Equitalia a Torino si compra un palazzo di lusso, vincolato dai Beni
Culturali, che utilizzerà come nuova sede torinese, al modico prezzo di
31.000.000 di Euro, di cui 29 milioni 920 mila per l’acquisto dello
stabile e un altro milione per aggiudicarsi 45 box auto destinati ai
dirigenti, che hanno diritto a un garage privato.
Ecco come utilizza i soldi Equitalia, che richiede ogni giorno il
FALLIMENTO di aziende insolventi a causa della crisi (non riescono a
pagare le tasse a causa della crisi, e anziché aiutarle con sgravi
temporanei, o dilazionando, loro le fanno chiudere pretendendo le
cifre, aumentate da pesantissime penali e gravosi interessi) e che
pignora la prima casa alle famiglie in difficoltà, svendendola all’asta
(Ecco come Equitalia rovina le famiglie: un esempio pratico http://bit.ly/n7mhtX)
Senza pensare agli stipendi di dirigenti e manager: quanto
guadagneranno i signori dirigenti alla quale Equitalia riserva pure un
box auto privato? L’Amministratore delegato lo sappiamo: 456.733 Euro
all’anno. (http://on.fb.me/sJC4va)
Tratto da: http://nocensura.com/
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lunedì 5 dicembre 2011
EQUITALIA LA SEDE DI TORINO? UN PALAZZO DI PRESTIGIO DA 31 MILIONI DI EURO!
Lo zucchero bianco è dannoso per l’organismo
Quella di cui voglio parlarvi è forse la polvere bianca più famosa del mondo.
No,non sto parlando di qualche famosa sostanza stupefacente ma di qualcosa di molto più semplice e con cui ognuno di noi è a stretto contatto ogni giorno.
Sto parlando dello zucchero,quella meravigliosa granella bianca,raffinata, che utiliziamo per dolcificare i nostri alimenti e che ritroviamo in tutti i prodotti di origine industriale.
Vi parlo dello zucchero perchè non tutti sanno che questo alimento è il prodotto di una lunga catena di trasformazioni che ha inizio dalla barbabietola o dalla canna da zucchero e che prosegue con l’uso di elementi non proprio salutari.
Se la barbabietola è rossa e la canna da zucchero invece ha un colore ambrato,per quale motivo lo zucchero che utiliziamo con maggior frequenza è bianco?
La spiegazione è molto semplice e risiede nella lunga serie di prodotti che vengono utilizzati per la sua raffinazione.
In primis lo zucchero grezzo viene lavato con latte di calce poi, per eliminare la calce che e’ rimasta in eccesso, viene trattato con anidride carbonica.Ma non è finita qui,infatti il prodotto così ottenuto avrebbe un colore scuro quindi viene trattato con acido solforoso e poi sottoposto a cottura,raffreddamento e cristallizzazione.Infine avviene la centrifugazione.
Probabilmente starete pensando che sia finita qui.Invece siamo arrivato solo allo stadio dello zucchero grezzo da cui parte la seconda fase della lavorazione: lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno). Il prodotto finale e’ una bianca sostanza cristallina che non ha piu’ nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza.
Tutti questi processi industriali non solo lasciano traccia di sostanze nocive e cancerogene nel prodotto finito ma privano lo zucchero che consumiamo di tutta una serie di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio.
Che sarà mai?
Ed invece no.Infatti la mancanza di queste sostanze nutritive fa si che il nostro organismo,nel momento in cui deve digerire questa porcheria artificiale,deve ricostruire in parte la catena degli elementi distrutta dal processo di raffinazione rubando quelle stesse sostanze nutritive a se stesso.
Tra gli effetti principali di un eccessivo consumo di zucchero sono stati riscontrati:
–processi fermentativi a livello intestinale con eccessiva produzione di gas e distensione addominale,nonchè alterazione della flora batterica con conseguenti coliti,stipsi,diarree,ecc…
–influenza sul sistema nervoso causando stati di irritabilità,euforia ed una vera e propria dipendenza
–un aumento della glicemia nel sangue
–abbassamento delle difese immunitarie,poiche’ l’esaurimento delle forze e delle energie si traduce in una minore capacita’ di risposta alle aggressioni esterne e nella tendenza ad ammalarsi. Quando mangiamo 50 gr. di zucchero bianco, la capacita’ fagocitaria dei globuli bianchi si riduce del 76% e questa diminuzione del sistema di difesa dura circa 7 ore.
–un progressivo deterioramento delle riserve di calcio dell’organismo con conseguenze alle ossa ed ai denti
–carenza di tutte le vitamine del gruppo B
–cancro
Non è mia intenzione fare allarmismo,senza considerare che i suddetti “effetti collaterali” sono direttamente proporzionali all’uso che fate di questo “delizioso veleno”,ma se proprio abbiamo intenzione di dolcificare i nostri alimenti,perchè non ricorrere allo zucchero di canna grezzo o al miele?
Edit:lo zucchero bianco può essere trovato nella pasta,nel pane bianco,nei pomodori pronti,nelle bevande dolci, nel pesce,nelle verdure,nel mais preparato,nel miele industriale e in grandi quantità nelle sigarette.
Possiamo trovare lo zucchero perfino nel sale!
Tratto da: http://osasapere.it
No,non sto parlando di qualche famosa sostanza stupefacente ma di qualcosa di molto più semplice e con cui ognuno di noi è a stretto contatto ogni giorno.
Sto parlando dello zucchero,quella meravigliosa granella bianca,raffinata, che utiliziamo per dolcificare i nostri alimenti e che ritroviamo in tutti i prodotti di origine industriale.
