L’analisi organolettica su campioni di olio vergine ed extravergine di oliva
 acquistati nei supermercati ed esaminati, da parte del panel costituito
 dall’Agenzia delle dogane, ha evidenziato la presenza di muffe in oltre
 il 40 per cento delle bottiglie in vendita. 
E’ quanto è emerso dalla prima indagine sulla qualità degli oli di oliva in vendita in Italia effettata da Coldiretti, Symbola e Unaprol,
 in occasione della  presentazione del progetto  “GeniusOlei”, dalla 
quale si evidenzia peraltro che il 16 per cento delle bottiglie contiene
 olio derivante da olive alterate e l’8 per cento 
addirittura rancido. Piu’ della metà delle bottiglie di olio esaminate 
dovrebbe dunque - sostengono Coldiretti, Symbola e Unaprol -  essere 
declassato e non potrebbe quindi essere venduto come extravergine. 
Dall’analisi
 sono stati esclusi quelli a denominazione di origine (Dop) e quelli 
ottenuti al 100 per 100 da olive italiane, ma compresi oli di grande 
diffusione. Le dimensioni del fenomeno scoperto da Coldiretti, Symbola e
 Unaprol richiedono un immediato intervento delle autorità predisposte 
ai controlli soprattutto in vista del Natale durante il quale 
l’extravergine è un dono particolarmente apprezzato. Una situazione che 
Coldiretti, Symbola e Unaprol intendono contrastare con il progetto 
GeniusOlei. che ha l’obiettivo di promuovere nel mercato una profonda 
conoscenza dell’olio, delle sue caratteristiche qualificanti, insieme ad
 un’azione di promozione delle eccellenze del settore.
Va 
peraltro segnalato che secondo una indagine della Coldiretti in quattro 
bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia, che 
contengono miscele di diversa origine, è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate,
 nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo 
luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. 
Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita 
nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei 
casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele 
di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e 
non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di 
oliva. 
La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che
 la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con 
extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi 
italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che 
richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori  
dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter 
scegliere consapevolmente. Di fronte ad una situazione che è causa di 
danni per i consumatori e per i produttori italiani Coldiretti, Symbola e
 Unaprol chiedono al neoministro delle Politiche Agricole Mario Catania 
di accelerare l’iter del decreto sulle dimensioni dei caratteri e sul 
posizionamento delle diciture, firmato quasi quattro mesi fa e non 
ancora pubblicato.
Per non cadere nella trappola del mercato il consiglio di Coldiretti, Symbola e Unaprol è quello di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi
 che non coprono neanche il costo delle olive, come dimostrano i 
numerosi e preoccupanti casi di sequestri di olio deodorato a basso 
prezzo effettuati dalle autorità di controllo. Considerando che una 
confezione da un litro di un buon olio extra vergine di oliva, prodotto 
al 100% con olive italiane, non potrebbe costare, mediamente al consumo,
 sullo scaffale di un supermercato, meno di 6 euro. Si parte dagli 
attuali 3,53 euro il chilo per un buon olio extra vergine già lavorato e
 disponibile per la vendita in un frantoio in Puglia anche se in 
Calabria si sale a 3,64 euro al chilo, in Sicilia 4,67 euro al chilo e 
al centro nord 5,80 euro al chilo.  
Al prezzo di base, vanno 
aggiunti i costi di confezionamento per bottiglia, etichetta ed 
etichettatura, tappo, imballaggio, trasporto, quantificabili in 0,74 
euro. Seguono, poi, altre 0,76 euro per i costi di commercializzazione. 
Sono quelli che comprendono le spese di marketing: annunci, messaggi 
pubblicitari, grafica e di distribuzione alla rete vendite. Concorre, 
infine, a determinare il prezzo finale della singola 
confezione il ricarico del punto vendita, quantificato, quest'ultimo, in
 0,62 euro a bottiglia. Si raggiunge, cosi, considerando come punto di 
partenza la cifra di 5,62 euro quale costo unitario di un chilo di olio 
extra vergine di oliva - cui va aggiunta l'Iva del quattro per cento. Si
 ottiene, quindi, un prezzo finale che arriva a sfiorare i 6,00 euro. 
