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giovedì 13 dicembre 2012

Abuso di analgesici: quali rischi?


L'abuso di analgesici può compromettere la funzionalità del fegato. Eccessivi dosaggi di paracetamolo possono infatti portare all'insufficienza epatica acuta fino a sviluppare epatiti fulminanti. L'allarme è stato lanciato in occasione del congresso dell'associazione americana per lo studio delle malattie del fegato che si è tenuto a Boston lo scorso mese. Al congresso è stato presentato anche uno studio della North Western University di Chicago che mette in luce i rischi derivanti da un'assunzione inconsapevole di paracetamolo in soggetti che fanno uso di più farmaci contemporaneamente. 

Lo studio afferma che l'overdose da paracetamolo “è la principale causa di insufficienza epatica acuta in occidente, con un quinto di tutte le morti collegabili ad assunzione di paracetamolo dovute a overdose accidentali”. I ricercatori affermano che “un uso non intenzionale di combinazioni tra analgesici oppiacei e analgesici a base di paracetamolo con altri farmaci sempre contenenti questo principio, è una causa importante di tossicità epatica”.

Come ha sottolineato il gastroenterologo del policlinico Gemelli di Roma Antonio Gasbarrini “il paracetamolo va usato con cautela: a basse dosi è sicuro, ma a a dosi eccessive può distruggere il fegato”.  L'esperto ha sottolineato che in Italia non si registra una tendenza all'abuso come accade invece in Usa, complice anche il fatto che negli Stati Uniti il paracetamolo è vendibile tra i farmaci da banco. L'abuso tra gli americani è tale che l'epatite fulminante da paracetamolo e' qui la prima causa per i trapianti di fegato”. L'invito resta comunque quello alla cautela: “anche i farmaci apparentemente innocui  possono infatti essere pericolosi se usati in eccesso”.

L'abuso di analgesici, tuttavia, oltre a mettere in serio pericolo la funzionalità del fegato può aumentare il rischio di perdita d’udito. A sostenerlo è uno studio diffuso dal sito www.farmacovigilanza.org, servizio fornito dalla Società Italia di Farmacologia e di cui Terra Nuova riporta una sintesi.


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Tratto da: informasalus.it

sabato 20 ottobre 2012

“Ho perso due figli per colpa dei vaccini” [VIDEO TESTIMONIANZA]


Ci sarebbe tanto da dire su questo uomo; ci si potrebbe addirittura scrivere un libro (e spero che qualcuno un giorno lo faccia!). Io mi limiterò a riportarvi una breve presentazione e a farvi ascoltare la sua testimonianza.

Giorgio Tremante è tre volte padre. Due bambini – Marco e Andrea – sono stati uccisi per la reazione al vaccino per la polio, il terzo – Alberto – vive attaccato al respiratore artificiale. Giorgio non ha potuto opporsi alle vaccinazioni, in quanto all’epoca avrebbe perso la patria potestà. Quest’uomo ha dedicato (e sta dedicando tuttora) la sua vita alla lotta per la libertà di scelta in campo vaccinale e nel 1992 è riuscito a far riconoscere legalmente i danni da vaccino (legge 210). Nel 2005 un’ulteriore legge, la 229, ammette un indennizzo a favore dei soggetti danneggiati per colpa dei vaccini.












Tratto da: http://autismovaccini.com

mercoledì 17 ottobre 2012

Osteoporosi: marketing o scienza?


Calcitonina: dopo anni di spinta commerciale scopriamo che fa male

Per anni i medici italiani hanno prescritto calcitoninaper il trattameto dell'osteoporosi. Ci fu un momento, nei primi anni 80, in cui il consumo annuale di calcitonina italiano (interamente mutuabile nonostante l'elevatissimo costo) superava di svariate volte quello di Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna messi insieme.  
L'Italia cioè, paese del sole e del pesce, ricca di Vitamina D3, consumava un multiplo della calcitonina prescritta a 300 milioni di abitanti. Evidentemente c'era qualche cosa di scorretto.
Come sappiamo l'osteoporosi è un tema delicato. Nel mio libro "Osteoporosi, meglio rigidi o flessibili" indico con mio fratello Luca una serie di soluzioni naturali al problema, ma soprattutto evidenzio con drammaticità il fatto che oggi la diagnosi di osteoporosi è fattaconfrontando il valore di donne di 60-80 anni con quello del "giovane paracadutista maschio sano di anni 20".
Quando spiego questo fatto alle spaventate signore che sto visitando restano perplesse, poi faccio loro vedere la MOC e le aiuto a comprendere che nella maggior parte dei casi la loro densità ossea è perfettamente normale, mentre il motivo della induzione di spavento è legato alla somministrazione di farmaci in quel caso inutili.
Quando è arrivata la notizia ufficiale dei possibili danni dovuti alla calcitonina e delle indicazioni di cautela nel suo uso (come nella lettera recentemente inviata dagli Ordini dei Medici a tutti gli iscritti) e sono comparsi altri precisi lavori scientifici che ne spiegavano le cause, non ho potuto che provare dolore.
La struttura medica e farmaceutica attuale, mentre annovera successi potenti in alcuni campi, in molte altre situazioni vive attraverso mezzucci da "azzeccagarbugli" che coinvolgono la salute di milioni di persone come se la vita fosse un bene solo commerciale.
Quindi attenti: da ora sappiamo che la calcitonina di cui le italiane e gli italiani si sono rimpinzati per anni a spese dello Stato è potenzialmente dannosa e può indurre forme tumorali. Poniamoci la stessa domanda per gli altri farmaci come alendronati e bisfosfonati. Stiamo scoprendo danni tumorali da prottettori gastrici proprio in questi mesi. Forse quindi è bene fermarsi a riflettere.
Facendo un paradosso, credo che quando un farmaco, qualunque esso sia, diventa "troppo" business, dovrebbe esistere una legge che ne impedisce l'espansione di vendita oltre un certo limite. La nostra storia è piena di farmaci usati per patologie inventate o "montate" che alla fine si rivelano dannosi, e per i cui danni nessuno risponde. 
Ogni medico deve porsi con criticità di fronte a questi tipi di prescrizione e ricordare che troppo spesso, in campo sanitario, la storia è maestra di vita e che si ripete sempre uguale, e che le sottili modalità del marketing sono più persuasive delle valutazioni cliniche.

di: Attilio Speciani

Tratto da: eurosalus.com

Regali e soldi da azienda farmaceutica: indagati 67 medici






Associazione a delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione, truffa ai danni del servizio sanitario nazionale, falso. Dalle prime ore di questa mattina, circa 300 carabinieri del NAS e dei Comandi Provinciali di 15 Regioni stanno eseguendo 77 perquisizioni a carico di 67 medici indagati.
I medici sono accusati di aver ricevuto, tramite una vasta organizzazione di informatori scientifici di una nota azienda (la Sandoz) che, per incrementare le vendite di alcune tipologie di farmaci, dava o prometteva oggetti di valore a medici di strutture ospedaliere pubbliche e private del territorio nazionale.

In particolare i medici avrebbero prescritto farmaci ormonali, anche ai bambini, con dosaggi al di sopra delle indicazioni terapeutiche. Tra i sanitari indagati vi sono diversi pediatri ed endocrinologi che in molti casi, dietro la sollecitazione degli informatori, avrebbero aumentato le prescrizioni delle medicine con l'inserimento in terapia di nuovi pazienti.