Vi parlo dello zucchero perchè non tutti sanno che questo alimento è il prodotto di una lunga catena di trasformazioni che ha inizio dalla barbabietola o dalla canna da zucchero e che prosegue con l’uso di elementi non proprio salutari.
Se la barbabietola è rossa e la canna da zucchero invece ha un colore ambrato,per quale motivo lo zucchero che utiliziamo con maggior frequenza è bianco?
La spiegazione è molto semplice e risiede nella lunga serie di prodotti che vengono utilizzati per la sua raffinazione.
In primis lo zucchero grezzo viene lavato con latte di calce poi, per eliminare la calce che e’ rimasta in eccesso, viene trattato con anidride carbonica.Ma non è finita qui,infatti il prodotto così ottenuto avrebbe un colore scuro quindi viene trattato con acido solforoso e poi sottoposto a cottura,raffreddamento e cristallizzazione.Infine avviene la centrifugazione.
Probabilmente starete pensando che sia finita qui.Invece siamo arrivato solo allo stadio dello zucchero grezzo da cui parte la seconda fase della lavorazione: lo zucchero viene filtrato e decolorato con carbone animale e poi, per eliminare gli ultimi riflessi giallognoli, viene colorato con il colorante blu oltremare o con il blu idantrene (proveniente dal catrame e quindi cancerogeno). Il prodotto finale e’ una bianca sostanza cristallina che non ha piu’ nulla a che fare con il ricco succo zuccherino di partenza.
Tutti questi processi industriali non solo lasciano traccia di sostanze nocive e cancerogene nel prodotto finito ma privano lo zucchero che consumiamo di tutta una serie di sostanze organiche, proteine, enzimi e sali di calcio.
Che sarà mai?
Ed invece no.Infatti la mancanza di queste sostanze nutritive fa si che il nostro organismo,nel momento in cui deve digerire questa porcheria artificiale,deve ricostruire in parte la catena degli elementi distrutta dal processo di raffinazione rubando quelle stesse sostanze nutritive a se stesso.
Tra gli effetti principali di un eccessivo consumo di zucchero sono stati riscontrati:
–processi fermentativi a livello intestinale con eccessiva produzione di gas e distensione addominale,nonchè alterazione della flora batterica con conseguenti coliti,stipsi,diarree,ecc…
–influenza sul sistema nervoso causando stati di irritabilità,euforia ed una vera e propria dipendenza
–un aumento della glicemia nel sangue
–abbassamento delle difese immunitarie,poiche’ l’esaurimento delle forze e delle energie si traduce in una minore capacita’ di risposta alle aggressioni esterne e nella tendenza ad ammalarsi. Quando mangiamo 50 gr. di zucchero bianco, la capacita’ fagocitaria dei globuli bianchi si riduce del 76% e questa diminuzione del sistema di difesa dura circa 7 ore.
–un progressivo deterioramento delle riserve di calcio dell’organismo con conseguenze alle ossa ed ai denti
–carenza di tutte le vitamine del gruppo B
–cancro
Non è mia intenzione fare allarmismo,senza considerare che i suddetti “effetti collaterali” sono direttamente proporzionali all’uso che fate di questo “delizioso veleno”,ma se proprio abbiamo intenzione di dolcificare i nostri alimenti,perchè non ricorrere allo zucchero di canna grezzo o al miele?
Edit:lo zucchero bianco può essere trovato nella pasta,nel pane bianco,nei pomodori pronti,nelle bevande dolci, nel pesce,nelle verdure,nel mais preparato,nel miele industriale e in grandi quantità nelle sigarette.
Possiamo trovare lo zucchero perfino nel sale!
Tratto da: http://osasapere.it
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Alimentazione
domenica 4 dicembre 2011
Agopuntura: sicura ed efficace
Antichissima tecnica di guarigione cinese, l'agopuntura è
efficace e sicura anche per bambini e adolescenti. La conferma arriva
da un recente studio canadese condotto dai ricercatori dell’Università
di Alberta, coordinati dal dott. Sunita Vohra, che hanno a loro volta
analizzato i dati di ben 37 ricerche sul tema (per un totale di oltre
1400 pazienti). Lo studio ha rilevato che l’uso dell’agopuntura su
bambini e gli adolescenti non ha controindicazioni particolari, a patto,
come è ovvio, che si scelgano operatori qualificati.
“Tra gli eventi avversi associati all’agopuntura pediatrica, la maggior parte di questi sono di lievissima entità. Molti degli eventi avversi più gravi potrebbero essere stati causati dalla pratica scadente”, hanno concluso i ricercatori.
Le persone che si rivolgono all’agopuntura per curare, spesso con successo, diversi disturbi sono sempre di più.
L’agopuntura è una tecnica di guarigione che attraverso aghi sottilissimi stimola opportunamente alcune zone del corpo che sono in corrispondenza con gli organi interessati dalla malattia, sbloccandone l’energia e quindi riportandoli in equilibrio.
Uno studio condotto qualche tempo fa da Jianhao Zhao dell'università di Hong Kong, e pubblicato su 'Archives of Ophthalmology ha rivelato che l'agopuntura si è dimostrata efficace efficace nei piccoli tra i 7 ed i 12 anni contro il cosiddetto 'occhio pigro', sindrome nella quale cervello e occhi non funzionano correttamente insieme, causando un lavoro superiore di un occhio rispetto all’altro.
Inoltre, uno studio dei ricercatori dell'Università di Exeter (Regno Unito) ha dimostrato che l'agopuntura può rivelarsi efficace laddove la medicina tradizionale fallisce.
L'agopuntura fa parte delle cosiddette medicine alternative, alle quali un numero sempre più alto di occidentali si affida.