Questi  rappresentano solo i costi fissi, senza margini di profitto o di
 extra profitto, che un'azienda deve sostenere per presentare sul 
mercato il proprio prodotto.
In Italia si 
producono in media 500mila tonnellate di olio di oliva che per il 60 per
 cento è venduto come extravergine per un totale di circa 300mila 
tonnellate. Di queste quasi un terzo per un totale di 100mila tonnellate
 sono destinate all’autoconsumo e alle vendite dirette che hanno avuto 
un nuovo impulso grazie al progetto della Coldiretti per una filiera 
agricola italiana che ha portato alla nascita di punti vendita, botteghe
 e mercati degli agricoltori di campagna amica, che con la 
certificazione da enti terzi garantiscono la qualità e l’origine 
nazionale degli oli in vendita.
L’Italia è il principale importatore mondiale di olio di oliva
 per un totale di 470 mila tonnellate all’anno che vengono spesso 
miscelate alla produzione nazionale e alimentano i consumi nazionali di 
700mila tonnellate e le esportazioni di circa 250mila tonnellate 
all’anno. La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento),
 Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento),
 Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e 
Umbria (2 per cento). Sono 40 gli oli italiani a denominazione di 
origine riconosciuti dall’Unione Europea.
“E’ scandaloso che in 
un Paese come l’Italia che ha conquistato  primati mondiali nella 
qualità dell’extravergine i cittadini siamo costretti a consumare con 
l’inganno prodotti scadenti che potrebbero anche 
mettere a rischio la salute”, ha affermato il presidente della 
Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “vale la pena di 
impegnarsi nell’intensificazione dei controlli anche sulle grandi marche
 nell’interesse dei consumatori e di quello dei tanti olivicoltori 
colpiti duramente dalla contraffazione, ma anche perché si tratta di un 
settore strategico per l’economia, il Made in Italy, il turismo e 
l’ambiente, a protezione del rischio di dissesto idrogeologico.
“L’alta qualità dell’olio extra vergine di oliva
 italiano è ferma ai box. Una sorta di  Formula 1 al contrario dove 
sullo scaffale competono oli chimicamente perfetti; che però al profilo 
sensoriale risultano difettati, in alcuni casi ex vergini spacciati per 
extra vergini per lo più taroccati dal punto di vista dell’origine del 
prodotto”, denuncia Massimo Gargano presidente di Unaprol – Consorzio 
olivicolo italiano a Roma durante la  presentazione di “GeniusOlei”, il 
progetto di Coldiretti, fondazione Symbola e Unaprol, finalizzato a 
stimolare la domanda di qualità dell’olio extra vergine italiano e il 
consumo consapevole tra vecchi e nuovi consumatori. 
“GeniusOlei 
rappresenta un nuovo inizio – ha poi aggiunto Gargano - per sconfiggere 
l’imbrolio che è presente sullo scaffale italiano  e che oggi senza una 
adeguata campagna di informazione dei consumatori rischia di far 
prevalere i più furbi prestigiatori e non i migliori oli I.O.O.% di alta
 qualità italiana”.   
“Per l’olio - sottolinea Ermete Realacci, 
Presidente di Symbola – è importante seguire la stessa strada che da 
anni è stata intrapresa con successo nel settore vinicolo. Puntare sulla qualità
 più che sulla quantità, sul legame con i territori e sulle eccellenze 
che questi custodiscono. E’ questa la via per essere più forti in Italia
 e nel mondo e per combattere anche la concorrenza sleale e le 
sofisticazioni che insidiano l’olio italiano. Il progetto che oggi 
vogliamo lanciare è quello di una campagna di promozione, conoscenza e 
tutela della qualità nella filiera produttiva dell’olio. Una strategia 
fondamentale, soprattutto nella crisi che stiamo attraversando, per 
difendere e far crescere uno dei prodotti più famosi del Made in Italy”.
Tratto da: www.informasalus.com

 
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