Secondo le accuse, per aumentare le vendite di alcune medicine gli informatori scientifici avrebbero promesso somme di denaro, viaggi all'estero e oggetti come iPad. Il tutto sarebbe stato giustificato con false fatture che attestavano l'elargizione di denaro per attività di consulenza o di studio, contributi a congressi o seminari e viaggi per partecipazioni a meeting internazionali. Tra regali e denaro, i medici avrebbero ricevuto circa 500mila euro.


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Tratto da: informasalus.it

giovedì 16 febbraio 2012

PARACETAMOLO TACHIPIRINA AI BAMBINI- RISCHIO DI ASMA E ALLERGIE



 
A RISCHIO I BIMBI CHE LO HANNO ASSUNTO NEI PRIMI 15 MESI DI VITA
Il paracetamolo, antidolorifico molto diffuso, potrebbe essere una causa dell’insorgenza di allergie e asma, soprattutto nei bambini, se hanno assunto questo farmaco nei primi 15 mesi di vita. Lo rileva una ricerca dell’Otago University di Wellington, in Nuova Zelanda, condotta su 1500 bambini e pubblicata sulla rivista Clinical and Experimental Allergy.


LA SCOPERTA PRINCIPALE 
Ha affermato Julian Crane,autore dello studio – è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi, cioè il 90% del campione monitorato, hanno il triplo di probabilità in più, di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilità in più di sviluppare sintomi come l’asma, a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo». Le cause di questo collegamento con il farmaco, secondo Crane non sono ancora chiare e serviranno altre ricerche per fare luce su questo aspetto, un dato però è certo: ci sono evidenze che mostrano la correlazione. Inoltre, secondo il ricercatore, il paracetamolo, presente in molti farmaci per la cura del raffreddore e della tosse, «è stato dato molto liberamente ai bambini piccoli».

Tratto da:  http://ilfattaccio.org

venerdì 3 febbraio 2012

PERCHE’ LE CASE FARMACEUTICHE CI VOGLIONO MALATI ??



 

PERCHE’ CI SONO INEFFICACI E PERICOLOSI FARMACI IN COMMERCIO
Che tolgono spazio a soluzioni naturali ben consolidate che virtualmente non provocherebbero alcun effetto collaterale? La verita’ è che le case farmaceutiche non ne trarrebbero profitto se il mondo dovesse mai risvegliarsi. In molti casi non ci sarebbe bisogno di case farmaceutiche e tantomeno di organizzazioni di ricerca che ricevono soldi da gente come noi, gente ansiosa di trovare una cura al proprio male.
FARMACI CHE CAUSANO IL CANCRO “MEGA” TUMORI E CURCUMA CHE LI RIDUCE DEL 80 %
E ‘stato recentemente rivelato che farmaci contro il cancro in realtà causano tumori di massa e successivamente uccidono il paziente. Si può dedurre in molti casi che i farmaci contro il cancro siano non solo completamente inefficaci ma anzi siano causa di morte. Questi farmaci sono gli stessi che vengono venduti ad un prezzo premium e considerati scientificamente convalidati.Nel frattempo, alcune ricerche hanno scoperto che una spezia nota come la curcuma (un derivato del turmeruc) abbia diminuito drasticamente i tumori cerebrali in 9 degli 11 studi esaminati dell’ 81%. Inoltre non vi è stata trovata alcuna evidenza di tossicità. Ampiamente usato come spezia nell’Asia meridionale e del Medio Oriente, la curcuma viene continuamente individuata come soluzione anti-cancro estremamente potente . Aggiungiamo poi che la curcuma è estremamente poco costosa e può essere trovata in tutto il mondo – da Arabia Saudita a Kentucky.Questo è solo un esempio di ricerca scientifica che dia valore ai rimedi naturali e allo stesso tempo accusi pesantemente l’assunzione di alcuni metodi farmaceutici estremamente pericolosi pubblicizzati come uniche soluzioni valide dalle cause farmaceutiche
 

GLI ANTIBIOTICI CAUSANO MALATTIE MENTALI CHE LE CASE FARMACEUTICHE TRATTANO CON ANTIPSICOTICI
Come riportato nel 2011, alcuni antibiotici sono accusati di distruggere in modo permanente batteri intestinali e recare danno all’intestino stesso. Secondo alcune teorie la salute intestinale è direttamente legata allo stato di salute mentale, con alcuni studiosi che addirittura si spingono a dire che l’intestino è il nostro ‘’secondo cervello’’. Ciò significa che l’uso di antibiotici può effettivamente provocare malattia mentale (insieme a diabete e sindrome metabolica), che è abbastanza in materia se si considera che alla metà di tutti gli americani dovra’ essere diagnosticata almeno una malattia mentale durante la loro vita.Qual’è la risposta che le case farmaceutiche danno all’aumento di queste malattie mentali? La Prescrizione di antipsicotici ovviamente. Prescrivere più farmaci per trattare l’effetto collaterale di un altro farmaco e ricevere maggiori profitti. Dopo tutto, i profitti generati dagli antipsicotici si rese evidente nel 2008, diventando la categoria di farmaci piu venduta negli Stati Uniti registrando un fatturato di circa $14 miliardi.

OVVIAMENTE QUESTI ANTIPSICOTICI
Sono prescritti ai nostri pazienti senza indirizzare il problema alla salute del nostro intestino. Come risultato, il paziente rimane vittima dell’alterazione celebrale in atto senza mai guarire da suddetta malattia. Si rimane invece condannati ad una vita legata all’uso di medicinali con la lieve possibilita’ di una riduzione del dosaggio nel corso del tempo. Il problema intestinale piu difficile da risolvere rimane il ripristino della flora batterica precedentemente distrutta. Questo può essere facilmente fatto attraverso alimenti o integratori naturali di alta qualità. Alimenti fermentati come crauti, tempeh, miso o kefir sono fonti ricche di batteri probiotici. Ma le case farmaceutiche probabilmente non sarebbero poi tanto felici di farvi sapere che tutti questi alimenti si possono trovare per pochi dollari al mercato locale e che possono essere piu efficaci nel recupero della salute mentale di un qualsiasi altro farmaco
CAMBIAMENTO DI PARADIGMA
In definitiva le case farmaceutiche vogliono che noi rimaniamo malati, stanchi e alla ricerca di soluzioni all’interno del ventaglio propostoci dalle case farmaceutiche. Per vedere una trasformazione reale le soluzioni naturali dovrebbero essere portate sotto i riflettori. Di conseguenza, le vendite di medicinali precipiterebbero e questo fatto le porterebbe in bancarotta.Un vero e proprio cambiamento di paradigma è in arrivo – gli ingranaggi della macchina della malattia stanno rallentando fino a subire, magari, una battuta d’arresto.

fonte : http://comesantommaso.blogspot.com/
Redatto da Pjmanc  http://ilfattaccio.org

mercoledì 1 febbraio 2012

Il seleniato di sodio è sulle etichette dei prodotti vitaminici, ma le sue proprietà sono tossiche

SEMBRA CHE UN SOTTOPRODOTTO TOSSICO
della raffinazione di rame sia presente in molti prodotti sul mercato di massa. L’ingrediente viene utilizzato nonostante le sua proprietà tossiche. Questo sottoprodotto spesso consumato è conosciuto come selenato di sodio, ed è capace di uccidere il 50% dei ratti che ne ingeriscono non più di 0,4 milligrammi.
Allo stesso modo, un umano ha una probabilità del 50% di morire dopo aver consumato solo 108 milligrammi. Per mettere le cose in una certa prospettiva, 108 milligrammi sono pari a circa 11 granelli di sabbia. Potrebbe essere questo il momento di cambiare la vostra scelta personale sui prodotti.