Tratto da: http://www.informasalus.it
“Tra gli eventi avversi associati all’agopuntura pediatrica, la maggior parte di questi sono di lievissima entità. Molti degli eventi avversi più gravi potrebbero essere stati causati dalla pratica scadente”, hanno concluso i ricercatori.
Le persone che si rivolgono all’agopuntura per curare, spesso con successo, diversi disturbi sono sempre di più.
L’agopuntura è una tecnica di guarigione che attraverso aghi sottilissimi stimola opportunamente alcune zone del corpo che sono in corrispondenza con gli organi interessati dalla malattia, sbloccandone l’energia e quindi riportandoli in equilibrio.
Uno studio condotto qualche tempo fa da Jianhao Zhao dell'università di Hong Kong, e pubblicato su 'Archives of Ophthalmology ha rivelato che l'agopuntura si è dimostrata efficace efficace nei piccoli tra i 7 ed i 12 anni contro il cosiddetto 'occhio pigro', sindrome nella quale cervello e occhi non funzionano correttamente insieme, causando un lavoro superiore di un occhio rispetto all’altro.
Inoltre, uno studio dei ricercatori dell'Università di Exeter (Regno Unito) ha dimostrato che l'agopuntura può rivelarsi efficace laddove la medicina tradizionale fallisce.
L'agopuntura fa parte delle cosiddette medicine alternative, alle quali un numero sempre più alto di occidentali si affida.
Tratto da: http://www.informasalus.it
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Salute e benessere
giovedì 3 novembre 2011
La Coca-Cola Zero contiene l'edulcorante ciclammato, vietato negli USA ma autorizzato in Europa. Perchè questa disparità
La Coca-Cola Zero venduta in
Italia è diversa rispetto a quella degli USA, la differenza non
è
vistosa ma significativa. La versione europea ha un ingrediente che
manca nella bibita americana: si tratta del ciclammato, un edulcorante
intenso sintetizzato per la prima volta nel 1937 negli
Stati Uniti e utilizzato sino agli anni '70. Dopo è stato vietato perchè
La
Food and Drug Administration (FDA) ha avanzato sospetti sulla tossicità,
non
escludendo l'ipotesi che possa trattarsi di un composto cancerogeno. Le
autorità sanitarie americana hanno quindi applicato il “principio di
precauzione” per tutelare i consumatori, in attesa di nuove evidenze
scientifiche.
Nonostante il divieto in USA, in Europa la multinazionale americana ha commercializzato la ricetta includendo il ciclammato, che
in Europa si può utilizzare tranquillamente. L'edulcorante è stato
autorizzato in base al
parere del Comitato Scientifico per l’Alimentazione Umana. Di fronte a
questo
dualismo di posizioni si resta un pò attoniti visto che si tratta di
giudizi espressi da autorevoli enti di controllo. D'altro canto non si
tratta dell'unico caso in cui Europa e Usa esprimono pareri diversi
sulla tossicità dei prodotti e degli additivi alimentari.
L’ufficio stampa della Coca-Cola Italia, sostiene che: «Il ciclammato è
un
additivo alimentare della famiglia degli edulcoranti, autorizzato dalla
legislazione europea e italiana sulla base delle rilevanti valutazioni
di
sicurezza. È pertanto utilizzabile dalle aziende alimentari alle
condizioni
specificate nelle relative norme, che elencano i prodotti in cui può
essere
impiegato e le rispettive dosi massime d'uso. La Coca-Cola ricorda che
l’utilizzo del ciclammato come edulcorante negli alimenti e nelle
bevande è permesso in più di 50 paesi in tutto il mondo tra cui Canada,
Australia e Messico».
Così facendo però Coca-Cola Italia mette un pò in crisi il mito dell'unicità e della segretezza della formula, e conferma l'abitudine di molte multinazionali di modificare le ricette (a volte solo l'aroma dei prodotti) per soddisfare i gusti dei singoli Paesi.
Sui dolcificanti intensi utilizzati nei prodotti alimentari per ridurre le calorie, senza modificare il sapore, abbiamo chiesto un parere a Catherine Leclercq, ricercatrice dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran).
«Le linee guida per una sana alimentazione del nostro istituto dicono chiaramente che questi dolcificanti non sono necessari neanche per i soggetti che devono seguire un regime ipocalorico. In alcuni casi sono addirittura sconsigliati come durante la gravidanza, l'allattamento e nei piccoli fino al terzo anno d'età. Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti occorre comunque usare cautela - prosegue Leclercq - non tanto per la potenziale tossicità, ma per non creare errati comportamenti alimentari e abituare i ragazzi ad un cibo troppo dolce. La fonte principale di edulcorati intensi (aspartame, ciclammati, acesulfame e saccarina) sono le bibite, più che le caramelle. L’importante è far sì che l’eventuale consumo sia occasionale, e ricordare che l’acqua rimane la bevanda migliore, soprattutto durante i pasti».
Da un punto di vista scientifico, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che classifica le sostanze in base alla loro cancerogenicità, ha ritenuto non convincenti i dati relativi alla cancerogenicità del ciclammato. Per restare in argomento va detto che lo IARC, ha aggiunto alla lista delle sostanze chimiche da valutare l’aspartame, un altro dolcificante molto utilizzato nel settore alimentare. Restiamo in attesa di novità e di conferme sull'impiego dei dolcificanti intensi.
Valeria Nardi.
Tratto da: http://www.ilfattoalimentare.it
Così facendo però Coca-Cola Italia mette un pò in crisi il mito dell'unicità e della segretezza della formula, e conferma l'abitudine di molte multinazionali di modificare le ricette (a volte solo l'aroma dei prodotti) per soddisfare i gusti dei singoli Paesi.

