
dell’endocrinosenescenza. Secondo questa teoria invecchiamo perché le
ghiandole che producono gli ormoni, (le ghiandole endocrine) col passare
degli anni incominciano a non funzionare più correttamente. A questo
proposito si possono verificare tre condizioni:
- inversione del ritmo circadiano di produzione ormonale;
- diminuzione assoluta della produzione ormonale;
- diminuzione relativa della produzione ormonale.
Ci
sono persone che a partire dalle undici della sera acquistano una
carica incontenibile, che non andrebbero mai a dormire e la mattina non
c’è verso di tirarle giù dal letto, e pur dormendo molte ore non hanno
un sonno riposante. Si svegliano stanche. Tutto questo accade perché
questo tipo di persone ha un ritmo di produzione del cortisolo
circadiano, cioè giornaliero, invertito. Ma cosa ha di tanto speciale il
cortisolo? Il cortisolo è un ormone che viene prodotto, assieme
all’adrenalina, dal surrene, una piccola ghiandola collocata sopra il
rene. Entrambi gli ormoni consentono di mettere immediatamente a
disposizione le nostre riserve di energia, per far fronte alle
situazioni di pericolo. La nostra biologia non è mutata ed è uguale a
quella dell’uomo primitivo il quale si trovava sovente in condizioni di
pericolo in cui doveva prendere una decisione rapida: combattere o
fuggire. Adrenalina e cortisolo – mettendoci immediatamente a
disposizione le riserve di energia – servono per affrontare questo tipo
di situazioni. Non a caso vengono chiamati ormoni dello stress e
antistress. Se la nostra biologia non è cambiate rispetto a quella
dell’uomo primitivo, sono però cambiate le condizioni esterne. L’uomo
primitivo, dopo avere affrontato una situazione di emergenza, poteva
tirare il fiato, riposarsi, ricostituire le riserve di energia e
consentire al surrene di preparare nuove scorte di adrenalina e
cortisolo. Oggi è difficile trovarsi in condizioni di pericolo come
quelle vissute dai nostri lontani antenati, ma il meccanismo
adrenalina-cortisolo si attiva lo stesso perché le situazioni
stressanti, pur essendo meno intense, sono più frequenti, quasi
continuative. Questo porta all’inversione del ciclo di produzione
giornaliera del cortisolo, favorito anche dall’assunzione di ritmi
svincolati dall’alternarsi luce-buio dei tempi moderni. Il cortisolo
infatti – ma anche il testosterone, gli estrogeni e altri ormoni – viene
prodotto in maggiore quantità alle otto del mattino: nel corso della
giornata la sua produzione tende a diminuire fino al minimo serale che
ci consente di addormentarci. Se però continuiamo a richiedere al
surrene continue “iniezioni” di cortisolo, arriviamo a un punto in cui
questa ghiandola comincia a perdere i colpi e a produrre sempre minori
quantitativi dell’ormone.
Estrogeno-donimanza e tumore al seno
Altrettanto
importante è la riduzione relativa della produzione di un ormone. Cosa
significa? Immaginiamo tutti gli ormoni messi assieme come un’orchestra:
spesso infatti si parla di sinfonia ormonale. Questa terminologia non è
casuale: negli ultimi tempi si è cominciato a comprendere che ogni
ormone influenza gli altri, come in un effetto domino. Tuttavia
all’interno dell’orchestra ci sono dei duetti privilegiati, che
chiamiamo assi ormonali. Uno dei più importanti è l’asse
estrogeni-progesterone. Si tratta degli ormoni sessuali femminili
affinché una donna sia in perfetta salute devono essere in equilibrio.
Gli estrogeni stimolano, il progesterone calma. Gli estrogeni stimolano
la replicazione cellulare favorendo l’ispessimento dell’endometrio (la
parte interna dell’utero che da luogo alla mestruazione), la formazione
di noduli al seno, di fibromi uterini, di cisti ovariche. Gli estrogeni
trattengono liquidi ed esercitano un’azione eccitante sul sistema
nervoso. Il progesterone, opponendosi alle azioni degli estrogeni, ne
modula gli effetti. Estrogeni e progesterone esercitano due forze
opposte e solo in questo modo raggiungono l’equilibrio. Purtroppo spesso
questo equilibrio è spostato a favore degli estrogeni. Si parla allora
di estrogeno-dominanza, che è causa di tutti i problemi sopra descritti e
forse anche di più seri, come il tumore al seno.