IL SELENIATO DI SODIO – INGREDIENTE TOSSICO AGGIUNTO A MOLTI PRODOTTI
Clicca per ingrandire Il seleniato di sodio appare sulle etichette dei prodotti vitaminici come ‘nutriente’ ed è assurdo per non dire altro. Questo ‘nutriente’ è classificato come pericoloso e tossico per l’ambiente dalla Environmental Protection Agency e l’Unione europea, eppure ancora si erge come ingrediente principale in molti prodotti. Se simili ‘ingredienti’ sono collocati su tutte le etichette, ci si può aspettare di leggere in futuro anche “ mercurio” o “cadmio”. Il seleniato di sodio può essere naturalmente presente in molti alimenti come noci brasiliane, semi di senape e prodotti freschi.
Il problema sorge quando la tossicità del ‘nutriente’ viene isolata e separata dalle altre centinaia o migliaia di fattori noti e sconosciuti negli alimenti quali enzimi, gliconutrienti, minerali, ecc.
Il selenio trovato all’interno di prodotti alimentari hanno effettivamente dimostrato di prevenire le malattie, mentre la forme biologicamente inerti utilizzati nei prodotti hanno l’effetto completamente opposto sull’organismo.


PERCHÉ È PERMESSO L’UTILIZZO DELLA FORMA TOSSICA DEL SELENIATO DI SODIO È UN MISTERO
Ma c’è una buona ragione per cui le aziende ed i produttori lo utilizzano: è a buon mercato e poco costoso.
Pur essendo commercializzato con orgoglio sulle etichette dei prodotti vitaminici, il seleniato sodio ha dimostrato di causare problemi riproduttivi e di sviluppo sia negli animali e nell’uomo.
Alcuni prodotti contenente questo veleno sono One-A-Day della Bayer, prodotti per la nutrizione infantile della Nestlé ed il famoso Multicentrum, commercializzato dalla Pfizer. Questo multivitaminico molto popolare è in realtà un enorme miscuglio di ingredienti nocivi e tossici, screditando ulteriormente quelli che giurano per la sua sicurezza ed efficacia.

Tratto da: ecplanet .com

sabato 28 gennaio 2012

I farmaci contro la cefalea alimentano il mal di testa





Chi soffre di mal di testa da molto tempo se ne sarà accorto sicuramente: Ad un certo punto i farmaci contro la cefalea che si prendono smettono di fare effetto. O almeno è ciò che sembra. A fare luce sul fenomeno ci pensa uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Besta di Milano con quelli dell’università statunitense di Memphis: a causa di una alterazione che si viene a sviluppare nel malato, i farmaci smettono di curare ed iniziano ad alimentare il mal di testa.
Essenzialmente si parla di una scoperta di tipo tecnico che verrà presto pubblicata sulla rivista di settore Journal of Headache, e che rischia davvero di cambiare l’approccio che milioni di persone in tutto il mondo attuano nel confrontarsi con la cefalea. L’abuso di farmaci per combattere il mal di testa infatti porterebbero ad una alterazione dei sistemi cerebrali di controllo del dolore. Un azione così radicata possibile da riscontrare anche sotto una particolare tipologia di risonanza magnetica, la SPM8.
È in quel momento che la cefalea cambia connotazione e viene riconosciuta a livello internazionale come “medication overuse headache(MOH), comunemente definita nel nostro paese come cefalea da abuso farmacologico. Fino ad ora si trattava di una patologia “tratteggiata” basata solamente sui racconti dei singoli malati. Grazie a questa ricerca italoamericana ora è possibile avere delle prove. Ciò che è necessario sottolineare riguarda le cellule nervose poste in esame: non muoiono, ma si incorre ad una riduzione delle loro capacità di funzionamento. Basta sospendere quel particolare farmaco del quale si è abusato per vedere sparire tale “intossicazione” nel giro di 6 mesi.
Lo studio sembra trovare implicita conferma dallo studio del Centro Cefalee del policlinico universitario di Modena pubblicato su Journal of Headache & Pain: gli scienziati si sono infatti accorti che proprio coloro che abusano di farmaci contro il mal di testa sviluppano degli stati di allodinia, ovvero soffrono di dolore anche nel portare avanti azioni semplici come quelle del pettinarsi e del lavarsi.

Tratto da: http://www.naturopataonline.org

giovedì 19 gennaio 2012

Antinfiammatori e cortisone naturale







Dato l’alto utilizzo che viene fatto di cortisone per utilizzo medico, per le più svariate patologie, spesso arrecando gravissimi danni alle persone che lo assumono, ho pensato bene di iniziare da quì.
Una cosa che i farmacisti i dottori e sopratutto le case farmaceutiche sanno benissimo, è che il ribes nigrum è un cortisone naturale molto potente, che non dà controindicazioni, e che sarebbe alla portata di tutti.
Il ribes è un arbusto che denominiamo comunemente “frutti di bosco”, ne esistono differenti varietà, compreso il bianco, ma è il ribes nigrum (nero) quello che ci interessa.
Assunto sotto forma di tintura madre, bisogna prenderne dalle 30 alle 60 gocce per volta, varie volte al giorno o al peggiorare dei disturbi. In generale ogni volta che il dottore vi prescrive il cortisone, potete curare il disturbo col ribes nigrum in modo più efficace, duraturo e senza gli effetti collaterali disastrosi che il cortisone comporta.
Il ribes nigrum (tintura madre a parte che trovate in erboristeria ma anche farmacia) si può trovare come pianta in ogni vivaio che tiene piante da orto e fiori, e se avete un giardino lo potete piantare lì, ma anche in un bel grosso vaso da rose se avete un terrazzo.
L’utilizzo dei frutti fresci come alimentazione consente all’organismo di avere sempre una minima quantità di antiinfiammatorio in circolazione nell’organismo, lasciando magari alla tintura madre il compito di intervenire in situazioni più gravi.
Si possono anche preparare pomate che avranno un effetto “cortisonico” come le pomate chimiche che ci vengono comunemente prescritte, si può usare con un aerosol per inalazioni (diluito con un po di acqua), in generale si possono trovare in rete le informazioni sulla preparazione di pomate.

CURCUMA La curcuma è una pianta la cui radice viene usata come spezia in alcune culture gastronomiche di altri paesi, è disponibile in estratto secco della radice, è segnalato coem un ottimo sostituto del cortisone anche esso.
La difficoltà di stilare una lista di medicine naturali per disturbi sta nel fatto che spesso una pianta, copre varie tipologie di medicine, rendendo complicato appunto cercare di dividerle in settori, si sceglie perciò quella che è lòa sua funzione riconosciuta più efficace e provata e si citano in seguito le altre caratteristiche.
ltre quindi all’azione antinfiammatoria della curcuma, cito alcuni altri suoi utilizzi, antitumorale, anti alzheimer, anti allergica, immunoregolatore, stimolante della secrezione biliare e della digestione.