Sui dolcificanti intensi utilizzati nei prodotti alimentari per ridurre le calorie, senza modificare il sapore, abbiamo chiesto un parere a Catherine Leclercq, ricercatrice dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran).
«Le linee guida per una sana alimentazione del nostro istituto dicono chiaramente che questi dolcificanti non sono necessari neanche per i soggetti che devono seguire un regime ipocalorico. In alcuni casi sono addirittura sconsigliati come durante la gravidanza, l'allattamento e nei piccoli fino al terzo anno d'età. Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti occorre comunque usare cautela - prosegue Leclercq - non tanto per la potenziale tossicità, ma per non creare errati comportamenti alimentari e abituare i ragazzi ad un cibo troppo dolce. La fonte principale di edulcorati intensi (aspartame, ciclammati, acesulfame e saccarina) sono le bibite, più che le caramelle. L’importante è far sì che l’eventuale consumo sia occasionale, e ricordare che l’acqua rimane la bevanda migliore, soprattutto durante i pasti».
Da un punto di vista scientifico, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che classifica le sostanze in base alla loro cancerogenicità, ha ritenuto non convincenti i dati relativi alla cancerogenicità del ciclammato. Per restare in argomento va detto che lo IARC, ha aggiunto alla lista delle sostanze chimiche da valutare l’aspartame, un altro dolcificante molto utilizzato nel settore alimentare. Restiamo in attesa di novità e di conferme sull'impiego dei dolcificanti intensi.
Valeria Nardi.
U.S.A. | Italia | |
Coca-Cola
Light![]() |
Aspartame (E951) |
Aspartame (E951) Acesulfame K (E950) |
Coca-Cola
Zero![]() |
Aspartame (E951) Acesulfame K (E950) |
Ciclammato di sodio (E952) Aspartame (E951) Acesulfame K (E950) |
Pepsi
Light ![]() |
Aspartame (E951) |
Aspartame (E951) Acesulfame K (E950) |
Tratto da: http://www.ilfattoalimentare.it
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Alimentazione
mercoledì 2 novembre 2011
Vaccino antinfluenzale: 300.000 dosi ritirate dal mercato per gli effetti collaterali
300.000 dosi di vaccino antinfluenzale stanno per essere ritirate dal commercio nelle farmacie e negli ambulatori di mezza Europa. L’allarme arriva dalla MHRA, l’agenzia per la regolamentazione dei medicinali e prodotti sanitari del Regno Unito ed il farmaco incriminato è il Prefucel, con particolare riferimento ad un lotto distribuito il mese scorso. In seguito alle ultime vaccinazioni una vasta percentuale di pazienti ha lamentato mal di testa affaticamento e dolori muscolari, effetti collaterali comuni anche ad altri vaccini per combattere l’influenza, ma non con percentuali così alte di segnalazioni.
E’ chiaro che questa notizia può scatenare il panico, ma le autorità sanitarie spiegano che non ci sono rischi per le persone già vaccinate con Preflucel: i sintomi sono gli stessi delle altre vaccinazioni antinfluenzali, si sono manifestati subito e sono scomparsi in pochi giorni. Il richiamo è solo una misura precazionale che dimostra un’ulteriore sicurezza nei sistemi di controllo.
Il farmaco è indicato per gli adulti con più di 18 anni e per gli anziani (categoria a rischio per i quali è fortemente indicata la vaccinazione), ma ha una particolarità: a differenza dgli altri, può essere somministrato anche alle persone affette da allergia all’uovo, in quanto realizzato com metodiche cellulari. Ha un’efficacia che tocca l’80% della copertura. Va ricordato inoltre che è solo uno dei 13 diversi vaccini contro l’influenza utilizzato per proteggere le persone contro l’influenza stagionale.
Tratto da: http://www.medicinalive.com/
Il farmaco in questione, realizzato attraverso una tecnologia cellulare innovativa era stato approvato come vaccino per l’influenza stagionale lo scorso Marzo ed una ricerca scientifica pubblicata anche su The Lancet ne aveva confermato sia l’effettiva validità che la sicurezza. Ora si legge in una nota:
“C’è stata segnalazione di eventi avversi più alta del previsto, dopo la somministrazione di questo lotto. Il vaccino non deve più essere utilizzato e gli stock rimanenti devono essere restituiti al fornitore originario attraverso i normali canali”Benché il lotto incriminato sia uno solo, si consiglia di non somministrare nessun altra confezione di questo vaccino ed in caso di dubbi o particolari reazioni avverse il paziente deve rivolgersi al proprio medico curante.
E’ chiaro che questa notizia può scatenare il panico, ma le autorità sanitarie spiegano che non ci sono rischi per le persone già vaccinate con Preflucel: i sintomi sono gli stessi delle altre vaccinazioni antinfluenzali, si sono manifestati subito e sono scomparsi in pochi giorni. Il richiamo è solo una misura precazionale che dimostra un’ulteriore sicurezza nei sistemi di controllo.
Il farmaco è indicato per gli adulti con più di 18 anni e per gli anziani (categoria a rischio per i quali è fortemente indicata la vaccinazione), ma ha una particolarità: a differenza dgli altri, può essere somministrato anche alle persone affette da allergia all’uovo, in quanto realizzato com metodiche cellulari. Ha un’efficacia che tocca l’80% della copertura. Va ricordato inoltre che è solo uno dei 13 diversi vaccini contro l’influenza utilizzato per proteggere le persone contro l’influenza stagionale.
Tratto da: http://www.medicinalive.com/
sabato 15 ottobre 2011
Meglio cibi cotti o alimenti crudi?
