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domenica 23 marzo 2014

Tosse: calmala con la natura


La tosse spesso comincia al mattino con qualche colpetto isolato e poi nel corso della giornata si acutizza. In alcuni casi, però, si accanisce di notte. Ricordiamolo: non è una malattia, ma un meccanismo spontaneo di difesa, uno “strumento” attraverso il quale ci si libera della polvere, delle sostanze irritanti e del catarro. Ma può essere anche il segnale di una malattia in atto: influenza, laringite, asma... Sono tanti i metodi di curanaturali da provare prima di ricorrere ai farmaci.

Senza tregua dopo l’influenza
L’influenza è guarita, ma sei stanca e assediata dalla tosse giorno e notte. Prova a calmarla così:
  • Bevi 4 o 5 volte al giorno un infuso di timo ottenuto versando in una tazza di acqua calda un cucchiaino di foglie e fiori secchi lasciati in infusione per 5-10 minuti. Il timo è un efficace antimicrobico, antibiotico e mucolitico grazie alla presenza di oli essenziali ricchi di fenoli.
  • Fai un paio di volte al giorno dei suffumigi con infuso di menta piperita, aggiungi 5 gocce di olio essenziale in una bacinella d’acqua bollente e inala per una decina di minuti.
  • Non dimenticare, 4 volte al giorno, 20 gocce di tintura madre di issopo, un’erba che attrae molto le api e agisce come antivirale e potente espettorante.
  • Sì a un cucchino di miele la mattina sciolto nel tè o nel cappuccino: contiene sostanze con una spiccata azione battericida, disinfetta le prime vie aeree prevenendo e contrastando la tosse.

Secca, insistente e sibilante
Spesso è dovuta a fattori irritanti come le polveri o ai virus (Rinovirus, Adenovirus, Herpesvirus). Ottima in questi casi l'Altea, riattivatore immunitario. Dosaggio: capsule da 400 mg per 6 volte al dì o 30 gocce di tintura 5 volte al giorno.
Associa anche dell sciroppo di ciliegie selvatiche: per le dosi è bene seguire le raccomandazioni dei produttori.

Vinci quella grassa
Il classico “tossone”. Il consiglio è quello di bere tanti liquidi, specialmente acqua, tè, brodi, che aiutano la secrezione del muco.
Assumi più volte al giorno un infuso di zenzeroPreparazione: grattugiare la radice di zenzero fresca, aggiungerla in una tazza d’acqua bollente insieme a una presa di chiodi di garofano in polvere e cannella. Gli oli essenziali dello zenzero ricchi di sesquiterpeni sfiammano, la cannella e i chiodi di garofano contribuiscono a prosciugare l’eccesso di muco.
Vieni a trovarci su facebook: https://www.facebook.com/pages/Laltra-medicina/172480396117917?ref=hl
Tratto da: http://www.piusanipiubelli.it/tosse-calmala-con-natura.htm

domenica 12 maggio 2013

ALLERGIE DI PRIMAVERA, COME RISOLVERLE IN MODO NATURALE.


In primavera sbocciano i fiori e le allergie che causano sintomi come asma, rinite e congiuntivite allergica. Come curare le allergie di primavera in maniera naturale?
In primavera arrivano puntuali le allergie che colpiscono un numero sempre maggiore di persone. Le allergie più comuni sono quelle dovute ai pollini o daspecie erbacee che fioriscono in tarda primavera.I sintomi, se si è fortunati, si limitano a starnuti, prurito al naso e occhi rossi che lacrimano; il più delle volte però si assistono a fenomeni di asma, congiuntivite allergica e senso di spossatezza generale.
Fortunatamente però, anche in questo caso la natura può darci dei rimedi efficaci per rafforzare il sistema immunitario e alleviare i sintomi dell’allergia.

I rimedi naturali per le allergie

1) Ribes nero
Uno dei rimedi più efficaci e più utilizzati contro le allergie è il Ribes Nero.
Di questa pianta per curare le allergie sono maggiormente indicate le foglie e legemme. Il Ribes Nero stimola la produzione del nostro cortisone naturale con proprietà antinfiammatorie e antistaminiche, agendo sia a livello cutaneo che a livello respiratorio. La dose per il macerato glicerico di Ribes Nero è di 40/50 gocce in poca acqua da assumere 2 o 3 volte al giorno.
2) Echinacea
L’echinacea può essere un valido aiuto per aumentare e migliorare le difese immunitarie a patto che si sia certi di non esserne allergici. L’ Echinacea infatti, può scatenare a sua volta una reazione allergica in quanto appartenente alla famiglia delle Asteraceae.
3) Manganese
Il manganese è l’oligoelemento più indicato per le manifestazioni allergiche, sia a livello respiratorio sia a livello cutaneo. La dose è di 2 fiale alla settimana. Le fiale vanno prese lontano dai pasti e non bisogna assumere liquidi o pasti nei successivi 10/15 minuti.

Alimentazione per ridurre i sintomi dell’allergia

L’alimentazione svolge un ruolo importantissimo nella cura e nella prevenzione di allergie. Ci sono cibi che possono ridurre i disagi provocati dall’allergia. Quali sono?
Innanzitutto è bene consumare cibi ricchi di magnesio per ridurre al minimo la produzione di istamina. Il magnesio è presente in buone quantità nelle noci,mandorlefagioli, verdure a foglia verde e banane.
Aglio e cipolla sono due potenti antistaminici naturali e andrebbero consumati regolarmente nel periodo di massimo rischio.
Consumare alimenti ricchi di vitamina C. Secondo uno studio scientifico, infatti, consumare 500mg al giorno di vitamina C aiuta ad alleviare i sintomi dell’allergia e libera le cavità nasali.
Per non peggiorare la situazione invece, evitare il consumo di zuccheri raffinati, di alcolici, di insaccati, di formaggi molto stagionati e di bevande o cibi ricchi di coloranti naturali. Inoltre cibi come mele, pesche, ciliegie, meloni, kiwi e pomodori possono aumentare gli effetti dell’allergia. E’ bene quindi osservare quali sintomi crea ognuno di questi cibi e, se necessario, eliminarlo dalla dieta per il periodo di maggior rischio per chi soffre di allergia.
Attenzione alla pulizia di casa: ricordate di pulire più spesso la casa per tenerla priva di polvere o polline, toglietevi le scarpe prima di entrare in casa e lavate più spesso i vestiti.
Tisana per rafforzare il sistema immunitario:
Il sistema immunitario è il nostro scudo biologico contro l’attacco da parte di agenti patogeni esterni. Lo stress, alcune patologie, l’uso eccessivo di antibiotici e fattori ambientali particolari (freddo, umidità, cambio di stagione, eccessiva esposizione solare), può indebolire le difese naturali, l’organismo diviene quindi più suscettibile alle infezioni e scatta la necessità di rafforzare il sistema immunitario.
Ingredienti:
  • Echinacea Angustifolia radice 
    50%
  • Astragalo 
    30%
  • Timo 
    10%
  • Rosmarino 
    10%

Procedimento:

  • Fai bollire un pentolino d’acqua;
  • Quando l’acqua bolle aggiungi 1 cucchiaio pieno del mix di erbe e lascia bollire per 2 minuti;
  • Spegni il fuoco e lascia in infusione per 10 minuti;
  • Travasa l’infuso in una tazza (filtrando le erbe) e bevi.
  • Puoi prepararne 1 litro da bere anche a temperatura ambiente. In tal caso prendi 20 grammi del mix di erbe in 1 litro di acqua e procedi come scritto sopra.
Bere 1 tazza al mattino a digiuno per almeno 15/20 giorni, seguiti da 10 giorni di pausa.