Per uno spunto di ricerca su questi due rimedi naturali e anche altri sostituti del cortisone vi rimando a questo link
http://www.eurosalus.com/lettere/lettere/ci-sono-cure-alternative-ai-cortisonici-nel-trattamento-delle-patologie-autoimmuni.html
Fonte
Marek Sheran

Immunologo di fama mondiale condanna i vaccini

Chi ha fatto almeno 5 vaccini anti-influenzali tra il 1970 e il 1980 è 10 volte più esposto al morbo di Alzheimer di colui che ne ha subiti solo uno o due, ha affermato il Dr. Hugh Fudenberg, uno dei leader mondiali in immunologia e genetica.
“Ciò è dovuto all’alluminio e al mercurio che quasi ogni vaccino anti-nfluenzale contiene. Il graduale accumulo di alluminio e mercurio nel cervello porta a disfunzioni cognitive”, ha detto il dr.Fudenberg. Visto che i vaccini anti-nfluenzali non hanno avuto molto beneficio ha raccomandato di evitarli.
Il Dr.Fudenberg ha aggiunto che i vaccini influenzali contengono molte sostanze chimiche tossiche e invece di stimolare il sistema immunitario lo rendono più debole aumentando la probabilità di essere contagiati con l’influenza. Ha detto che i vaccini incidono negativamente sugli organi interni in particolare sul pancreas e l’influenza stagionale potrebbe sviluppare nelle persone con gravi malattie autoimmuni il diabete, il morbo di Addison, l’artrite, l’asma, la sindrome Guillian-Barre, l’epatite, la malattia di Lou Gehrig, il lupus e molte altre. Alcuni vaccini possono anche infliggere invalidità e dolori a vita.
Il Dr.Fudenberg ha affermato che non vi è stata una campagna massiccia sul significato delle vaccinazioni contro l’influenza e spegare che non aveva alcun beneficio perché il Governo Federale (americano) aveva stipulato un contratto del valore di 400 milioni dollari con la GlaxoSmithKline per la fornitura di 50,4 milioni di dosi deivaccino H1N1;  solo il 50% circa dello stock è stato usato.

FONTE
H. Hugh Fudenberg, MD: Curriculum Vitae

martedì 17 gennaio 2012

Gastriti in aumento a causa dei farmaci



gastrite

L'aumento dei casi di gastrite, registratosi negli ultimi anni a livello mondiale, è dovuto all'abuso di farmaci, non soltanto gli antibiotici e i medicinali su prescrizione medica ma anche i prodotti da banco (antinfiammatori e analgesici utilizzati in diverse situazioni).

Uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Liverpool evidenzia come negli ultimi 10 anni è quasi scomparso il batterio Helicobacter Pylori, fino a poco tempo fa il principale sospettato nei casi di gastrite. Crescono, viceversa, le gastriti dovute all'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, impiegati anche come analgesici e antipiretici.

“L'uso della cosiddetta 'aspirinetta', ovvero dell'acido acetilsalicilico a dosi inferiori ai 325 milligrammi al giorno per la riduzione del rischio cardiovascolare, è in continuo aumento e forse questo può in parte spiegare i nostri dati – ha spiegato Crispin Musumba, il coordinatore della ricerca –. Il 57 per cento del campione di pazienti con gastrite che abbiamo analizzato usava regolarmente farmaci antinfiammatori non steroidei, uno su tre prendeva l'aspirinetta. L'infezione da Helicobacter l'abbiamo verificata in un numero inferiore di soggetti: appena un'ulcera gastrica su tre è positiva al batterio”.

Alessandro Armuzzi, gastroenterologo del Complesso Integrato Columbus all’Università Cattolica di Roma, conferma che “le lesioni gastriche da antinfiammatori stanno effettivamente diventando un problema, perché spesso i pazienti li assumono pensando che, trattandosi di farmaci da banco, siano sostanzialmente privi di rischi. Non è così, e chi li prende per lunghi periodi dovrebbe sempre associare i gastroprotettori”.



Tratto da: www.eurosalus.com

lunedì 16 gennaio 2012

Parafarmacisti: 'liberalizzare tutti i farmaci di fascia C'





Liberalizzate i farmaci di fascia C”. Tutti. Perché solo in questo modo si può avere una vera liberalizzazione del farmaco, dunque una reale concorrenza e prospettive concrete di sconti e risparmi per i cittadini. Se la bozza di decreto in circolazione fosse invece confermata, si avrebbe “il fallimento per legge” delle parafarmacie. Le parafarmacie, infatti, dovrebbero competere con quasi 5500 nuove farmacie senza avere la disponibilità di vendere quei medicinali che da anni chiedono di poter dispensare: i farmaci di fascia C con obbligo di ricetta e a carico del cittadino.

È quanto denunciano il Coordinamento nazionale delle parafarmacie, il Forum nazionale parafarmacie, l’ANPI (Associazione nazionale parafarmacie italiane) e il MNLF (Movimento nazionale liberi farmacisti) in una conferenza stampa nel quale affermano che, dall’unione del decreto Salva Italia di dicembre con la bozza di decreto in circolazione in questi giorni, si dovrebbe dire addio a 8 mila posti di lavoro, 600 milioni di investimenti, sconti sul prezzo dei farmaci pari a 500 milioni di risparmi annui per i cittadini.

“Siamo d’accordo con l’apertura di nuove farmacie – afferma Massimo Brunetti dell’ANPI in relazione alla previsione di abbassare il quorum a 3000 abitanti per farmacia – ma è necessario che sia presente un canale alternativo alla farmacia, in condizione di fare concorrenza su prodotti quali i farmaci di fascia C con obbligo di ricetta, perché solo questo dà vantaggi ai cittadini e ci mette in grado di competere”.

Sostiene Brunetti:  “Quello che lamentiamo, sulla bozza di decreto in circolazione, è che il combinato disposto fra il primo decreto di dicembre e quello che oggi leggiamo decreterebbe la fine della parafarmacia. Come esito del primo decreto, avremmo poco più del 2% di farmaci a disposizione per concorrere con la farmacia. Con l’ultimo, avremmo oltre 5000 nuove farmacie con cui concorrere. Noi chiediamo non di togliere l’apertura delle farmacie – per noi il quorum dovrebbe abbassarsi fino a 2500 abitanti – ma avere a disposizione i farmaci di fascia C, che ci consentono di creare concorrenza con la farmacia”.

Come esito dell’intervento del Parlamento sul provvedimento originario di dicembre, c’è infatti un potenziale declassamento di una quota di farmaci di fascia C con obbligo di ricetta. Dalla liberalizzazione sono stati esclusi subito i farmaci relativi agli ormoni, come la pillola anticoncezionale, gli iniettabili e le benzodiazepine. Poi, con le attese indicazioni dell’Aifa su altri farmaci (quali le pomate), su un bacino complessivo di farmaci del valore di 3,3 miliardi di euro, alle parafarmacie – questa la denuncia – rimarrebbe una percentuale intorno al 25% del globale di farmaci di fascia C a ricetta ripetibile, pari a 500 milioni di euro, ma condivisi con le farmacie. La “fetta” rimanente alle parafarmacie sarebbe di 50 milioni di euro. “Una concorrenza sul niente”, chiosa Brunetti.

Secondo i parafarmacisti, l’effetto del provvedimento così come si sta perfezionando sarebbe quello di “togliere dalla distribuzione del farmaco il canale alternativo e concorrente alla farmacia, mantenendo per quest’ultima l’esclusività della vendita dei farmaci”. Nonostante il decreto Salva Italia prevedesse la possibilità di introdurre sconti sui farmaci di fascia C con obbligo di ricetta, “nessuno fa lo sconto”, denuncia Giuseppe Scioscia del Forum farmacie non convenzionate. Questo accade proprio perché non c’è concorrenza sul canale alternativo.