Il nostro organismo reagisce con un’iper-produzione di leucociti
perché considera “innaturale” e “pericolosa” ogni materia vivente
sottoposta a quella radicale trasformazione molecolare che avviene con
la cottura.
I cibi crudi sono più vitali e nutrienti di quelli cotti.
I cibi crudi sono più vitali e nutrienti di quelli cotti.
Un
bel boccone di pesce alla griglia, finisce fra le nostre “fauci” con
immenso godimento. Il nostro corpo, però non trae uguale piacere. Mentre
mastichiamo soddisfatti, migliaia di globuli bianchi, i “soldatini” del
sistema immunitario umano, accorrono in massa contro il “nemico”.
Il
nemico può essere anche un pezzo di pane, o una fetta di torta, un
piatto di riso, o un hamburger, insomma un qualsiasi alimento che ha
subito il processo di cottura.
Ma perché la nostra perfetta macchina di difesa si mette in moto?
Ad ogni ingestione di tali alimenti, il nostro organismo reagisce con un’iper-produzione di leucociti (detta “leucocitosi”), perché
considera “innaturale” e “pericolosa” ogni materia vivente sottoposta a
quella radicale trasformazione molecolare che avviene con la cottura.
Una mela, una carota o qualsiasi altro vegetale o frutto crudo sono invece accettati senza la reazione immunitaria dei globuli bianchi, che provocano ogni volta un enorme dispendio di energie vitali.
A fare questa importantissima scoperta fu il Dottor Kouchakoff,
medico di Losanna, che, dopo venticinque anni di sperimentazioni su
migliaia di persone e su sé stesso, nel 1937 pubblicò il risultato delle
sue ricerche nel saggio Nouvelles lois de alimentation humaine, basees
sur la leucocytose digestive. Parallelamente a Kouchakoff, il medico italiano C. Lusignani,
dell’Università di Parma, nel 1924 aveva già pubblicato un prezioso
lavoro sulla leucocitosi digestiva, arrivando a conclusioni simili.
In
effetti, Lusignani si era occupato del meccanismo fisiologico che
innesca o sospende la leucocitosi digestiva, dimostrando che le
variazioni leucocitarie successive all’ingestione dell’alimento sono
dovute a meccanismi nervosi centrali e periferici che, regolando il
calibro vasale, determinano, attraverso fenomeni di vasocostrizione o di
vasodilatazione, l’aumento o la diminuzione dei leucociti.
I
globuli bianchi, in sostanza, “programmati” per difendere da corpi
estranei a noi dannosi, aumentano di numero in caso d’ingestione di cibi
cotti. Al contrario, il nostro organismo reagisce con un
rilassamento delle pareti vasali (e una conseguente diminuzione dei
globuli bianchi, o leucopenia) in caso d’ingestione di cibo crudo, non
considerato dannoso dall’ “intelligenza del corpo”.
Come dice il prof. Businco, dell’Università di Roma, “la
vita è cruda, perché tutti i processi biologici si svolgono in ambiente
naturale, nei limiti della temperatura alla quale le cellule e i
tessuti svolgono le loro attività vitali”.
Il
corpo sa riconoscere ancora perfettamente, dopo alcuni millenni di
“deviazione alimentare”, i cibi “vivi2 (quelli che gli consentono di
mantenere integro il suo capitale di “vitalità”) da quelli “morti”.
“Vivi” sono gli alimenti crudi, che conservano intatto il loro corredo di “fattori vitali”: vitamine, proteine, sali minerali, enzimi, ormoni, essenze volatili, antiossidanti naturali, biostimoline, complessi antibiotici, ecc.
Alimenti “morti”, invece, non sono solo i cadaveri di altri animali, ma anche le verdure, la frutta e i cereali cotti.
Tutti i cibi (fatti di materia organica, come noi), se sottoposti ad
elevate temperature (come quelle che usiamo per friggere, arrostire,
bollire, ecc.) subiscono trasformazioni chimiche irreversibili.
Le
proteine, ad esempio, hanno un decadimento del loro valore biologico,
dovuto alla distruzione parziale (e a volte totale) degli aminoacidi
essenziali. La bollitura, in particolare, provoca l’idrolizzazione dei
composti proteici e la susseguente dispersione nel mezzo liquido. Se poi
la cottura avviene mediante arrostimento o tostatura, le proteine si denaturano, producendo sostanze tossiche da piroscissione, alcune delle quali notoriamente cancerogene (il benzopirene, il benzoantracene, il perilene, ecc.). Attenti dunque al famigerato barbecue e al caffè (i cui grani, prima di essere macinati, sono tostati).
Altre “vittime eccellenti” della cottura-killer sono le vitamine,
Ad alte temperature vengono per la maggior parte denaturate o distrutte irrimediabilmente. La clorofilla, linfa vitale delle piante verdi, subisce invece la degradazione a feofitina, di colore bruniccio, assolutamente inutilizzabile dall’organismo.
Ad alte temperature vengono per la maggior parte denaturate o distrutte irrimediabilmente. La clorofilla, linfa vitale delle piante verdi, subisce invece la degradazione a feofitina, di colore bruniccio, assolutamente inutilizzabile dall’organismo.
Cuocere non significa quindi rendere più digeribile un
alimento, perché, come abbiamo visto, durante questo processo i
composti proteici iniziano a flocculare già a 60 gradi e finiscono per
coagulare del tutto a temperature maggiori, essendo inattaccabili dai
succhi gastrici.
Ma, allora, i presunti vantaggi della cottura? Ad un attento esame, non ce ne sono.