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martedì 14 febbraio 2012

I rimedi naturali contro la sinusite


sinusite__1La sinusite è un'infiammazione dei seni paranasali che, anche in forme lievi, può causare sintomi molto fastidiosi per la quotidianità, come mal di testa e senso di pressione sul viso. Nelle sue forme più gravi, croniche o ricorrenti, si cura con antibiotici, antiinfiammatori e cortisone, ma nelle forme più lievi si può sanare anche con rimedi naturali e fitoterapici
In particolare, per la cura della sinusite si rivela molto efficace il sistema dei suffumigi. All'acqua bollente da inalare si devono aggiungere alcune gocce degli oli essenziali più indicati per alleviare questo tipo di disturbo, tra cui il timo, il rosmarino, il pino silvestre, il Niaouli e la lavanda. L'essenza considerata in assoluto la più performante contro la sinusite è però l'eucalipto, dal profumo molto intenso e aromatico e dalle virtù balsamiche, fluidificanti, espettoranti, e antisettiche. Per suffumigi e aerosol esistono anche in commercio cocktail di diverse essenze, come la Miscela Sinusite di Erboristeria Magentina, composta di olio essenziale di eucalipto, menta, rosmarino, timo bianco e mirto.
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Oltre ai vapori, gli oli essenziali hanno altri modi di impiego nella cura della sinusite (anche se il metodo dei suffumigi si rivela spesso il più efficace); ad esempio, si può versare un mix di diverse essenze nell'acqua calda della vasca da bagno, o un bouquet di alcune gocce in un fazzoletto di stoffa da portare sempre con sè e da annusare strategicamente in momenti diversi della giornata - ad esempio durante il lavoro e la scuola, quando non è possibile cimentarsi nelle inalazioni di vapore. 
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Un altro metodo veloce per assorbire le benefiche virtù degli oli essenziali è versarne qualche goccia su un cotton fioc e inserirlo delicatamente nella narice, non prima di averlo unto di olio di jojoba per evitare di irritare le mucose. 
I metodi del fazzoletto e del cotton fioc consentono di beneficiare delle virtù degli oli essenziali ma non della vaporizzazione, aspetto fondamentale della cura alla sinusite. Se siete fuori casa tutto il giorno potrete cercare di combattere il senso di oppressione con una tazza di tè bollente (magari alla menta) cercando di esalare i vapori mettendo le mani a coppa tra l'apertura della tazza e il vostro volto: non è certo efficace come un suffumigio o un bagno bollente ma potrà comunque alleviare il fastidioso sintomo.
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Per fluidificare il muco è poi utile bere molto durante il giorno. In questo senso l'optimum sono le tisane, e le erbe più indicate sono piantaggine, liquirizia, finocchio, anice o salvia. La tisana balsamica va insaporita con un abbondante cucchiaio di miele, notoriamente caratterizzato da forti qualità espettoranti. Altro metodo efficace per la cura della sinusite sono le acque termali; se nei casi gravi di sinusite sono consigliate permanenze prolungate presso le terme, nei casi meno acuti le acque termali (Tabiano e Sirmione sono forse le più note) si possono assumere tramite inalatori. Questi prodotti si possono acquistare in farmacia come anche gli inalatori di acqua di mare; se dovete ancora andare in vacanza o avete in programma qualche weekend settembrino al mare potete anche effettuare gli sciacqui direttamente in mare, naturalmente solo quando l'acqua è molto pulita e limpida. Se soffrite di sinusite ricorrente potrete poi portarvi a casa una bottiglia di acqua di mare da utilizzare durante l'inverno. 
Il tea tree oil, prodotto naturale multitasking e curativo di qualche decina di malanni, viene in aiuto anche contro la sinusite. In questo caso bisogna spalmarlo direttamente sulle parti doloranti massaggiando con i polpastrelli per circa un minuto.


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Tratto da:  http://www.girlpower.it

giovedì 9 febbraio 2012

Posidonia Oceanica: scoperto nel Mediterraneo l'organismo più longevo del mondo



posidonia_oceanica

La posidonia, uno dei più comuni tipi di piante marine del Mediterraneo ha una memoria molto antica. Un gruppo di esperti portoghesi ha infatti trovato un grande banco appartenente alla specie Posidonia oceanica, tra Formentera e Ibizia, nelle Baleari. Dopo gli esami del DNA queste ultime si sono rivelate molto longeve: circa 200 mila anni.
In realtà, si tratta di una stima che va dagli 80 mila ai 200 mila anni. La ricerca condotta dal team di ricerca guidato da Sophie Arnaud-Haond dell'Università di Algarve, ha dunque riportato alla luce un'antichissima pianta che era sicuramente emersa prima dell'ultima glaciazione, quando il livello del mare era 100 metri più basso rispetto a quello attuale.


Una lunga, lunghissima vita. Ma sappiamo bene che tali specie sono a rischio nel Mediterraneo, dove stanno diminuendo molto velocemente a causa dei cambiamenti climatici e delle reti a strascico. Sopravvissute alle glaciazioni ma distrutte dall'uomo. Da brividi, soprattutto se si riflette sul fatto che tali organismi hanno bisogno di 600 anni per riprodursi fino a coprire una superficie di 80 metri quadri.
Ma la ricerca è riuscita ad evidenziare alcune peculiarità di questa pianta marina. Secondo gli esperti, "la dimensione massima e l'età che gli organismi clonali possono raggiungere sono elementi ancora poco conosciuti, anche se sappiamo che i più grandi cloni naturali posso estendersi per centinaia o migliaia di metri e potenzialmente vivere per secoli. Abbiamo fatto una revisione dei risultati fino ad oggi, ed essi rivelano che le stime dell'età e delle dimensioni massime riportate in letteratura sono in genere limitati dalla scala di campionamento, e spesso si finisce per sottovalutare l'età massima e le dimensioni degli organismi clonali”.
Grazie a tale ricerca, è stato possibile attestare la presenza di cloni marini dalla crescita lenta, come la Posidonia oceanica, su scale spaziali che vanno da pochi metri a centinaia di chilometri, come hanno spiegato gli autori della ricerca su PlosOne, utilizzando microsatelliti su 1544 unità di campionamento da un totale di 40 sedi differenti in tutto il Mar Mediterraneo.
Questa analisi ha rivelato la presenza, con una prevalenza dal 3,5 al 8,9%, di cloni di grandi dimensioni fino a 15 chilomentri. Utilizzando infine le stime provenienti da studi sul campo e da modelli di crescita clonale effettuati in precedenza sulla Posidonia oceanica, è stato stimato che tali cloni di grandi dimensioni potrebbero risalire ad un periodo che si avvicina a “centinaia di migliaia di anni”.
Francesca Mancuso