Con
l’estrogeno-dominanza si realizzano anche altre condizioni che a loro
volta favoriscono lo sviluppo di un tumore al seno. Innanzitutto gli
estrogeni stimolano quella branca dell’immunità che viene chiamata Th2 e
che consente la produzione degli anticorpi in grado, ad esempio, di
neutralizzare i batteri (la cosiddetta immunità umorale). Contrapposta a
Th2 c’è la branca Th1 che induce la formazione di cellule immunitarie
in grado di distruggere altre cellule, come ad esempio quelle tumorali
(immunità cellulare). Ne consegue che la branca Th2 è inadatta a
combattere i tumori. Come mai, c’è da chiedersi, gli estrogeni
favoriscono la branca Th2? Questo per far sì che durante la gravidanza,
quando appunto gli estrogeni sono elevati e la branca Th2 iperattivata,
la branca Th1 sia depressa per evitare che le cellule immunitarie
sostenute dalla risposta Th1 attacchino le cellule del feto viste come
un intruso. Secondo questa visione il cancro potrebbe essere addirittura
assimilato a un feto che si sottrae alle cellule immunitarie della
madre, ed il malato oncologico potrebbe essere visto come una gestante.
Ma le analogie non finiscono qui. Gli estrogeni vengono prodotti a
partire dal testosterone, il principale ormone maschile presente però
anche nell’organismo femminile, ad opera di un enzima convertitore
chiamato aromatasi. Il più potente attivatore dell’aromatasi è
l’insulina. L’insulina stimola la produzione anche della prolattina che
tra le altre cose consente alla puerpera di produrre il latte. Questa è
un ulteriore analogia. Nel neoplastico l’insulina è elevata perché
l’organismo malato di tumore è insulino-resistente, mentre che il tumore
rimane insulino-sensibile. Siccome è l’insulina a spingere i substrati
energetici all’interno di una cellula – purché questa sia sensibile, e
non resistente, all’insulina – in questa condizione si realizza un
dirottamento dei substrati energetici verso il tumore con conseguente
sottrazione all’organismo malato: la cachessia neoplastica. Anche una
donna gravida è insulino-resistente fino a sviluppare, nei casi più
seri, il diabete gestazionale.
Se l’organismo è resistente
all’insulina lo è anche allo IGF-1 (Insulin-like Growth Factor) in
quanto i rispettivi recettori posizionati sulla membrana plasmatica sono
molto simili. La IGF-1 viene prodotta dal fegato sotto lo stimolo del
GH (Growth Hormone). La resistenza all’IGF-1 induce un aumento del
grasso viscerale e conseguente aggravamento dell’insulino-resistenza. Si
crea così un circolo vizioso. La resistenza allo IGF-1 fa alzare
inoltre il cortisolo che a sua volta stimola la risposta Th2. Ma mentre
l’organismo è cortisolo-sensibile il cancro è cortisolo-resistente: crea
stress, si nutre di stress e uccide con lo stress.
Cosa mangiare
-
Iniziate la vostra giornata con una colazione ricca di proteine come ad
esempio una omelette fatta con tre o quattro albumi d’uovo
(eventualmente con l’aggiunta di un rosso d’uovo ricco di Omega-3, cioè
provenienti da allevamenti alimentati con cibi ad elevato contenuto di
Omega-3 ) oppure del salmone o della bresaola e tante verdure riducendo
al minimo i toast e i cereali raffinati. Le proteine inducono la
liberazione dell’ormone della crescita, incrementano le prostaglandine
antinfiammatorie, tengono sotto controllo i livelli di insulina evitando
di sentirsi presto nuovamente affamati. Una colazione a base di soli
carboidrati sortirà l’effetto opposto. Inoltre vi sentirete di nuovo
affamati prima di pranzo e sarete spinti ad assumere nuovamente
carboidrati creando un circolo vizioso.
- Frutta e verdura sono molto
importanti. Usate prodotti biologici. Fondamentali sono le crucifere
(broccoli, cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles) perché contengono
indolo-3-carbinolo che metabolizza gli estrogeni. Attenzione a non
consumarli crudi perché tendono a bloccare la tiroide. Riducete il
consumo di frutta dolce, come le banane e di quella essiccata perché
alzano i livelli di insulina.
- Consumate fibra proveniente da
verdura, frutta, cereali integrali (questi ultimi vanno consumati con
moderazione; se germogliati possono essere consumati liberamente). La
fibra lega le tossine e gli estrogeni nell’intestino, consentendone
l’eliminazione con le feci.