È
pur vero che gli alimenti cotti si prestano di più a manipolazioni e
all’aggiunta di condimenti “ricchi” o speziati (proprio perché hanno
perso il loro sapore iniziale), ma ciò travalica dalle giuste necessità
nutrizionali e appartiene al campo di quelle “distorsioni del gusto”,
indotte dalla “civilizzazione”.
Dopo
aver rivelato cosa succede nel nostro organismo ogni qualvolta
ingeriamo un cibo cotto (di qualsiasi natura, vegetale o animale) e
perché gli alimenti crudi debbano considerarsi “vivi” (in altre parole
depositari di tutto il corredo vitaminico, proteico, enzimatico, ecc.),
mentre quelli sottoposti a cottura sono ritenuti “morti”, siccome
subiscono trasformazioni chimiche irreversibili che, oltre ad
impoverirli sul piano bionutrizionale, in alcuni casi generano sostanze
cancerogene, bisogna ora aggiungere un dato sicuramente rilevante, il
fatto, in pratica, che l’uomo, sebbene faccia cuocere i suoi alimenti da
alcune decine di migliaia d’anni (mentre per milioni d’anni è stato
“crudista”) non ha sviluppato altresì alcun adattamento
anatomofisiologico all’alimento cotto, che continua ad essere rifiutato
dall’organismo mediante l’azione di rigetto detta “leucocitosi
digestiva” (cioè iper-produzione di globuli bianchi).
Ad oltre settanta anni da questa scoperta, fondamentale per capire come si comporta il nostro corpo in caso d’alimentazione innaturale,
si continua a far di tutto per non divulgarla, con un silenzio che ha
premiato i giganti multinazionali dell’alimentazione precotta, in
scatola, “sofisticata” e colorata.
L’uomo
è l’unico animale che sottopone a cottura i cibi, erodendo così il suo
capitale energetico (poiché, la leucocitosi rappresenta un elevato
dispendio di vitalità) e obbligando il proprio organismo ad un doppio
sforzo per ritrasformare in materia vivente ciò che lui stesso ha
distrutto con l’elevata temperatura.
È stato calcolato – dall’ingegnere francese Andrè Simoneton
– che le radiazioni emesse dal corpo di una persona sana si aggirano,
in media, sui 6.500 Angstrom, mentre in condizioni di malattia o di
cattiva alimentazione scendono sicuramente di sotto a tale livello.
l)
alimenti “morti” – cibi cotti o conservati, margarina, pasticceria
industriale, alcool, liquori, zucchero – che hanno radiazioni nulle o
pressoché nulle;
2)
alimenti “inferiori” – carne, salumi, uova non fresche, latte bollito
(quello “industriale” che beviamo oggi), caffè, tè, cioccolato,
marmellate, formaggi, pane bianco – che hanno radiazioni inferiori a
3.000 Angstrom;
3)
alimenti “superiori” o “sani” – frutta fresca, cruda e matura, e
verdura cruda e fresca, che hanno radiazioni molto elevate, tra gli
8.000 e i 10.000 Angstrom.
L’alimento
vegetale “vivo” (cioè crudo), fresco e maturato sotto l’azione dei
raggi solari, è, infatti, il punto d’arrivo di una serie di processi di
concentrazione di tutte quelle energie che lo hanno dapprima generato,
poi fatto crescere e infine portato a maturazione. Tali energie,
ovviamente, si liberano e vengono poi assimilate dal nostro organismo
ogni qual volta mastichiamo e ingeriamo un frutto o un vegetale crudo:
dall’energia alla materia e dalla materia all’energia, semplicemente.
Viene
da chiedersi, ora, come mai l’uomo abbia abbandonato ad un certo punto
della sua preistoria l’alimentazione a lui fisiologicamente adatto,
quella vegetariana e crudista, e si sia dato alla cottura indiscriminata
dei cibi, iniziando con la carne e passando poi a tutti gli altri.
Ragioni di forza maggiore, pare, obbligarono i nostri progenitori a cambiare dieta.
I
paleoantropologi concordano nel ritenere che la Terra, durante la
preistoria dell’uomo, soffrì enormi sconvolgimenti climatici e
geologici, i quali trasformarono profondamente gli ecosistemi del
pianeta. Glaciazioni, interglaciazioni, periodi d’eccessivo inaridimento
o d’insolita piovosità alterarono i biomi vegetali da cui l’uomo traeva
il proprio nutrimento.
Durante
l’ultima glaciazione, avvenuta tra i 200.000 e i 120.000 anni fa nel
periodo dell’Era Quaternaria chiamato Pleistocene, i ghiacci avanzarono
tanto che gran parte delle foreste eurasiatiche furono distrutte.
L’Africa, nel frattempo, era flagellata da intensissime precipitazioni,
seguite poi da un periodo d’eccessivo inaridimento del clima, che fece
scomparire gran parte delle foreste. La savana, gialla, assolata, semi
arida, prese in molte zone il posto dell’intricato e ombroso ammasso
vegetale che aveva fino allora ospitato e nutrito l’uomo.
Da
“scimmia d’ombra” – come dice il prof. Marcello Comel, illustre clinico
e scienziato dell’Università di Pisa – “vissuta per milioni d’anni
sugli alberi … [l'uomo] vagò per altri milioni d’anni nella savana”. E
che nutrimento poteva trovare nella savana?
Da
“scimmia d’ombra” – come dice il prof. Marcello Comel, illustre clinico
e scienziato dell’università di Pisa – “vissuta per milioni d’anni
sugli alberi…[l'uomo] vagò per altri milioni d’anni nella savana”.
E che nutrimento poteva trovare nella savana?