Tratto da: greenme.com

venerdì 27 gennaio 2012

Erba Mate: tutti i benefici e come gustarla al meglio





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L’Erba Mate (altresì detta Erva Mate, Yerba Mate o Cimarrón) è una pianta sempreverde originaria del Brasile e del Paraguay, ma diffusa anche in altre regioni del Sudamerica. A partire dalle foglie del suo albero, che può raggiungere svariati metri d’altezza, è possibile ricavare l’omonima bevanda, della quale le popolazioni dell’America Meridionale apprezzano da secoli le numerose proprietà benefiche. Si dice, ad esempio, che Ernesto Che Guevara assumesse un infuso di foglie di Erba Mate per curare i disturbi causatigli dall’asma.
Studi scientifici hanno recentemente confermato gli effetti positivi sulla salute dell’esotica bevanda. Pare infatti che i principi attivi in essa contenuti siano in grado di debellare le cellule cancerogene responsabili del tumore al colon, portandole letteralmente alla morte. Le ricerche sono state condotte da un gruppo di esperti dell’Università dell’Illinois ed i relativi risultati sono stati pubblicati dalla rivista scientifica "Molecular Nutrition and Food Research".
L’infuso di Erba Mate è inoltre ricco di polifenoli, che ne garantiscono una benefica azione antiossidante sulle cellule del nostro organismo. La sua assunzione viene consigliata nel caso si sia alla ricerca di una bevanda energizzante alternativa al caffè e priva di effetti collaterali. L’Erba Mate contiene infatti una sostanza simile alla caffeina, la mateina, che dalla sua parente più nota avrebbe però ereditato esclusivamente proprietà positive e che sarebbe dunque  in grado di regalare al nostro corpo ed alla nostra mente un’immediata sensazione di benessere e rilassatezza, a cui non conseguirebbero palpitazioni o senso d’agitazione.
Assumere un infuso di Erba Mate alla sera potrà essere utile per aiutare l’organismo a recuperare le energie perdute nel corso della giornata. Questa bevanda inoltre è adatta come dopopasto, date le sue note proprietà digestive, in grado di favorire l’attività di stomaco ed intestino. Essa è in grado di stimolare efficacemente la diuresi, rivelandosi dunque utile nel caso si abbia la necessità di facilitare l’eliminazione dei liquidi in eccesso ed il lavoro dei reni. Tale caratteristica la rende indicata per la prevenzione della formazione di calcoli. L’infuso di Erba Mate funziona da stimolante per una corretta attività dell’apparato cardiocircolatorio.
Per i suoi effetti sazianti, l’Erba Mate è spesso indicata come coadiuvante completamente naturale nelle diete dimagranti. Si reputa inoltre che possa aiutare la nostra mente a ritrovare la concentrazione perduta. Ciò la rende un toccasana sia per gli studenti che per tutti coloro che svolgono professioni che richiedono il mantenimento di un livello di attenzione sempre molto elevato.
Le foglie dell’Erba Mate in Sudamerica vengono ancora lavorate come richiede la tradizione. Dopo la raccolta, esse vengono lasciate essiccare al sole per ventiquattro ore. Segue una procedura di sminuzzamento effettuata tramite uno speciale mulino. Dopodiché l’Erba Mate risulta pronta per essere utilizzata. La bevanda può essere preparata come un normale tè, lasciando cioè in infusione per alcuni minuti le foglie in acqua bollente e filtrando il liquido subito dopo.
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In alternativa, è possibile assumere la bevanda seguendo uno speciale rituale, proprio così come esso veniva praticato dagli Indios della tribù dei Guaranì, che ne sono considerati gli scopritori. In tal caso sarà necessario avere a propria disposizione uno speciale contenitore, il matero, ed una apposita cannuccia, la bombilla. Tramite questi strumenti, dopo aver coperto le foglie di Erba Mate con dell’acqua bollente ed aver atteso alcuni minuti, vi sarà possibile sorbire l’infuso senza doverlo filtrare e senza dunque eliminare le foglie. L’ Erba Mate, originale, biologica e pronta all’uso, può essere reperita presso  le botteghe del Commercio Equo e Solidale.

Marta Albè

Tratto da: www.greenme.com

sabato 21 gennaio 2012

Come abbassare la febbre con rimedi naturali


La febbre diventa quindi la risposta del nostro sistema immunitario a tali aggressioni, cioè è il mezzo di difesa che l’organismo adotta per combattere l’infezione dei microbi. Specie nella stagione fredda, le cause più comuni della febbre sono proprio queste infezioni, quali ad es. raffreddore ed influenza, tipiche malattie dovute a virus, oppure faringite e bronchiti, che invece sono dovute a batteri. Durante l’infiammazione vengono prodotte alcune sostanze (citochine) che hanno l’effetto di provocare il dolore, il che spiega perché la febbre è quasi sempre accompagnata da dolori alla testa e/o dolori muscolari. Finché l’aumento di temperatura è contenuto, proprio per non privare l’organismo di questo importante mezzo di difesa, la terapia più adatta è il riposo accompagnato da alcune norme comportamentali, igieniche ed alimentari, quali ad es. consumare pasti leggeri ricchi di vitamine e di sostanze minerali (frutta e verdure), astenersi da fumo e alcool, evitare di tenere gli ambienti troppo caldi, prendere bagni di qualche grado al di sotto della temperatura corporea, bere molta acqua per compensare la disidratazione dovuta alla febbre, bere qualche tisana con specifiche attività terapeutiche, ottime quelle della nonna qui proposte.

La febbre di per sé non è una malattia ma una risposta ad una malattia, cioè è il sintomo di un’alterazione dei parametri fisiologici dell’organismo, dovuta, nella maggioranza dei casi, ad aggressioni di virus o batteri. 


Alchemilla (o Erba stella o Erba ventaglia): la pianta possiede molteplici virtù, ha proprietà astringente, antisettica, antinfiammatoria, antispasmodica, antiemorragica, cicatrizzante, diuretica e depurativa. Si utilizzano le foglie o le parti aeree. L’infuso (2 – 4 g di foglie essiccate in una tazza d’acqua bollente), di cui se ne bevono fino a 3 tazze al dì lontano dai pasti, è indicato nei casi di dismenorrea, ipermenorrea, emicrania, dolori reumatici, febbre, forme lievi di diarrea e di coliti con tendenza diarroica, Il decotto (1 g di parti aree essiccate in una tazza d’acqua) può essere utilizzato per fare sciacqui o gargarismi nei casi di infiammazioni del cavo orale (gengiviti, tonsilliti, faringite, raucedine) oppure per fare impacchi allo scopo di frenare emorragie, detergere ferite, donare elasticità alla pelle e combattere le smagliature. La pomata di alchemilla, per uso esterno, può servire per calmare le irritazioni degli organi genitali femminili.
   
Cardo santo: per abbassare la febbre si dimostra particolarmente efficace l’infuso fatto con 5 g di fiori e foglie in 200 ml d’acqua bollente. E’ consigliabile non superare l’assunzione di 3 – 4 tazze al dì, in quanto il principio amaro contenuto (cnicina) ad alte dosi può causare conati di vomito.




Centaurea minore (o Erythraea centaurium, nota anche come scaccia febbre): è efficacissimo il decotto preparato con 15 – 30 g di cime fiorite tagliuzzate in 1 litro d’acqua, far bollire per 15 – 20 min, lasciare intiepidire 10 min, filtrare spremendo bene il residuo, dolcificare a piacere con zucchero o miele. Assumere alla dose di 2 tazzine al dì, una la mattina e l’altra la sera. E’ il miglior antipiretico naturale nostrale, dopo la genziana.



Echinacea: la radice di questa pianta ha una marcata attività immunostimolante (favorisce i meccanismi di difesa mediante una maggiore produzione di anticorpi), antinfiammatoria e cicatrizzante (combatte le infezioni e rigenera le cellule per la guarigione delle ferite), antitossica (aiuta le funzionalità di fegato e reni per l’eliminazione delle tossine), antibiotica e antivirale (combatte la proliferazione dei batteri e dei virus), per cui i suoi preparati sono particolarmente indicati nella cura di raffreddori, bronchiti, influenza, febbre, infezione delle vie aeree, dermatiti, herpes, infezioni del tratto urinario. In commercio sono reperibili diverse prodotti di tale pianta (radice), quali: estratto secco, tintura, capsule, pomata, crema, triturato di radice secca, ecc. La nonna preparava il decotto (30 – 50 g di radice secca triturata in 1 litro d’acqua), da assumere alla dose di 2 – 3 tazze al dì. Le applicazioni di pomata o di crema sono utilissime per il trattamento delle affezioni cutanee di tipo infiammatorio con rischio di infezioni, come ulcere, ferite, ustioni, dermatiti, herpes (infezione causata dal virus Herpes simplex che compare generalmente sulle labbra sotto forma di vescicole contenenti liquido sieroso, che dopo l’infiammazione si asciugano e formano una piccola crosta giallastra), punture di insetti (aiutano a neutralizzare il veleno e ne evitano la diffusione) ed hanno un’efficace azione cosmetica sulla pelle in quanto sono depurative, rassodanti, antirughe, antismagliature. Sempre per uso esterno, vanno bene anche gli impacchi e le lozioni che utilizzano il decotto preparato per uso interno.