Sostiene Scioscia: “Non siamo farmacisti figli di un Dio minore. Siamo farmacisti a tutti gli effetti. I nostri esercizi, sia quelli in strada sia i corner della grande distribuzione, hanno gli stessi controlli delle farmacie. Chiediamo di poter dispensare tutti i farmaci di fascia C”. Da questa liberalizzazione del farmaco, ipotizzando uno sconto medio che vari dal 10% al 15%, si stimano da 330 milioni a 500 milioni di euro di risparmi annui per i cittadini.

Tratto da:  http://www.informasalus.it

lunedì 9 gennaio 2012

Farmaci con paracetamolo: rischio asma e allergie per i bambini



L'assunzione di paracetamolo - sostanza che si trova in molti antidolorifici in genere somministrati per tosse, raffreddore e febbre -  può essere associata nei bambini allo sviluppo di asma e allergie. Questo è quanto emerso da uno studio  della Otago University di Wellington pubblicato sulla rivista Clinical and Experimental Allergy.

"La scoperta principale - ha spiegato Julian Crane, lo scienziato che ha coordinato lo studio  - è che i bambini che hanno utilizzato il paracetamolo prima di aver compiuto 15 mesi (il 90 per cento) hanno il triplo di probabilita' in piu' di diventare sensibili agli allergeni e il doppio di probabilita' in piu' di sviluppare i sintomi come l'asma a sei anni rispetto ai bambini che non hanno utilizzato il paracetamolo. Tuttavia, allo stato attuale - ha continuato Crane - non sappiamo il perche' di questo. Abbiamo bisogno di studi clinici per verificare se queste associazioni siano causali o meno, e per chiarire l'impiego comune di questo farmaco".
Il problema, secondo lo studioso, è che “il paracetamolo e' stato dato molto liberamente ai bambini piccoli”.


Tratto da: http://www.informasalus.it

mercoledì 4 gennaio 2012

Vaccini sperimentati su bambini poveri: in Argentina muoiono 14 neonati

Un tribunale argentino ha condannato l'azienda farmaceutica Glaxo Smith Kline (GSK) e a due suoi medici a pagare un risarcimento di 180mila euro per la sperimentazione di vaccini su dei neonati di famiglie povere. I test sono costati la vita a 14 piccoli. Gli esperimenti sono stati effettuati tra il 2007 ed il 2008 in tre città del nord ovest del Paese.

La multinazionale americana aveva contattato alcune famiglie molto povere per proporre la sperimentazione di due vaccini sui loro neonati. I due composti sarebbero serviti per contrastare la polmonite acquisita e l’otite acuta. Nei mesi successivi alla sperimentazione 14 neonati sono morti.

Il laboratorio ed i due medici hanno opposto ricorso ad una prima sanzione. Oggi, tuttavia, il giudice Marcelo Aguinsky l'ha confermata ribadendo le indagini del Dipartimento nazionale su medicine, alimenti e tecnologie mediche (Anmat) secondo cui gli esperimenti sono stati effettuati con numerose irregolarità.

La GlaxoSmithKline ha reso noto in un comunicato che farà appello anche per questa sentenza in quanto le famiglie coinvolte “erano a conoscenza degli esperimenti come prevede la legge” e che, tra Argentina, Panama e Colombia, ne sono stati già realizzati per lo stesso scopo “circa 14.000”.

 di Alessia Ferla
Tratto da:  http://www.informasalus.it

mercoledì 2 novembre 2011

Vaccino antinfluenzale: 300.000 dosi ritirate dal mercato per gli effetti collaterali

300.000 dosi di vaccino antinfluenzale stanno per essere ritirate dal commercio nelle farmacie e negli ambulatori di mezza Europa. L’allarme arriva dalla MHRA, l’agenzia per la regolamentazione dei medicinali e prodotti sanitari del Regno Unito ed il farmaco incriminato è il Prefucel, con particolare riferimento ad un lotto distribuito il mese scorso. In seguito alle ultime vaccinazioni una vasta percentuale di pazienti ha lamentato mal di testa affaticamento e dolori muscolari, effetti collaterali comuni anche ad altri vaccini per combattere l’influenza, ma non con percentuali così alte di segnalazioni.
Il farmaco in questione, realizzato attraverso una tecnologia cellulare innovativa era stato approvato come vaccino per l’influenza stagionale lo scorso Marzo ed una ricerca scientifica pubblicata anche su The Lancet ne aveva confermato sia l’effettiva validità che la sicurezza. Ora si legge in una nota:
“C’è stata segnalazione di eventi avversi più alta del previsto, dopo la somministrazione di questo lotto. Il vaccino non deve più essere utilizzato e gli stock rimanenti devono essere restituiti al fornitore originario attraverso i normali canali”
Benché il lotto incriminato sia uno solo, si consiglia di non somministrare nessun altra confezione di questo vaccino ed in caso di dubbi o particolari reazioni avverse il paziente deve rivolgersi al proprio medico curante.
E’ chiaro che questa notizia può scatenare il panico, ma le autorità sanitarie spiegano che non ci sono rischi per le persone già vaccinate con Preflucel: i sintomi sono gli stessi delle altre vaccinazioni antinfluenzali, si sono manifestati subito e sono scomparsi in pochi giorni. Il richiamo è solo una misura precazionale che dimostra un’ulteriore sicurezza nei sistemi di controllo.

Il farmaco è indicato per gli adulti con più di 18 anni e per gli anziani (categoria a rischio per i quali è fortemente indicata la vaccinazione), ma ha una particolarità: a differenza dgli altri, può essere somministrato anche alle persone affette da allergia all’uovo, in quanto realizzato com metodiche cellulari. Ha un’efficacia che tocca l’80% della copertura. Va ricordato inoltre che è solo uno dei 13 diversi vaccini contro l’influenza utilizzato per proteggere le persone contro l’influenza stagionale.

Tratto da: http://www.medicinalive.com/

sabato 15 ottobre 2011

ADHD: somministrazioni "facili" di psicofarmaci ai bimbi in Italia






Testimonianza della mamma di un bambino distratto e agitato a scuola: “All’ASL di San Donà di Piave mi hanno prescritto metanfetamine dopo una visita di neanche mezz'ora, proponendomi solo lo psicofarmaco e senza neanche informarmi dei potenziali effetti collaterali, eppure il mio bimbo non era grave”.

Poma (Giù le Mani dai Bambini): "E' necessaria un’immediata ispezione del Ministero presso questo centro pubblico che spaccia psicofarmaci ai bambini come fossero caramelle”. Nonnis (Neuropsichiatria di Roma): “Sapevamo di abusi, ma in USA, evidentemente il mal costume è arrivato da noi”.  Binetti (Camera Deputati): "Ho presentato un'interrogazione urgente al Ministro: è necessario valutare la revoca immediata delle autorizzazioni ai centri che non seguono le direttive"

Pubblicata oggi da “Giù le Mani dai Bambini®”
il più rappresentativo Comitato per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org) l'intervista alla mamma di un bambino distratto a scuola, agitato e lievemente sopra la norma, cui sarebbe stato prescritto un potente psicofarmaco (la metanfetamina Ritalin®) alla prima visita e senza illustrarne i potenziali effetti collaterali. Le linee guida per l'ADHD (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione) redatte dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che  prevedono procedure accurate, l’utilizzo del farmaco solo nei casi limite e comunque affiancato da terapie non farmacologiche – sarebbero quindi state violate dai vertici sanitari della neuropsichiatria di una delle più importanti ASL di riferimento nel nord-Italia per la cura di questi disturbi. La mamma in questione, che si era recata dal Dott. Dino Maschietto, neuropsichiatra infantile a capo del team della ULSS 10 di Dan Donà di Piave (VE), afferma infatti: "Il medico mi disse che dubitava che con qualsiasi altra tecnica mio figlio di 10 anni avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, e quindi non mi ha proposto alcuna terapia alternativa allo psicofarmaco, il tutto dopo una visita durata non più di mezz’ora, e senza fare al bimbo alcun esame medico se non la compilazione di questionari e qualche test". Anche l'informativa sugli effetti collaterali – obbligatoria per legge quando si parla di questi discussi prodotti farmaceutici – pare essere stata trascurata: "No, non mi sono stati illustrati in alcun modo i possibili rischi del farmaco o gli effetti collaterali", ha affermato la signora, che ha fornito al Comitato i propri dati anagrafici completi.