Prevalentemente
i frutti secchi, piccoli e duri delle graminacee spontanee (soprattutto
frumento e orzo), che crescono negli spazi aperti, e necessitano di
luce solare diretta. Alla dieta a base di graminacee, insufficiente dal
punto di vista nutritivo, l’uomo aggiunse ciò che gli offriva il nuovo
habitat, e cioè la carne degli animali della savana.
Non
avendo le caratteristiche anatomofisiologiche del granivoro, né
tantomeno del carnivoro, l’uomo, per rendere commestibile il cereale e
il cadavere di altri animali, dovette ricorrere alla cottura, che in
seguito fu estesa, inspiegabilmente, a tutti gli altri alimenti.
L’alimentazione
granivora e carnivora rappresenta dunque una vera e propria “deviazione
fagica” non dettata da una scelta, ma da uno stato di pura necessità
che non offriva alternative.
Contravvenendo
agli istinti alimentari biologicamente connaturati con la propria
specie, l’uomo dette inizio alla sua degradazione e degenerazione
fisiopsichica, i cui disastrosi effetti sono, oggi più che mai,
evidenti. Contrariamente a quanto si pensa, infatti, l’uomo non è
diventato “più sano, più alto, più forte” da quando (circa 10.000 anni
fa) ha cominciato a dedicarsi all’agricoltura. Tutt’altro.
La
paleopatologia, una disciplina relativamente nuova che studia le
malattie di cui soffrivano i nostri antenati, sta sovvertendo molti
luoghi comuni. Ad esempio quelli che riguardano la statura: gli
scheletri degli uomini preistorici vissuti in Grecia e in Turchia verso
la fine dell’era glaciale erano alti in media 175 centimetri, mentre
5.000 anni fa (dopo l’adozione dell’agricoltura) la statura era scesa a
160 cm.
E
inoltre ogni cultura ricorda i propri “Matusalemme” e i propri “Noé”,
gli ultracentenari degli albori del mondo, cioè quando l’uomo era ancora
“fruttariano” e “crudista”.
Oggigiorno,
non più la necessità di procacciarsi il cibo, ma errate abitudini,
pregiudizi dietetici, e, soprattutto, la schiacciante pressione
dell’industria alimentare – con tutti i suoi condizionamenti
pubblicitari – fanno sì che l’uomo, non più guidato dall’istinto (ormai
perduto), stenti a ritrovare razionalmente la strada della corretta
alimentazione crudista.
Autore: René Andreani / Fonte: celticfearn.wordpress.comTratto da: http://www.naturopataonline.org
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Alimentazione
ADHD: somministrazioni "facili" di psicofarmaci ai bimbi in Italia
Testimonianza della mamma di un bambino distratto e agitato a scuola: “All’ASL di San Donà di Piave mi hanno prescritto metanfetamine dopo una visita di neanche mezz'ora, proponendomi solo lo psicofarmaco e senza neanche informarmi dei potenziali effetti collaterali, eppure il mio bimbo non era grave”.
Poma (Giù le Mani dai Bambini): "E' necessaria un’immediata ispezione del Ministero presso questo centro pubblico che spaccia psicofarmaci ai bambini come fossero caramelle”. Nonnis (Neuropsichiatria di Roma): “Sapevamo di abusi, ma in USA, evidentemente il mal costume è arrivato da noi”. Binetti (Camera Deputati): "Ho presentato un'interrogazione urgente al Ministro: è necessario valutare la revoca immediata delle autorizzazioni ai centri che non seguono le direttive"
Pubblicata oggi da “Giù le Mani dai Bambini®” – il più rappresentativo Comitato per la farmacovigilanza pediatrica in Italia (www.giulemanidaibambini.org) – l'intervista alla mamma di un bambino distratto a scuola, agitato e lievemente sopra la norma, cui sarebbe stato prescritto un potente psicofarmaco (la metanfetamina Ritalin®) alla prima visita e senza illustrarne i potenziali effetti collaterali. Le linee guida per l'ADHD (Sindrome da Iperattività e Deficit di Attenzione) redatte dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) – che prevedono procedure accurate, l’utilizzo del farmaco solo nei casi limite e comunque affiancato da terapie non farmacologiche – sarebbero quindi state violate dai vertici sanitari della neuropsichiatria di una delle più importanti ASL di riferimento nel nord-Italia per la cura di questi disturbi. La mamma in questione, che si era recata dal Dott. Dino Maschietto, neuropsichiatra infantile a capo del team della ULSS 10 di Dan Donà di Piave (VE), afferma infatti: "Il medico mi disse che dubitava che con qualsiasi altra tecnica mio figlio di 10 anni avrebbe potuto risolvere i suoi problemi, e quindi non mi ha proposto alcuna terapia alternativa allo psicofarmaco, il tutto dopo una visita durata non più di mezz’ora, e senza fare al bimbo alcun esame medico se non la compilazione di questionari e qualche test". Anche l'informativa sugli effetti collaterali – obbligatoria per legge quando si parla di questi discussi prodotti farmaceutici – pare essere stata trascurata: "No, non mi sono stati illustrati in alcun modo i possibili rischi del farmaco o gli effetti collaterali", ha affermato la signora, che ha fornito al Comitato i propri dati anagrafici completi.
Luca Poma, giornalista e portavoce di Giù le Mani dai Bambini® ha commentato così l’intervista: “Non posso che augurarmi che prima della reale somministrazione dello psicofarmaco si sarebbero fatti altri esami, ma certamente il perfezionamento di una diagnosi così delicata in mezz’ora lascia esterrefatti. E ancora più sconcertante è che non sia stata fatta una previsione di terapia non farmacologica, dato che si trattava di un caso di disagio lieve: la mamma è stata congedata avendo come unica possibile risposta la medicalizzazione del problema di comportamento del Suo bimbo, e questo è molto grave”. Il Comitato ha avviato delle verifiche sul territorio della penisola, perché dalle segnalazioni pervenute quello di San Donà parrebbe non essere l’unico caso di prescrizioni disinvolte in strutture pubbliche nel nostro paese.