Farfaro (o Tussilago farfara): le foglie ammorbidite in acqua calda e poste sul petto tolgono il calore e la febbre.





Genziana: è una pianta che, oltre alle ben note proprietà digestive, ha un’eccezionale attività febbrifuga, specie nei casi di febbre intermittente, conosciuta sin dall’antichità. Molte sono le preparazioni che si possono usare, i cui ingredienti sono facilmente reperibili in commercio. La nonna consiglia i seguenti preparati con la radice secca sminuzzata: il decotto (2 g in 100 ml d’acqua, da far bollire mezz’ora), di cui berne 2 tazzine al giorno, suddivise eventualmente in 4 somministrazioni; il macerato in vino (3 g  in 100 ml di vino, da far macerare almeno 4 ore), di cui berne 2 bicchierini al giorno.

Limone: la scorza di limone torrefatta e ridotta in polvere, ingerita, è un efficace febbrifugo.





Salice bianco: la corteccia dei rami possiede dei derivati salicilici che hanno le stesse proprietà dell’aspirina (per questo motivo la pianta è detta l’albero dell’aspirina), per cui è efficace contro le malattie da raffreddamento, la febbre, il raffreddore, i dolori reumatici, i dolori articolari, l’artrosi. Si può utilizzare il decotto che si prepara facendo bollire per 10 min in 1 litro d’acqua 20 – 25 g di corteccia essiccata e frantumata; si lascia a bagno per 10 min; si filtra spremendo il residuo; se ne bevono 2 – 3 tazze al giorno di cui una prima di andare a dormire.


Sambuco: l’infuso dei fiori (3 g in 200 ml d’acqua bollente) da assumerne 1 tazza più volte al dì è un blando sudorifero in caso di febbre. Bene anche per in caso di raffreddamento.


Tiglio: l’infuso di tiglio (5 – 10 g di fiori in 200 ml d’acqua bollente), al quale si può aggiungere succo di limone e alcune foglie di arancio per migliorarne l’aroma e aumentarne l’efficacia, è un ottimo calmante e un blando sudorifero in caso di febbre. Da bere più volte al dì.


Trifoglio fibrino (o Menyanthes trifoliata o Trifoglione d’acqua): ha proprietà molto simili alla genziana e quindi i preparati di questa pianta sono particolarmente indicati come tonico-stimolanti della funzionalità gastrica e contro la febbre. Si prepara l’infuso di foglie, versando in una tazza d’acqua bollente un cucchiaio da dessert di foglie essiccate e sminuzzate, si lascia riposare coperto per 10 min, si filtra spremendo bene il residuo. Se ne prendono 2 – 3 tazze al giorno.

Come preparare uno sciroppo naturale


Lo sciroppo si ottiene introducendo il principio attivo della pianta officinale in uno sciroppo semplice, che è una soluzione acquosa zuccherina molto concentrata in acqua, preparata a caldo. Si può utilizzare indifferentemente sia dello zucchero che del miele (quest’ultimo però è da preferire), ad una concentrazione di almeno il 45%. Il gusto è molto dolce, la viscosità è elevata. L’alto contenuto di zucchero, oltre che per il gusto, serve per conferire allo sciroppo la stabilità, nel senso che le sue proprietà essenziali non devono cambiare per un lungo periodo di tempo ed inoltre a renderlo resistente alla crescita microbica.
Gli sciroppi si possono preparare a partire dalla Tintura Madre (TM) o dalla tisana (infuso o decotto).
□  Sciroppo con TM
Dosi: 500 g di miele;
         300 ml di acqua potabile, meglio se demineralizzata;
         TM nel rapporto 1:9.
Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Vi si versano poi i 300 ml di acqua e si mescola continuamente fino a ben amalgamare. Si lascia raffreddare. A freddo si unisce la TM nella proporzione 1:9, cioè 1 parte di TM e 9 parti di sciroppo.
□  Sciroppo con tisana
Dosi: 500 g di miele;
         300 g di tisana.
Procedimento: si mettono i 500 g di miele in un recipiente, si scalda a fiamma bassa o preferibilmente a bagnomaria, in modo da non superare i 40°C. Quando il miele è diventato liquido, si versano i 300 g di tisana e si mescola bene per amalgamare il tutto. Si lascia raffreddare e si imbottiglia a freddo. L’imbottigliamento a freddo evita che, a causa dei vapori che si produrrebbero sulle pareti più fredde del recipiente, si formi una porzione di sciroppo più diluita e quindi più facilmente attaccabile dai batteri.
Gli sciroppi si conservano a temperatura ambiente o preferibilmente in frigorifero, al riparo dalla luce. E’ sempre bene agitare prima dell’uso.
Sono generalmente somministrati alla dose di 10 – 30 ml, 2 – 3 volte al dì.

Come fare un decotto

                                                      Come fare un decotto (dr. Avoledo)



Decotto
Il decotto è un altro tipo di tisana che si utilizza per estrarre i principi attivi dalle parti più dure e resistenti della pianta officinale, quali radici, semi, corteccia e fusto, che sono poco termolabili.
Si segue tale procedimento: si immergono le parti selezionate e sminuzzate della pianta in acqua, si porta il tutto all’ebollizione a fuoco lento, si lascia bollire per un certo tempo (in genere da 10 a 20 min), poi si lascia intiepidire per circa 15 min e quindi si filtra spremendo bene il residuo (si può usare il normale colino). Si può dolcificare a piacere con zucchero o preferibilmente miele.
Per rendere ancora più efficace l’estrazione, sarebbe meglio se, prima della cottura, le parti sminuzzate della pianta si lasciassero macerare per due o tre ore nella stessa acqua a temperatura ambiente.
I decotti servono quindi ad estrarre principi attivi come mucillagini (proteine che aiutano le piante a trattenere l’acqua), tannini (composti polifenolici presenti nelle piante vascolari), oli amari o altri elementi poco volatili contenuti nelle parti più coriacee della pianta.
Solitamente il rapporto in peso tra le parti della pianta e l’acqua di cottura non è superiore 1:20, cioè non più di circa 5 g per ogni 100 ml di acqua.
I decotti, come gli infusi, possono essere conservati in frigorifero per max 24 ore, oppure conservati in termos per essere consumati durante il dì.
In genere un cucchiaino da dessert di decotto equivale ad un cucchiaio da minestra di infuso.

giovedì 19 gennaio 2012

Antinfiammatori e cortisone naturale







Dato l’alto utilizzo che viene fatto di cortisone per utilizzo medico, per le più svariate patologie, spesso arrecando gravissimi danni alle persone che lo assumono, ho pensato bene di iniziare da quì.
Una cosa che i farmacisti i dottori e sopratutto le case farmaceutiche sanno benissimo, è che il ribes nigrum è un cortisone naturale molto potente, che non dà controindicazioni, e che sarebbe alla portata di tutti.
Il ribes è un arbusto che denominiamo comunemente “frutti di bosco”, ne esistono differenti varietà, compreso il bianco, ma è il ribes nigrum (nero) quello che ci interessa.
Assunto sotto forma di tintura madre, bisogna prenderne dalle 30 alle 60 gocce per volta, varie volte al giorno o al peggiorare dei disturbi. In generale ogni volta che il dottore vi prescrive il cortisone, potete curare il disturbo col ribes nigrum in modo più efficace, duraturo e senza gli effetti collaterali disastrosi che il cortisone comporta.
Il ribes nigrum (tintura madre a parte che trovate in erboristeria ma anche farmacia) si può trovare come pianta in ogni vivaio che tiene piante da orto e fiori, e se avete un giardino lo potete piantare lì, ma anche in un bel grosso vaso da rose se avete un terrazzo.
L’utilizzo dei frutti fresci come alimentazione consente all’organismo di avere sempre una minima quantità di antiinfiammatorio in circolazione nell’organismo, lasciando magari alla tintura madre il compito di intervenire in situazioni più gravi.
Si possono anche preparare pomate che avranno un effetto “cortisonico” come le pomate chimiche che ci vengono comunemente prescritte, si può usare con un aerosol per inalazioni (diluito con un po di acqua), in generale si possono trovare in rete le informazioni sulla preparazione di pomate.