Luca Poma, giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini® ha commentato così l’intervista: “Non posso che augurarmi che prima della reale somministrazione dello psicofarmaco si sarebbero fatti altri esami, ma certamente il perfezionamento di una diagnosi così delicata in mezz’ora lascia esterrefatti. E ancora più sconcertante è che non sia stata fatta una previsione di terapia non farmacologica, dato che si trattava di un caso di disagio lieve: la mamma è stata congedata avendo come unica possibile risposta la medicalizzazione del problema di comportamento del Suo bimbo, e questo è molto grave”. Il Comitato ha avviato delle verifiche sul territorio della penisola, perché dalle segnalazioni pervenute quello di San Donà parrebbe non essere l’unico caso di prescrizioni disinvolte in strutture pubbliche nel nostro paese.

Sono perplesso – commenta Enrico Nonnis, Dirigente di neuropsichiatria infantile all’ASL di Roma – sembra quasi che certe malepratiche americane siano arrivate anche da noi. E’ evidente che una diagnosi in mezz’ora è cosa poco seria, ed è altrettanto evidente che sono stati violati gli standard, che per casi non gravi come quello raccontato da questa mamma richiederebbero interventi inizialmente non farmacologici, e comunque il farmaco puo essere indicato come soluzione solo dopo una valutazione estremamente accurata e sempre con terapie non farmacologiche associate”.

Sentito per e-mail, Pietro Panei
responsabile nazionale del Progetto ADHD presso l'Istituto Superiore di Sanità ha scritto: “Nel caso di inosservanza dei protocolli, quindi di somministrazione di farmaci senza concomitanti terapie psico-sociali e/o mancata acquisizione del consenso informato in modo adeguato ed esaustivo, operiamo un richiamo al Centro, e nel caso di sopravvenuta mancanza di uno o più requisiti per l’accreditamento segnaliamo il caso alle Autorità regionali per valutare il ritiro dell’accreditamento. Come estrema-ratio, potremmo anche impedire al centro l’accesso al registro dell’ADHD disattivando le chiavi elettroniche”.

In risposta alla gravità del caso, l'On. Paola Binetti (UDC) ha presentato un’interrogazione urgente al Ministro della Salute On. Ferruccio Fazio, in cui chiede quali iniziative il dicastero intenda sollecitare presso l’AIFA per ottenere la revoca dell’accreditamento dell’ULSS 10 e l’individuazione sul territorio di un’ASL più attenta nell’applicazione delle linee guida obbligatorie. “Il problema comunque è a monte – ha dichiarato Binetti – perché – e lo dico da neuropsichiatria infantile prima ancora che da parlamentare - se vogliamo davvero evitare il riproporsi da noi delle follie successe negli Stati Uniti, dove milioni di bambini assumono psicofarmaci ogni giorno, il Ministro dovrebbe aumentare i fondi a disposizione dell’Istituto Superiore di Sanità per il monitoraggio anti-abuso sul territorio, inserendo nel Registro nazionale di controllo non solo i due psicofarmaci attualmente monitorati, il Ritalin della Novartis e lo Strattera della Eli Lilly, bensì tutti gli psicofarmaci somministrati ai bambini italiani, perchè – ha concluso la Parlamentare
quando si parla dei nostri bimbi la prudenza non è mai troppa”

Tratto da: http://www.scienzaeconoscenza.it/

Farmaci: Unione Europea chiede informazioni più chiare

Stop in Europa alla pubblicità dei farmaci venduti esclusivamente con obbligo di ricetta medica e nuove regole per soddisfare la richiesta dei pazienti europei di essere meglio informati sui medicinali che assumono. Il nuovo approccio deciso dalla Commissione europea e illustrato dal commissario alla sanità Jhon Dalli fa seguito alla richiesta del Parlamento europeo di garantire ai pazienti informazioni “obiettive e imparziali”.

Dalli ha spiegato che l'obiettivo è quello di “porre in primo piano i diritti, gli interessi e la sicurezza dei pazienti”. Le nuove regole pongono inoltre “all'industria farmaceutica l'obbligo di fornire certe informazioni chiare ai pazienti e fissano regole chiare in tema di informazioni addizionali volontarie sui medicinali soggetti a prescrizione, oltre a rafforzare il controllo dei medicinali autorizzati”.

Le informazioni ai pazienti vengono limitate a quelle riportate sull'etichetta e sul foglietto illustrativo, a quelle relative ai prezzi e alle prove cliniche, oltre alle istruzioni per l'uso. Per quanto riguarda i canali, le informazioni delle imprese sui loro formaci potranno essere riportate su siti internet ufficialmente registrati e, qualora specificatamente richieste dai cittadini, le informazioni potranno essere messe a disposizione via stampa. Non sarà tuttavia consentita una loro pubblicazione sui media a stampa d'indirizzo generale.

Le informazioni inoltre devono soddisfare criteri qualitativi riconosciuti. Ad esempio, non devono essere parziali; devono rispondere alle esigenze e alle aspettative dei pazienti; basarsi su evidenze scientifiche, essere fattualmente corrette, non fuorvianti e comprensibili e in linea di principio verificate dalle autorità competenti prima della divulgazione. Viene rafforzato inoltre il sistema di farmacovigilanza europeo.

Le proposte, che passano ora al Parlamento e al Consiglio Ue, sono state adottate dalla Commissione anche alla luce dello scandalo scoppiato in Francia del farmaco anti-fame Mediator che avrebbe provocato la morte di diverse persone.