- Moderare il consumo di grassi saturi
(animali) ed in particolare di carne rossa cotta sopra i 100°C (in
questo modo i cibi e soprattutto i grassi della carne rossa diventano
cancerogeni). Evitate i grassi trans (grassi parzialmente o
completamente idrogenati) perché cancerogeni e perché irrigidiscono le
pareti delle cellule bloccando i recettori dell’insulina e creando
insulino-resistenza. Se usate olii vegetali che possono incrementare le
prostaglandine infiammatorie includetevi anche proteine per aumentare
quelle antinfiammatorie. Le patatine fritte accrescono l’insulina perché
sono carboidrati raffinati, incrementano i radicali liberi perché cotte
in olio surriscaldato e innalzano le prostaglandine infiammatorie in
quanto combinano carboidrati con grassi w-6 aumentando l’infiammazione
corporea (l’infiammazione stimola la produzione di insulina). Aumentate i
grassi Omega-3 che si trovano nei pesci di acque profonde e fredde,
come il salmone selvaggio oppure nell’olio di semi di lino e nelle noci.
Evitate il pesce allevato che di solito ha un contenuto più elevato di
mercurio e diossina, e un profilo lipidico sovrapponibile a quello della
carne. Assumete un integratore a base di olio di pesce a cui è stato
rimosso il mercurio e le altre tossine. Usate liberamente l’olio di
oliva (Omega-9).
- Evitate gli zuccheri raffinati e le farine bianche il più possibile.
-
Evitate o mantenete al minimo il consumo di alcol; meglio il vino rosso
perché ricco di antiossidanti, inibisce l’aromatasi e contiene il
resveratrolo che ha un’azione antitumorale.
Come mangiare
- Utilizzate metodi di cottura che non superino i 100°gradi, perché altrimenti si formano facilmente sostanze cancerogene.
-
Prendete il vostro tempo, mangiate lentamente masticando a lungo.
Questo vi aiuta a sapere quando siete sazi. Viceversa, se mangiate
velocemente il vostro cervello non fa in tempo a registrare quando lo
siete e il vostro girovita aumenterà sempre più.
- Alcuni
comportamenti come il non alzarsi da tavola prima di aver pulito
completamente il proprio piatto, bere coca-cole giganti o mangiare
grosse porzioni di cibo probabilmente hanno accresciuto la capacità
dello stomaco. Forse lo possiamo restringere se ogni volta che mangiamo
lasciamo un piccolo spazio.
Quando mangiare
Mangiate
tre volte al giorno ed evitate gli spuntini, specialmente se fatti di
carboidrati. Normalmente dopo un pasto il vostro corpo libera insulina e
dispone di carboidrati per circa due ore, dopodiché comincia a
consumare grassi. Fare uno spuntino due o tre ore dopo il pasto
bloccherà quest’ultimo processo e spingerà nuovamente il vostro corpo a
liberare insulina. Così il vostro corpo brucerà costantemente i
carboidrati e non vi consentirà di ridurre la massa grassa. Spesso si
consigliano spuntini tra i pasti per tenere alto il ritmo metabolico, ma
questo funziona solamente se i pasti principali sono di volume
contenuto e con piccole quantità di carboidrati. Il modo in cui la
maggior parte della gente mangia non consente di aggiungere spuntini.
Molto utile è praticare ogni tanto il digiuno intermittente, ad esempio
saltare la cena.
Chi è Gianluca Pazzaglia?
Specialista in Diagnostica per Immagini si occupa di diagnosi precoce dei tumori al seno.
Più
recentemente si è interessato allo studio dei parallelismi tra i
processi che regolano l’invecchiamento e quelli che portano
all’insorgenza delle malattie. Ne è conseguito un nuovo programma di
prevenzione finalizzato alla riduzione del rischio di sviluppare un
tumore al seno. Ha fondato una scuola per medici all’Ospedale Niguarda
di Milano dove insegna le conoscenze acquisite, e con le stesse finalità
è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Chieti.
Fa parte del Comitato Scientifico internazionale di Euromedicom e della WOSAAM.
Per
approfondire l’argomento trattato in questo articolo, è disponibile
gratuitamente sul sito del dottor Pazzaglia un ebook dal taglio
divulgativo da scaricare gratuitamente: http://gianlucapazzaglia.com/Tratto da Scienza e Conoscenza n. 35.
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