CURCUMA La curcuma è una pianta la cui radice viene usata come spezia in alcune culture gastronomiche di altri paesi, è disponibile in estratto secco della radice, è segnalato coem un ottimo sostituto del cortisone anche esso.
La difficoltà di stilare una lista di medicine naturali per disturbi sta nel fatto che spesso una pianta, copre varie tipologie di medicine, rendendo complicato appunto cercare di dividerle in settori, si sceglie perciò quella che è lòa sua funzione riconosciuta più efficace e provata e si citano in seguito le altre caratteristiche.
ltre quindi all’azione antinfiammatoria della curcuma, cito alcuni altri suoi utilizzi, antitumorale, anti alzheimer, anti allergica, immunoregolatore, stimolante della secrezione biliare e della digestione.

Per uno spunto di ricerca su questi due rimedi naturali e anche altri sostituti del cortisone vi rimando a questo link
http://www.eurosalus.com/lettere/lettere/ci-sono-cure-alternative-ai-cortisonici-nel-trattamento-delle-patologie-autoimmuni.html
Fonte
Marek Sheran

martedì 17 gennaio 2012

Diete più facili con i fiori di Bach

Siete in difficoltà per diete difficili da seguire? Pensate costantemente al vostro peso e vi vedete brutti e grassi?  Questi ed altri problemi posso essere alleviati dai fiori di Bach.
Scoperti dal Dottor Edward Bach, le essenze di fiori sono oggi sempre più note, e prescritte con successo da mani esperte per numerose problematiche psico-fisiche.
A volte si ottengono discreti risultati anche con un'attenta autoterapia. Perché allora non provarle come supporto alle vostre diete o per trovare un miglior rapporto con il proprio grasso di troppo?
Ecco alcuni fiori consigliati:
White Chestnut: se la dieta o il nostro aspetto fisico è un pensiero continuo e a volte logorante.
Larch: se non ci si sente in grado di portare a termine un un programma dietetico.
Gentian: se ci scoraggiamo facilmente quando non riusciamo a perdere i chilli di troppo.
Pine: per i sensi di colpa che ci accompagnano se troppo spesso sgarriamo nella nostra dieta.
Mimulus: per la paura di non dimagrire o di ingrassare per ogni cosa che mangiamo.
Chestnut Bud: per imparare dai nostri errori dietetici.
Mustard: utile quando ci buttiamo sul cibo per soffocare le nostre tristezze non motivate.
Impatiens: se vogliamo perdere chili troppo in fretta senza aspettare il tempo giusto e necessarro.
Honeysuckle: se la nostra mente vive nel passato ricordando quando eravamo tonici e magri o belle e snelle.
Rock Water: se ci imponiamo regimi dietetici troppo rigidi.
Cherry Plum: per fame nervosa, fame non controllata.
Crab Apple: per persone che si vedono grasse o esasperano i loro difetti anche se sono minimi.
Elm: per la sfiducia momentanea di non riuscire a portare avanti una faticosa dieta.
Gorse: se si è persa la speranza di perdere i chili di troppo
Dimagrire e accettarsi con la floriterapia è più facile, ricordiamo però che l'autoterapia ha dei limiti, e che l'approccio alla floriterapia, resta comunque uno strumento di  pertinenza del medico esperto o dello psicologo.
Infatti, questa medicina complementare sfrutta tutte le sue potenzialità per i problemi  psico-fisici, seguendo un percorso più o meno lungo detto a “buccia di cipolla”, cioè lavorando via via su strati più profondi della personalità attraverso un processo di elaborazione che può durare diversi mesi e che prevede incontri a cadenza mensile dove con l'aiuto del floriterapeuta si possono di volta in volta valutare i risultati raggiunti.

Tratto da: www.eurosalus.com

Ipertensione essenziale: le cure alternative

Si stima che almeno il 30% della popolazione mondiale soffra d’ipertensione arteriosa. Ufficialmente nel nostro Paese gli ipertesi sarebbero tra i 15 e i 20 milioni, ma solo il 50-60 % sa di esserlo. Però ci sono anche parecchie persone che per errori diagnostici o per eccesso di medicalizzazione assumono farmaci inutilmente.

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Bacche di Biancospino
Una delle più temibili e devastanti conseguenze dell’ipertensione è certamente l’ictus: 200.000 casi l’anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% sono recidive. L’ictus causa il 10-12% di tutti i decessi per anno (rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) ed è la principale causa d'invalidità, con costi per il Sistema Sanitario Nazionale che variano da 6.2 a 14.4 miliardi di euro l'anno. Sempre in Italia, sono circa 900.000 il numero di soggetti che sono sopravvissuti ad un ictus, con esiti più o meno invalidanti. La tendenza ad avere la pressione alta è legata anche all’età, per cui con l’aumento della vita media anche l’incidenza di questa malattia è aumentata. Si stima che entro il 2025 aumenterà del 60%.
Per evitare tutte le conseguenze dovute all’ipertensione, il controllo dei valori pressori è fondamentale. Le nuove direttive europee per il controllo della pressione arteriosa confermano l’importanza di mantenere nella popolazione sana valori al di sotto di 140/90 mm Hg, mentre per quanto riguarda le persone affette da patologie a rischio cardiovascolare, come il diabete, consigliano valori ancora più bassi 130/80 mm Hg. Tuttavia, secondo alcuni bisognerebbe individualizzare maggiormente la terapia ed essere meno rigidi  nel caso degli anziani, in cui sembra che entro certi limiti il rialzo pressorio serva a irrorare meglio il cervello.

Quali sono i sintomi ed i campanelli di allarme?
Nella stragrande maggioranza dei casi l'Ipertensione Arteriosa non ha sintomi, il che la rende ancora più subdola. Cefalea, palpitazioni, vertigini, ronzii auricolari, disturbi del visus, astenia, impotenza possono essere i sintomi che consentono di svelare la malattia ipertensiva a chi non controlla la propria pressione. I campanelli d'allarme più drammatici sono le aritmie cardiache, gli attacchi transitori di ischemiacerebrale (TIA), epistassi, emorragia sottocongiuntivale. Secondo gli esperti, chi non è iperteso, dovrebbe controllarsi la pressione ogni sei mesi, ma se c’è familiarità (padre, madre, fratelli) allora i controlli devono essere tanto più frequenti quanto più aumenta l’età.

La cause
In oltre il 90% dei pazienti ipertesi la vera causa rimane sconosciuta. Probabilmente non esiste una causa univoca. I fattori che possono influire possono essere diversi e spesso agiscono in sinergia: età, razza, familiarità, massa corporea, alcool, sedentarietà, fumo, caffè, diabete, dieta, stress, ecc. Sicuramente lo stress, lo stile di vita influiscono non poco, altrimenti non si spiega come mai Milano è considerata la capitale italiana dell’ipertensione e nell’industriosa e frenetica Lombardia il 33% dei cittadini è ipertesa, quando la media nazionale è del 25%.
Anche il consumo abituale di alcuni farmaci può essere dannoso per la salute, come è stato dimostrato per  gli antinfiammatori non steroidei (FANS) (WDDTY - Vol: 5  Issue: 8  - UPDATES - JAMA September 1994).

