Senza di essa, le cellule T
 non sono in grado di reagire e  combattere le infezioni più gravi che 
minacciano l'organismo
La vitamina D è cruciale per l'attivazione del nostro sistema 
immunitario: senza di essa, le cellule T non sono in grado di reagire e 
combattere le infezioni più gravi che minacciano l'organismo: è quanto 
hanno scoperto alcuni ricercatori dell'Università
 di Copenhagen, in Danimarca.
La maggior parte della vitamina D è prodotta naturalmente 
dall'esposizione della pelle al sole. È contenuta anche nell'olio di 
pesce, nelle uova di pesci grassi come salmone, aringhe e sgombro, o può
 essere assunta consumando integratori dietetici. Non esistono studi 
definitivi per stabilire il dosaggio ottimale di vitamina D, anche se le
 attuali linee guida raccomandano di assumere una dose giornaliera 
compresa tra 25 e 50 microgrammi al giorno. Si stima inoltre che gran 
parte della popolazione abbia una bassa concentrazione sanguigna di 
questo importante elemento.
Secondo il modello immunologico attuale, per poter proteggere il 
corpo dalla minaccia di virus e batteri le cellule T del sistema 
immunitario devono in primo luogo essere esposte a tracce dell'agente 
patogeno. Ciò avviene quando queste vengono “presentate” da altre 
cellule immunitarie dell'organismo, i macrofagi. Le cellule T si possono
 cosi legare al frammento e dividersi continuamente dando luogo a 
centinaia di copie identiche, tutte specializzate nel riconoscere e nel 
distruggere lo stesso agente esterno.
"Quando una cellula T è esposta a un agente patogeno, espone un 
dispositivo di segnalazione noto come recettore per la vitamina D: ciò 
significa che la cellula T deve avere a disposizione la vitamina D, o 
l'attivazione cesserà. Se le cellule T non riescono a trovare 
sufficiente vitamina D nel sangue, non inizieranno mai ad attivarsi.”
Nel corso della ricerca, i cui risultati sono apparsi sull'ultimo 
numero della rivista Nature Immunology, i ricercatori sono 
riusciti anche a tracciare la sequenza biochimica di trasformazione di 
una cellula T da inattiva ad attiva: ciò apre la strada alla possibilità
 di intervenire in diversi punti di tale cammino per modulare la 
risposta immunitaria. L'elemento cruciale scoperto in questo caso è che 
le cellule T inattive, o “naïve”, non contengono né un recettore per la 
vitamina D né una specifica molecola (la PLC-gamma1) che la renderebbe 
in grado di dare una risposta antigenica specifica.
I risultati, secondo i ricercatori, potrebbero rivelarsi preziosi in 
tutti gli studi che riguardano il sistema immunitario, dalla messa a 
punto di nuovi vaccini o di nuovi immunosoppressori per i trapiantati 
fino alla lotta alle malattie infettive e alle epidemie globali. (fc)
Fonte: Scienze
 
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