Tratto da: http://www.informasalus.it

venerdì 23 settembre 2011

Vaccino antinfluenzale e convulsioni. Quest'anno inizia male





Partiamo dai VAERS (Vaccine Adverse Events Reporting System) che sono registri ufficiali internazionali che raccolgono i dati dei possibili accidenti intervenuti a seguito e a causa delle diverse vaccinazioni. 
Troppo spesso, chi cerca di definire le vaccinazioni assolutamente innocue dimentica di fare riferimento a queste strutture ufficiali purtroppo veridiche e basate su dati che semmai potrebbero essere sottostimati piuttosto che il contrario. La critica pesante spesso rivolta al mio articolo sui rischi da vaccinazione deve solo confrontarsi con i dati ufficiali e trarne gli spunti utili per difendere se stessi e i propri figli. 
Quest'anno c'è una novità grave. L'Australia ha iniziato a vaccinare fin da febbraio-marzo scorso i suoi bambini, con lo stesso vaccino trivalente utilizzato nella scorsa stagione influenzale ma quest'anno il numero di reazioni gravi alla vaccinazione è nettamente cresciuto. Già lo scorso anno la FDA statunitense aveva rilevato un netto incremento di questi eventi nei bambini minori di due anni, ma evidentemente questo aspetto non è stato granché preso in considerazione come possibile pericolo dai vari scienziati e dai vari ricercatoridei singoli Servizi Sanitari mondiali. 
Così quest'anno i bambini australiani sono stati i primi a vedere effetti avversi dalla ripetizione del vaccino. Cosa può determinare questi elementi? Magari la ripetizione stessa dell'uso dell'adiuvante del vaccino H1N1 (che è dentro al trivalente). Personalmente definii un rischio l'uso di quell'adiuvante in virtù delle ricerche già esistentisul tema e scrissi un articolo in cui spiegavo perché io non mi sarei mai vaccinato contro l'H1N1.
Molti ricercatori (gli stessi che giuravano sulla letalità dell'influenza suina) dissero che quell'adiuvante era assolutamente innocuo ma il sistema immunitario funziona per fortuna imparando a conoscere il nemico nelle diverse occasioni e la ripetizione dello stimolo immunogeno potrebbe essere corresponsabile di queste reazioni.
I dati dell'FDA relativi alla scorsa stagione invernale confermano l'aumento delle convulsioni con l'uso del vaccino Fluzone (il trivalente) ma continuano a ribadire l'uso della vaccinazione nei bambini superiori ai 6 mesi di età, senza cambiare alcuna delle raccomandazioni esistenti. 
Nella pagina del CDC (Center for Disease Control and Prevention, di Atlanta) viene segnalato che l'aumento di convulsioni è maggiormente visibile in bambini che ricevano contemporaneamente la vaccinazione antinfluenzale trivalente e la vaccinazione antipneumococcica.
Il 23 aprile scorso la disposizione australiana ad evitare la vaccinazione antinfluenzale per i bambini fino ai 5 anni è passata da regionale a nazionale e ha come è ovvioportato a reazioni impprtanti da parte delle lobby coinvolte. A fronte delle notizie di tipo sanitario preoccupate sugli effetti non descritti del vaccino è partita una campagna di stampa (chissà da chi supportata?) indicante il possibile caos ospedaliero causato dalla miriade di bambini non vaccinati che si sarebbero ammalati di influenza suina H1N1...
Io continuo a difendere il diritto di tutti a scegliere consapevolmente le proprie forme di terapia, ma ormai si ha la sensazione che le notizie sanitarie (ovviamente per chi può permetterselo) siano sostenute principalmente da lobby di interesse commerciale e la ricerca della verità diventa ogni giornopiù difficile.  
Personalmente, nel caso di bambini sani e perfettamente in grado di affrontare l'influenza H1N1 che anche quest'anno sarà dominante proseguiro nell'indicare modalità di prevenzione antinfluenzale diverse da quelle della vaccinazione.

di Attilio Speciani

Tratto da: www.eurosalus.com

Il marketing della malattia





Se la “medicina dell'informazione” è il massimo esempio di comunicazione in un sistema societario biologico (quello delle cellule dell'organismo umano), viceversa, “l'informazione in medicina” costituisce l'esempio tipico non proprio edificante del mancato funzionamento di tale scambio di notizie. L'informazione (o meglio la disinformazione) sanitaria è un Moloch ormai manifesto che gestisce un sistema nevralgico dell'organismo società in modo poco corretto e sotto il peso delle lobby economiche e dei poteri forti.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un proliferare di campagne mediatiche condotte ad hoc per indirizzare l'opinione pubblica verso il consumo di determinati farmaci, vaccini o test diagnostici di cosiddetta prevenzione. A fronte delle campane suonate a martello che gridano al pericolo di questa o quella malattia, sono ormai assolutamente “trasparenti” e di pubblico dominio le dinamiche puramente economiche che regolano queste operazioni di marketing aggressivo da parte delle azienda farmaceutiche.
Il nocciolo della questione sta, infatti, nella relazione medici e istituzioni sanitarie da un lato e case farmaceutiche dall'altro. La professione medica dovrebbe essere svincolata da input di origine economica e da interessi di sorta.

Salute: una questione di marketing
Le industrie di farmaci investono più in marketing che in ricerca e tendono inesorabilmente a occultare i risultati delle ricerche se non a pilotarli direttamente. Il caso del Vioxx, il farmaco antidolorifico ritirato dal mercato per i suoi devastanti effetti collaterali, occultati per anni dall'azienda produttrice, è un caso emblematico del prevalere della sete di denaro sull'etica medica. Ma ce ne sono molti altri: come Zyprexa, psicofarmaco per il quale la casa produttrice Eli Lilly è stata condannata a vari risarcimenti miliardari (per prescrizioni off label ed effetti collaterali del farmaco come induzione di pensieri suicidi e diabete).
Il settore della sanità è uno dei settori economici più importanti al mondo. La Fortune 500 List, l'elenco delle 500 maggiori aziende economiche del mondo, ha riportato che nel 2002 il volume di incassi delle 10 maggiori aziende farmaceutiche superava quello delle altre 490 imprese della lista.
Nel 2004, i guadagni di una sola compagnia, la Pfizer, furono di 11 miliardi di dollari. Nell'ultimo trimestre del 2009 la Novartis, che produce tra gli altri farmaci il vaccino contro l'influenza di tipo A, ha guadagnato il 54% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (2,32 miliardi di dollari) (1). Incassi di questo tipo non possono che generare un potere che va oltre quello che è comprensibile affidare a un'impresa economica in un paese cosiddetto democratico.

I farmaci “me too”
I guadagni smisurati sono spesso motivati con costi eccessivi, dovuti secondo le aziende stesse, agli investimenti per lo sviluppo di nuovi farmaci. Ma anche queste sono informazioni false. Solo il 14% delle entrare annue di un'azienda farmaceutica viene reinvestito nella ricerca. Nel marketing invece si investe ben il 30,8% (2). Le aziende sono quindi più interessate a vendere quello che hanno (qualsiasi cosa sia, vedi Vioxx) che a scoprire o migliorare nuovi farmaci. Più che su nuovi medicinali la produzione delle case farmaceutiche si concentra sui farmaci cosiddetti “me too”, ossia molecole già disponibili sul mercato e di cui si ha la pretesa di proporne una versione migliorata. Questi farmaci in realtà sono solo una fonte più sicura di business. L'industria del settore non è per nulla innovativa come vogliono farci credere. Secondo Marcia Angell, medico ed ex direttrice del New England Journal of Medicine, una delle riviste mediche più prestigiose al mondo, i farmaci “me too” sono il 77% dei farmaci approvati annualmente ed è stato dimostrato che solo il 14% di essi significa un miglioramento effettivo nel trattamento (3). Per straordinario che possa sembrare, negli ultimi anni sono apparsi sul mercato pochissimi farmaci importanti e di nuova concezione ed essi sono tutti provenienti da ricerche realizzate nelle università, presso piccole compagnie biotecnologiche e centri pubblici di ricerca come i National Institutes of Health statunitensi (4).