Le terapie ufficiali
L’approccio terapeutico della medicina allopatica è tutt’altro che olistico. Una volta escluse cause organiche e fatta diagnosi di ipertensione primitiva l’unica preoccupazione è quella di tenere i valori pressori costantemente bassi. Un intervento largamente sintomatico. I farmaci impiegati sono diversi (ace-inibitori. beta-bloccanti, calcio-antagonisti, diuretici e inibitori dei recettori dell’angiotensina) e la terapia deve essere assunta per tutta la vita. Spesso può capitare che ad un primo farmaco, con il tempo, se ne aggiunga un altro e poi ancora un altro.
La terapia farmacologica è il più delle volte indubbiamente efficace ad abbassare i valori della pressione, ma non  sempre nel ridurre la mortalità da rischio cardiovascolare, come è stato dimostrato nel caso dell’impiego di calcio-antagonisti nelle donne in menopausa affette da ipertensione: l’assunzione del farmaco aumentava il rischio del 55%! (Journal of American Med Association, 2004, 15;292:2849-2859).
Infine, la mancanza di una visione “totale” del paziente fa spesso commettere alla medicina accademica l’errore di medicalizzare eccessivamente i pazienti, di impostare terapie intempestive in soggetti giovani e di non prendere in sufficiente considerazione altri aspetti della vita del paziente (alimentazione, stress, ecc.).
Oltre ai farmaci di sintesi
Premetto che quello che dirò non costituisce in nessun modo una prescrizione. L’ipertensione è una malattia seria e un’eventuale cura alternativa deve essere prescritta da un medico esperto, che sia in grado poi di valutarne gli effetti nel tempo. Spesso nelle persone giovani o di mezza età che hanno un’ipertensione agli esordi si ottengono straordinari risultati e il ricorso ai farmaci di sintesi è superfluo o può essere rimandato di diversi anni e addirittura evitato. Anche nei soggetti ipertesi che assumono farmaci da pochi anni è possibile ottenere ottimi risultati. Nei casi più refrattari, le cure naturali possono essere integrate con quelle chimiche, con il beneficio di ridurre nel tempo il carico di queste ultime.
E’ importante sottolineare il diverso approccio tra allopatia e la medicina naturale. L’allopatia, il più delle volte, oltre  alla pratica pastiglia  da assumere una volta al giorno non richiede troppi sacrifici e impegni da parte del paziente. Intendo dire che assumere l’antipertensivo è tutto quello che si deve fare. Sì, qualche vago consiglio sull’alimentazione, la raccomandazione di perdere peso ed evitare la vita sedentaria, ma nulla di più.
L’approccio olistico invece pone il paziente di fronte a tutti quegli aspetti della propria vita che possono in qualche modo aggravare la sua condizione morbosa e lo sprona ad operare effettivi mutamenti, siano essi sul piano pratico e materiale (alimentazione, lavoro, attività fisica, ritmi sonno/veglia, ecc.) sia su quello più interiore  e umano (meditazione, yoga, arte, lettura, spiritualità, rapporti sociali, ecc.). Quindi, l’approccio naturale all’ipertensione è necessariamente “integrato” e non si affida al solo farmaco.

Fitoterapia
Offre una serie di piante estremamente efficaci e tra le terapie naturali è forse quella che dà maggiori risultati nella cura dell’ipertensione.  Purtroppo, in tempi recenti molte di queste piante sono state letteralmente fatte scomparire dal mercato, seguendo una logica secondo la quale le piante che funzionano vanno eliminate per non turbare il mercato del farmaco allopatico multimiliardario. Per quanto riguarda la loro presunta tossicità, oltremodo esagerata, è decisamente, e di molte misure, inferiore ai comuni farmaci con cui abitualmente molti di noi volentieri si imbottiscono. Per altro, non si capisce come mai queste stesse piante sono state usate vantaggiosamente dall’uomo per migliaia di anni. Non c’è dubbio che in questi ultimi anni l’industria del farmaco chimico stia sferrando un poderoso attacco alle medicine naturali cercando di influenzare sia in America sia in Europa gli organismi preposti a regolamentare il mercato degli integratori e delle piante medicinali (Back-door laws against natural health. WDDTY, July 2007).

Vediamo adesso un elenco delle principali piante che abbassano la pressione. Attenzione, spesso vengono associate in formulazioni complesse, tra loro e con altre piante, per potenziare il loro effetto o per mitigare eventuali effetti indesiderati.
Rauwfolfia, Rauwolfia serpentina – la medicina Ayurvedica la utilizza da oltre 1500 anni, ma da tempo fa  anche della fitoterapia occidentale. E’ una delle piante più attive per l’ipertensione. Si utilizza la radice. Ha un’azione ipotensiva e sedativa.  Purtroppo non è più disponibile, neanche su ricetta medica (cosa a dir poco vergognosa), nel nostro Paese. Tuttavia, nella vicina Svizzera, dove non mi pare siano meno sensibili di noi per quanto riguarda la salute dei cittadini, è tranquillamente reperibile in farmacia.
Coleus, Coleus forskohlii – altra pianta della tradizione ayurvedica. Ha proprietà antipertensive, antiaggreganti piastriniche e vasodilatatrici. E’ divenuta famosa in Occidente dopo che un suo principio attivo, il forskohlin, è stato isolato per la prima volta nel 1970. A questo sono stati dedicati decine di lavori. Ha dimostrato di essere efficace in numerose condizioni patologiche, come l’infarto, il glaucoma e l’asma bronchiale. Il valore del Coleus per l’ipertensione sta anche nel fatto che possiede una certa azione antipiastrinica e quindi fluidifica il sangue e previene la trombosi. Anche questa meravigliosa pianta è stata tolta dal mercato.
Arjuna, Terminalia arjuna, - fa parte anch'essa della tradizione erboristica ayurvedica. Ha proprietà antianginose, cardiotoniche, antiaritmiche e sedative. Mantiene il sangue fluido. Dilata le coronarie, potenzia la circolazione, mantiene il tono e il benessere del muscolo cardiaco. Indicata per la prevenzione dell’infarto, ma è utilissima anche nel post-infarto.  Si usa la corteccia che, per altro,  è ricca di coenzima Q-10 (vedi oltre).
Cimicifuga, Actea racemosa – ha un’azione sedativa, antispasmodica e diuretica. Migliora la circolazione e riduce la pressione arteriosa. E' spesso impiegata con altre erbe.
Kudzu, Pueraria lobata – la radice di Kudzu è utilizzata in formulazioni erboristiche cinesi per l’ipertensione. Aumenta il flusso sanguigno coronarico e cerebrale, dilata i vasi periferici e inibisce l’aggregazione delle piastrine.
Pervinca, Vinca minor – Ha un’azione ipotensiva, spasmolitica, sedativa e attivatrice del microcircolo cerebrale. L’effetto ipotensivo dipende dalla diminuzione della resistenza vascolare periferica. Più spesso usata in fomule complesse.
Cardiaca, Leonurus cardiaca – Ha un’azione ipotensiva non marcata e per questo spesso è associata ad altre piante. Possiede anche un’azione sedativa cardiaca e antiaritmica. Si utilizza soprattutto nei disturbi cardiaci associati ad ipertiroidismo.
Biancospino, Crataegus oxyacantha e monogyna -  Ha un’azione antiaritmica, cardiotonica, coronarodilatatrice, sedativa  e ipotensiva. Le procianidine oligomeriche (OPC) hanno un’azione antiossidante a livello delle pareti vasali. C’è chi preferisce i fiori, ritenendoli più efficaci, altri invece usano le bacche. L'impiego costante di una tintura a base di bacche è considerto ottimo nei soggetti che hanno familiarità all'ipertensione. Previene anche l'aterosclerosi.
Vischio, Viscum album -  Si associa vantaggiosamente con il precedente. Ha un’azione vasodilatatrice, antispastica, ipotensiva e diuretica. Si usano le foglie.
Celidonia, Chelidonium majus -  Questa papaveracea ha un’azione spasmolitica, sedativa e rilassante la mucolatura liscia. Nella cura dell’ipertensione è usata in combinazione con altre piante.
Aglio, Allium sativum -  Numerosi studi clinici hanno dimostrato la sua positiva azione nella prevenzione del rischio cardiovascolare. Regolarizza la pressione arteriosa, previene la trombosi e la formazione delle placche aterosclerotiche. Il modo migliore è fare uso di aglio fresco, assumendo 2-4 spicchi al giorno, ma non tutti se la sentono. Comunque, in commercio esistono estratti secchi titolati che non danno problemi di alito.
Olivo, Olea europea – Di questa nota pianta si usano le foglie.  Ha un’azione ipotensiva, per dilatazione periferica, antiaritimica e diuretica.  L’effetto antipertensivo si ottiene in genere a dosaggi alti e comunque è meno marcato rispetto alle altre piante. Il più delle volte è impiegata in associazione con altre erbe.
Perla polvere ((Mukta Pishti) - non è un fitoterapico, ma viene inserito nelle preparazioni erboristiche ayurvediche. La polvere di perla è uno speciale preparato per la cura dell'ipertensione. Stabilizza le emozioni, calma la paura, riduce il senso di frustrazione, la collera ed è considerata un rigenerante tissutale.
Alle piante più spiccatamente antipertensive, se ne possono associare altre con azione complementare:
1. anticoagulanti o fluidificanti del sangue -  Zenzero, ginkgo biloba, angelica cinese, meliloto, ecc.
2. adattogene (contro lo stress, ansia, eccitazione, ecc.) -  Ashwagandha, luppolo, jatamansi, asparago racemoso, passiflora, valeriana, avena, bacopa, centella, melissa, ecc.
3. diuretiche -  Pilosella, tè di Giava, betulla, levistico, parietaria, prezzemolo, tarassaco, tribulus,  ecc.


