Cerca nel blog

venerdì 5 agosto 2011

Maria Montessori: dalla parte dei bambini

«Il bambino come personalità importante in se stessa - e che ha bisogni diversi dall'adulto da soddisfare, per raggiungere le altissime finalità della vita - non fu mai considerato. Il bambino come uomo che lavora, come vittima che soffre, come compagno migliore di noi, che ci sostiene nel cammino della vita, è una figura ancora sconosciuta. Su di essa esiste una pagina bianca nella storia dell'umanità. È questa pagina bianca che noi vogliamo incominciare a riempire».
Questo scriveva Maria Montessori quando ormai il Metodo di educare, che portava il suo nome per distinguerlo dai tanti altri tentativi di creare nuove forme di scuole, era diffuso in tutto il mondo. Prima donna laureatasi in medicina dopo l'unità d'Italia, nel 1896, aveva lavorato come assistente presso la clinica psichiatrica dell'università, occupandosi di bambini "anormali" come li chiamava. Con la Montessori molte regole dell'educazione consolidate nei primi anni del secolo cambiarono. I bambini subnormali venivano trattati con rispetto ed erano organizzate per loro delle attività didattiche. Dovevano imparare a prendersi cura di se stessi ed erano incoraggiati a prendere decisioni autonome.

Nel 1907 fonda a Roma la prima casa dei bambini, destinata non più ai bambini ritardati ma ai figli degli abitanti del quartiere San Lorenzo. Si tratta di una casa speciale, non costruita per i bambini, ma una casa dei bambini. L'intero arredamento della casa è progettato e proporzionato alle possibilità del bambino. In questo ambiente il bambino interagisce attivamente con il materiale proposto, mostrandosi concentrato, creativo e volenteroso. Il bambino trova un ambiente per potersi esprimere in maniera originale e allo stesso tempo apprende gli aspetti fondamentali della vita comunitaria. La Montessori definisce il bambino come un embrione spirituale nel quale lo sviluppo psichico si associa allo sviluppo biologico. Nello sviluppo psichico sono presenti dei periodi sensitivi, definiti nebule, cioè periodi specifici in cui si sviluppano particolari capacità.
Le fasi di sviluppo sono così delineate:
dai 0 ai 3 anni: il bambino ha una mente assorbente, la sua intelligenza opera inconsciamente assorbendo ogni dato ambientale. In questa fase si formano le strutture essenziali della personalità;
- dai 3 ai 6 anni: fase in cui inizia l'educazione prescolastica. Alla mente assorbente si associa la mente cosciente. Il bambino sembra ora avere la necessità di organizzare logicamente i contenuti mentali assorbiti.
Il Metodo non ebbe da noi la fortuna che ebbe altrove, soprattutto nei paesi anglosassoni. La sua fama arrivò fulmineamente in America, dove le traduzioni dei suoi scritti si esaurirono in pochi giorni. Presto seguiranno le edizioni francese, tedesca, polacca e russa, e ancora giapponese, rumena, irlandese, spagnola e olandese, infine danese. Negli anni Venti, in Inghilterra, si contendeva la fama con Guglielmo Marconi. E in Italia?

I riconoscimenti non le mancarono, ma tra molte ostilità. Il suo modello pedagogico derivava dall'osservazione diretta dei bambini, non da consolidate correnti di pensiero. Alle obiezioni della pedagogia idealistica s'aggiunse più tardi l'ostilità della Chiesa cattolica. Anche il contrastato rapporto con Mussolini non fu d'aiuto. «Una gran rompiscatole!», sbotterà lui negli anni Trenta. La Grande maestra riparò altrove, tra Spagna, India e Olanda. La morte la raggiungerà nel 1952 in un piccolo villaggio davanti al Mare del Nord. Il dopoguerra, in Italia, fu prodigo di omaggi, ma alla fama della protagonista non si accompagnò una reale diffusione del Metodo, partito da un borgo popolare e rimasto sempre appannaggio d'una élite.
 di Silvia Gregory       -   Fonte: Il Granulo

Tratto da: http://www.informasalus.it

Nessun commento:

Posta un commento