Informatori scientifici del farmaco o scaltri venditori?
Il sistema si regge quindi sulla complicità cosciente o inconsapevole dei medici.
I medicinali vengono proposti negli studi medici dagli informatori scientifici inviati dalle multinazionali del farmaco con capillare copertura. Le campagne di promozione sono mirate precipuamente al personale medico e paramedico, dato che le compagnie sono consapevoli che tutto parte dalle prescrizioni delle ricette e dal passaparola tra i pazienti sui medicinali più “in voga” che il medico affermato di turno prescrive e consiglia. Per accattivarsi le simpatie e la disponibilità cerebrale dei medici, le industrie produttrici organizzano per loro congressi e corsi di aggiornamento e riversano sul personale sanitario premi e privilegi di varia natura che possono andare da penne e oggetti di valore a viaggi, vacanze o compensi in denaro (5).
Il fenomeno è gigantesco, è risaputo anche dall'uomo della strada e lo hanno affrontato varie riviste mediche importanti come il British Medical Journal. Tuttavia il meccanismo disinformante continua a proliferare e il sistema di produzione e vendita dei farmaci non muta. Come è possibile?

L’approvazione dei farmaci: come funziona?
Sicuramente una delle cause a monte sta nella procedura di approvazione dei farmaci stessi a livello governativo e internazionale.
Negli Stati Uniti vengono approvati molti farmaci delle grandi aziende “della salute” che poi invadono i mercati mondiali. L'ente federale di approvazione di questi farmaci è la Food and Drug Administration (FDA). Nel 1992 negli Usa è stata approvata una legge, il Prescription Drug User Fee Act, che mette l'FDA sul libro paga delle industrie farmaceutiche. Essa infatti autorizza tali industrie a pagare delle user fees per accelerare l'approvazione dei farmaci. Le cifre versate dalle multinazionali del farmaco hanno negli anni raggiunto la metà delle entrate effettive dell'FDA, con la dipendenza di quest'ultima dalle prime che possiamo immaginare (6). A partire dal 2005 queste entrate ammontano a circa 260 milioni di dollari l'anno (7). Dall'istituzione di questa legge l'FDA ha implementato il personale addetto alle procedure di approvazione dei farmaci di circa un migliaio di unità. Metà dei dipendenti complessivi dell'FDA è costituito da questo personale pagato dalle industrie (8). Eppure è risaputo che la velocizzazione dell'approvazione di una molecola solitamente comporta maggiori errori e una possibilità maggiore che farmaci pericolosi raggiungano il mercato. In effetti nel decennio successivo al Prescription Drug User Fee Act sono stati ritirati negli USA ben 13 farmaci, una cifra record, e tuttavia solo dopo aver causato centinaia di morti (9). La vicenda successiva del Vioxx è notoriamente peggiore. Il Vioxx (Rofecoxib), noto farmaco antinfiammatorio ritirato nel 2004, avrebbe causato 27.785 morti per infarto del miocardio solo negli Usa. E un articolo comparso sul The New England Journal of Medicine, afferma che questa caratteristica iatrogena non è esclusiva di questo medicinale, ma dell'intera classe degli inibitori COX-2, e cioè comprenderebbe anche Celecoxib (Celebrex), Valdecoxib (Bextra) e Parecoxib (Dynastat) (10).



di Valerio Pignatta










Note
(1) Pierson, Ransdell e Krauskopf, Lewis, “J&J results top views but forecast weighs”, Agenzia Reuters, 26 gennaio 2010. Cfr. http://www.reuters.com/article/2010/01/26/us-johnsonandjohnson-idUSTRE60P3DK20100126.
(2) Brody, Howard, Hooked. Ethics, the medical profession and the pharmaceutical industry, Rowman & Littlefield Publishers, Plymouth UK, 2008, p. 87.
(3) Angell, Marcia, Farma & Co. Industria farmaceutica: storie straordinarie di ordinaria corruzione, Il Saggiatore, Milano, pp. 79-80.
(4) Angell, Marcia, “Health policy, pharmacy and pharmacology talks at Winsconsin School of Medicine and Public Health”, 2007. Cfr. http://videos.med.wisc.edu/videoInfo.php?videoid=940/.
(5) Martín, Moreno S., “Ética de la prescripción. Conflictos del médico con el paciente, la entidad gestora y la industria farmacéutica”, in Medicina Clínica, vol.116, n. 8, 2001, pp. 299-306. Cfr. http://www.elsevier.es/es/revistas/medicina-clinica-2/etica-prescripcion-conflictos-medico-paciente-entidad-gestora-15291-articulos-especiales-2001.
(6) Angell, Marcia, Farma & Co, cit., p. 172.
(7) Loc. cit.
(8) Loc. cit.
(9) Loc. cit.
(10) Solomon, S.., McMurray, J., Pfeffer, M., Wittes, J., Fowler, R., Finn, P., Anderson, W., Zauber, A. et al., “Cardiovascular risk associated with celecoxib in a clinical trial for colorectal adenoma prevention” in The New England Journal of Medicine, vol. 352 (11), 2005, pp. 1071–1080.


Tratto da Scienza e Conoscenza n. 37.


domenica 11 settembre 2011

Farmaco antifame Mediator: 300 denunce per truffa aggravata





 Entro la fine di settembre l'Associazione in difesa delle vittime del farmaco Mediator (Avim) intende depositare circa 300 denunce per  truffa aggravata contro la casa farmaceutica Servier.

L'Avim, ha spiegato il suo presidente Dominique Michel Courtois, accusa i laboratori Servier di aver mentito sulle caratteristiche del medicinale, presentato come antidiabetico ma venduto ugualmente come farmaco antifame.

Oggi due grandi quotidiani francesi hanno rivelato che due ricercatori della Servier quest'estate avrebbero spiegato ai giudici che il Mediator presentava le caratteristiche di un antifame più che di un antidiabetico, e che queste peculiarità sarebbero state dissimulate di proposito per non compromettere il mercato dei diabetici.

Il professore Jean Charpentier, che aveva redatto lo studio destinato ad ottenere l'autorizzazione per la messa in vendita sul mercato (AMM) nel 1973, ha spiegato ai giudici - secondo il resoconto verbale ottenuto dai giornali - che la dissimulazione era stata fatta "con lo scopo di ottenere l'autorizzazione". Charpentier avrebbe confermato che il suo rapporto è stato modificato per sopprimere qualsiasi riferimento all'effetto anti-fame del Mediator oltre che la sua parentela chimica con le anfetamine.

"Tutto ciò non fa che confermare ciò che già sapevamo sul Mediator", ha dichiarato Courtois "che vi è stata una truffa, ne sono persuaso dal primo giorno". La magistratura ha aperto a dicembre un'inchiesta sullo scandalo Mediator, fabbricato dai laboratori Servier. Il medicinale è un antidiabetico che molto pazienti hanno assunto con l'unico scopo di dimagrire, subendo conseguenze cardiache. Tale farmaco è stato prescritto a circa cinque milioni di francesi, tra il 1976 e il 2009, data in cui ne è stata vietata la vendita. Avrebbe provocato la morte di centinaia di persone, tra 500 e 2000.
Secondo rivelazioni pubblicate dal quotidiano Liberation, su questa vicenda ha fortemente influito il ruolo del produttore Servier, seconda casa farmaceutica francese dopo Sanofi-Aventis. In un 'fax confidenziale' del 22 marzo 1996 emerge che l'azienda avrebbe tentato di 'far tacere' i medici troppo critici nei confronti dell'Isomeride, un altro farmaco prodotto dal laboratorio francese e venduto negli Usa dalla società Wyeth. «Esistono altri Mediator?» si chiedeva il quotidinao Le Monde. Secondo l'Afssaps (l'Agenzia francese per la sicurezza dei farmaci) scriveva il giornale, ci sono almeno altri 76 farmaci sotto esame in Francia.

Tratto da: www.informasalus.it