Integratori
Magnesio – E’ un “calcio-antagonista” naturale ed è di fondamentale importanza per mantenere i giusti equilibri minerali a livello delle cellule delle pareti vasali. Ottimo come cura e come prevenzione nei soggetti a rischio. Da assumere quasi sistematicamente. Il suo effetto sulla pressione si manifesta pienamente dopo qualche settimana.
Coenzima Q-10 - Gioca un ruolo fondamentale nella trasformazione dei nutrienti in energia. Ogni singola cellula nel corpo necessita di questo fattore, ma le cellule dei tessuti a maggiore consumo enrgetico ne hanno più bisogno, come quelle del fegato, dei reni, del pancreas e del cuore. E’ un potente antiossidante e  ha dimostrato di essere efficace nel normalizzare la pressione sanguigna. Gli organi d’animali, come il fegato, il rene e il cuore, sono una fonte naturale eccellente di Q-10, ma si trova anche nei pesci e in alcuni vegetali. Ricordo che questo fattore è liposolubile e quindi necessita di un’alimentazione in cui siano presenti buone quantità di grassi, per essere assorbito a livello intestinale. E’ anche sintetizzato dal nostro organismo, ma viene facilmente distrutto da un consumo eccessivo di zuccheri e sostanze stimolanti. I pazienti cardiovascolari necessitano di maggiori quantità di Q-10 (Proc Natl Acad Sci, 1985; 82: 901-4; Drugs Exp Clin Res, 1984; 10: 487-502). I suoi benefici nel caso di angina, ipertensione, insufficienza cardiaca, aritimie e disturbi valvolari sono stati dimostrati a partire dagli anni ’70 (J Molec Med, 1977; 2: 431-60) e poi continuamente confermati da successivi studi. Le statine (farmaci che abbassano il colesterolo) riducono del 40% la sintesi di Q-10 nel corpo.
Vitamina C -  Aumenta la produzione di prostacicline, una piccola molecola che non solo rilassa i vasi sanguigni, ma favorisce una corretta fluidità del sangue. La vitamina C è fondamentale per la salute cardiovascolare. In alcuni studi, la somministrazione regolare di vitamina C ha dimostrato di abbassare significativamente la pressione arteriosa (Lancet, 354: 1999: 2048-9).
Lisina e prolina – Sono due amminoacidi che proteggono le pareti arteriose e prevengono al formazione delle placche aterosclerotiche. La sclerosi delle pareti è spesso intimamente correlata con l’ipertensione. Sono importanti componenti del collagene e di altre molecole che danno stabilità alle pareti dei vasi. L’assunzione insieme alla vitamina C è quanto mai vantaggiosa. Con altri elementi, fanno parte della terapia cellulare del Dr Rath (M. Rath MD.Why animals don’t get heart attacks…but people do.)
Arginina – E’ un amminoacido che facilita l’azione di una piccola molecola chiamata ossido d’azoto, capace di aumentare l’elasticità delle pareti arteriose e aiutare a normalizzare la pressione.
Licopene – Un antiossidante che si trova soprattutto nei pomodori e nell’anguria. Somministrato come integratore, si è dimostrato efficiace in un campione di pazienti ipertesi di età compresa tra i 30 e i 70 anni (American Heart Journal, January 2006). Anche questo è un fattore liposolubile e quindi senza grassi nell’alimentazione viene poco o nulla assorbito.
Fermenti lattici - Diverse preparazioni hanno mostrato effetti positivi sulla pressione e sulla prevenzione cardiovascolare. Più in generale, il consumo regolare d’alimenti fermentati è di grande aiuto nella cura e nella prevenzione dell’ipertensione.
Omega-3 – Indubbiamente gli “oli di pesce” hanno dimostrato di essere efficaci nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e, in particolare, di essere in grado di contribuire all’abbassamento dei valori pressori – circa 3.0/1.5 mm Hg - (Circulation, 1993 August, 88: 523-33). Tuttavia, l’assunzione eccessiva e prolungata di questi oli potrebbe avere degli effetti collaterali. Il mio consiglio è di non farsi prendere dalle mode del momento e di assumere dosaggi terapeutici di omega-3 (nel caso dell’ipertensione si aggirano sui 5 g al giorno) solo sotto controllo medico.

Meditazione Trascendentale Maharishi
Diversi studi hanno messo in evidenza l’utilità della Meditazione Trascendentale (MT) di Maharishi nel trattamento dell’ipertensione arteriosa border line e di grado lieve (Hypertension 1995; 26:820-827; Archives of Internal Medicine, Jun 2006; 166: 1218 - 1224). La MT è in grado di abbassare di almeno 10 mm Hg la pressione massima e di 5 mm Hg  la minima e si è rivelata notevolmente superiore ad altre medotiche di meditazione e di rilassamento, al biofeedback e a diverse altre tecniche simili (American Journal of Health promotion 1998; 12(5):297-298).

Panchakarma
Importante e fondamentale programma di purificazione della Medicina Ayurvedica. In collaborazione con una società di assicurazione olandese è stata condotta una ricerca su 126 persone sofferenti di malattie croniche. La durata media della loro malattia era di 20 anni e dopo solo 3 mesi di trattamento con le tecniche di Panchakarma dell’Ayurveda Maharishi si sono notati notevoli miglioramente. Nel caso dell’ipertensione si sono avuti successi nel 56% dei casi.

Yoga
In generale gli studi dimostrano che le persone che praticano lo yoga sono meno ansiose, più resistenti allo stress, hanno la pressione più bassa e le funzioni cardiache e respiratorie più efficienti. Quindi, senza dubbio lo yoga può giocare un ruolo importante nel trattamento e nella prevenzione dell’ipertensione (Cardiovasc Nurs, 1997; 11: 53-65). Addirittura è stato dimostrato che lo yoga può ridurre la pressione in modo significativo in pochissimo tempo (Ind J Physiol Pharmacol, 1998; 42: 205-13; Aviat Space Environ Sci, 1989; 60: 684-7).

L'alimentazione
I vegetariani affermano che la loro dieta aiuta a curare e prevenire l’ipertensione, così come effettivamente proverebbero alcuni studi. Tuttavia, c’è il sospetto che non sia tanto l’esclusione della carne e dare risultati positivi, ma piuttosto lo stile di vita complessivamente più salutistico (health conscious) che molti vegetariani seguono: consumo di alimenti bio, molta frutta e verdura, cure naturali, ricerca di armonia e ambienti meno inquinati, tecniche di rilassamento, meditazione, ricerca e pratiche spirituale, ecc. Non si tratta quindi di confrontare un qualsiasi campione di popolazione che mangia carne con uno che non la mangia, ma di prendere in considerazione un gruppo molto selezionato dai consumi e stile di vita consapevoli che di fatto enficia totalmente i risultati di questi studi. Quello che conta, quindi, non è escludere o meno la carne, ma piuttosto curare lo stile di vita nella sua globalità. Per altro, diversi studi dimostrano che il fattore decisivo per la  prevenezione del rischio cardiovascolare  è l’aumento del consumo di verdura e frutta fresca, ricche di antiossidanti e potassio, piuttosto che l’esclusione della carne  e dei famigerati grassi animali (BMJ, 1996; 312: 1479; BMJ, 1996; 312: 478-81; JAMA, 1995; 274: 1197; Lancet, 2002; 359: 1969-74).  Per quanto riguarda il consumo di proteine poi, il mito per cui un loro eccesso sia la causa dell’ipertensione è del tutto privo di fondamento, così come dimostrato da alcuni studi (Circulation, 1996;94(7):1629-34; Circulation, 1996, 94(10):2417-23).
Una cosa è certa, l’ipertensione si associa molto spesso al sovrappeso e quindi una dieta s’impone quasi sempre. Si calcola che ogni kg perso abbassi la pressione di 1 mm Hg. Personalmente, nella mia pratica clinica, ho notevoli risultati con una dieta piuttosto “primitiva”, che è allo stesso tempo disintossicante e dimagrante: proteine, grassi, cibi  fermentati, verdure, frutta. Pochi cereali, legumi e zuccheri. Avendo cura di scegliere il più possibile alimenti freschi, interi e di origine biologica. Oggi giorno, il vero pericolo si nasconde in una alimentazione troppo ricca di carboidrati e non di grassi e proteine. Il consumo eccessivo di carboidrati mantiene alti i livelli di insulina nel sangue e danneggia i vasi.

Il problema del sale alimentare
Certamente l’uomo moderno consuma molto più sale del passato. Ad essere in eccesso non è tanto quello che si aggiunge all' insalata e alle normali pietanze, ma quello “occulto” che si nasconde nei cibi conservati o confezionati. Addirittura anche le merendine, i cereali del mattino e altri cibi dolci di tipo commerciale contengono spesso notevoli quantità di sale. Ufficialmente si consiglia un consumo giornaliero di non oltre 5-6 g di sale, corrispondente ad un cucchiaino, mentre molti di noi viaggiano tranquillamente sugli 8 -10 grammi. Non tutti sono d’accordo che il sale sia la causa dell’ipertensione. Piuttosto credono che il problema riguardi alcuni soggetti sensibili e non tutta la popolazione (per esempio, più gli uomini che le donne). Inoltre, c’è chi mette in guardia dai pericoli di una dieta troppo povera di sale. Anche i sostituti del sale, ricchi di potassio, possono rappresentare un pericolo, se consumati in eccesso, così come hanno dimostrato dei ricercatori olandesi (BMJ, 2003; 326: 35-6).

L' attività fisica
E’ importante, anche se negli ultimi anni sempre più viene dimostrato che non è necessario diventare dei fanatici del movimento per rimanere in forma e prevenire le malattie. L’esercizio isometrico, come il sollevamento dei pesi, andrebbe evitato, perché aumenta la pressione sanguigna, soprattutto se si trattiene il respiro quando si fa lo sforzo.  Camminare, fare escursioni, nuotare, andare in bicletta e altri sport all’aperto sono ottimi, ma se fatti con regolarità...una volta ogni tanto serve a poco. Fare attività fisica regolare tra i 18 e i 30 anni riduce la possibilità di sviluppare l’ipertensione nei successivi 15 anni (CARDIA study. Am J Public Health 97(4), 2007).

Tratto da: http://www.dottorperuginibilli.it

giovedì 12 gennaio 2012

Che cosa sono i fiori di Bach, come agisce la floriterapia.





Le essenze floreali sono state utilizzate come rimedi curativi per secoli, ma è Edward Bach, medico inglese, nato nel 1886 in Inghilterra, ad essere considerato il pioniere della Floriterapia moderna.
Nonostante il suo impegno nella medicina e nella microbiologia, egli non trovava soddisfazione nell’ approccio terapeutico allora utilizzato.

In seguito ad una grave malattia, decise di ritirarsi in campagna. Qui
si avvicinò alla natura e riuscì ad individuare delle similitudini tra gli stati d’animo dell’uomo e determinati fiori. Fu così che poco per volta arrivò a identificare 38 fiori, equivalenti ad altrettanti stati d’animo che combinati tra loro a seconda delle esigenze della persona, erano in grado di ripristinare l’equilibrio psico-emozionale dell’individuo.

Egli li divise in 12 guaritori:

Agrimony, Centaury, Cerato, Chicory, Clematis, Gentian, Impatiens, Mimulus, Rock Rose, Scleranthus, Vervain, Water Violet

 7 aiuti :

Heater, Oak, Olive, Rock Water, Gorse, Vine, Wild Oat

 19 assistenti :

Aspen, Beech, Cherry Plum, Chestnut Bud, Crab Apple, Elm, Holly, Honeysuckle, Hornbeam, Larch, Mustard, Pine, Red Chestnut, Star of Bethlehem, Sweet Chestnut, Walnut, Wild Rose, White Chestnut, Willow.

Accanto a questi si pone una preparazione particolare, il Rescue Remedy, che contiene 5 tra i fiori sopra citati, e che può essere impiegato nelle situazioni d’emergenza come un attacco di panico, uno shock etc.

Ma come funziona la Floriterapia?

Nell’ottica floriterapeutica, la malattia viene vista come il risultato di un conflitto psicologico ed emotivo, che perdurando nel tempo si somatizza a livello fisico.
Quando si è in salute ogni piccola parte di noi vibra in maniera armonica; quando, invece, subiamo un trauma è come se si creasse una disarmonia e una nota stonata s’insinuasse nella nostra melodia globale. Il nostro sistema mente-corpo-spirito, così si perde, e il segnale che ci avvisa di questa disarmonia è la malattia.

I fiori di Bach agiscono come risonanza vibrazionale, ripristinando le giuste vibrazioni e ricreando la nostra armonia interiore.

A volte è molto difficile amarsi e avere voglia di guarire. La scarsa fiducia in sé stessi, la bassa autostima , o sensi di colpa “cristallizzati” possono portare a pensare di non meritare la felicità. A volte si entra talmente in quegli schemi, e si è talmente “abituati” a vivere in quella condizione, che un cambiamento, seppur in meglio, viene vissuto come un cambiamento troppo duro da dover affrontare. Ecco l’importanza dei fiori che agendo sullo strato interiore riescono ad alzare le nostre vibrazioni e aprire il nostro canale per la ricezione del sé spirituale, di inondare la nostra natura con le virtù particolari di cui abbiamo bisogno ed espellere da noi il fallo che ci causa danno.

Ma ”..il dolore è un severo insegnante e con la malattia ci indica che stiamo deviando dal nostro cammino…”

Niente nella natura può farci male quando siamo felici e in armonia, al contrario tutta la natura è lì per nostro uso e godimento. E’ solo quando permettiamo al dubbio e alla depressione, all’indecisione e alla paura di penetrarci che diventiamo sensibili alle forze esterne.”
Questi brani tratti dai libri di E. Bach (“Libera te stesso” e “I fiori che guariscono l’anima”), sono solo uno spaccato delle sue concezioni sull’uomo e su i suoi stati d’animo.
Chiunque si trovi in uno stato d’animo particolare, che sia incertezza, che sia sofferenza o semplicemente per chi desideri amarsi un po’ di più può rivolgersi ad un erborista che sia esperto di Floriterapia o a un naturopata e decidere insieme a lui la combinazione più adeguata.

Tratto da: http://www.naturopataonline.org