“Sono perplesso – commenta Enrico Nonnis, Dirigente di neuropsichiatria infantile all’ASL di Roma – sembra quasi che certe malepratiche americane siano arrivate anche da noi. E’ evidente che una diagnosi in mezz’ora è cosa poco seria, ed è altrettanto evidente che sono stati violati gli standard, che per casi non gravi come quello raccontato da questa mamma richiederebbero interventi inizialmente non farmacologici, e comunque il farmaco puo essere indicato come soluzione solo dopo una valutazione estremamente accurata e sempre con terapie non farmacologiche associate”.
Sentito per e-mail, Pietro Panei – responsabile nazionale del Progetto ADHD presso l'Istituto Superiore di Sanità – ha scritto: “Nel caso di inosservanza dei protocolli, quindi di somministrazione di farmaci senza concomitanti terapie psico-sociali e/o mancata acquisizione del consenso informato in modo adeguato ed esaustivo, operiamo un richiamo al Centro, e nel caso di sopravvenuta mancanza di uno o più requisiti per l’accreditamento segnaliamo il caso alle Autorità regionali per valutare il ritiro dell’accreditamento. Come estrema-ratio, potremmo anche impedire al centro l’accesso al registro dell’ADHD disattivando le chiavi elettroniche”.
In risposta alla gravità del caso, l'On. Paola Binetti (UDC) ha presentato un’interrogazione urgente al Ministro della Salute On. Ferruccio Fazio, in cui chiede quali iniziative il dicastero intenda sollecitare presso l’AIFA per ottenere la revoca dell’accreditamento dell’ULSS 10 e l’individuazione sul territorio di un’ASL più attenta nell’applicazione delle linee guida obbligatorie. “Il problema comunque è a monte – ha dichiarato Binetti – perché – e lo dico da neuropsichiatria infantile prima ancora che da parlamentare - se vogliamo davvero evitare il riproporsi da noi delle follie successe negli Stati Uniti, dove milioni di bambini assumono psicofarmaci ogni giorno, il Ministro dovrebbe aumentare i fondi a disposizione dell’Istituto Superiore di Sanità per il monitoraggio anti-abuso sul territorio, inserendo nel Registro nazionale di controllo non solo i due psicofarmaci attualmente monitorati, il Ritalin della Novartis e lo Strattera della Eli Lilly, bensì tutti gli psicofarmaci somministrati ai bambini italiani, perchè – ha concluso la Parlamentare – quando si parla dei nostri bimbi la prudenza non è mai troppa”
Tratto da: http://www.scienzaeconoscenza.it/
Farmaci: Unione Europea chiede informazioni più chiare
Stop in Europa alla pubblicità dei farmaci venduti
esclusivamente con obbligo di ricetta medica e nuove regole per
soddisfare la richiesta dei pazienti europei di essere meglio informati
sui medicinali che assumono. Il nuovo approccio deciso dalla Commissione
europea e illustrato dal commissario alla sanità Jhon Dalli fa seguito
alla richiesta del Parlamento europeo di garantire ai pazienti
informazioni “obiettive e imparziali”.
Dalli ha spiegato che l'obiettivo è quello di “porre in primo piano i diritti, gli interessi e la sicurezza dei pazienti”. Le nuove regole pongono inoltre “all'industria farmaceutica l'obbligo di fornire certe informazioni chiare ai pazienti e fissano regole chiare in tema di informazioni addizionali volontarie sui medicinali soggetti a prescrizione, oltre a rafforzare il controllo dei medicinali autorizzati”.
Le informazioni ai pazienti vengono limitate a quelle riportate sull'etichetta e sul foglietto illustrativo, a quelle relative ai prezzi e alle prove cliniche, oltre alle istruzioni per l'uso. Per quanto riguarda i canali, le informazioni delle imprese sui loro formaci potranno essere riportate su siti internet ufficialmente registrati e, qualora specificatamente richieste dai cittadini, le informazioni potranno essere messe a disposizione via stampa. Non sarà tuttavia consentita una loro pubblicazione sui media a stampa d'indirizzo generale.
Le informazioni inoltre devono soddisfare criteri qualitativi riconosciuti. Ad esempio, non devono essere parziali; devono rispondere alle esigenze e alle aspettative dei pazienti; basarsi su evidenze scientifiche, essere fattualmente corrette, non fuorvianti e comprensibili e in linea di principio verificate dalle autorità competenti prima della divulgazione. Viene rafforzato inoltre il sistema di farmacovigilanza europeo.
Le proposte, che passano ora al Parlamento e al Consiglio Ue, sono state adottate dalla Commissione anche alla luce dello scandalo scoppiato in Francia del farmaco anti-fame Mediator che avrebbe provocato la morte di diverse persone.
Dalli ha spiegato che l'obiettivo è quello di “porre in primo piano i diritti, gli interessi e la sicurezza dei pazienti”. Le nuove regole pongono inoltre “all'industria farmaceutica l'obbligo di fornire certe informazioni chiare ai pazienti e fissano regole chiare in tema di informazioni addizionali volontarie sui medicinali soggetti a prescrizione, oltre a rafforzare il controllo dei medicinali autorizzati”.
Le informazioni ai pazienti vengono limitate a quelle riportate sull'etichetta e sul foglietto illustrativo, a quelle relative ai prezzi e alle prove cliniche, oltre alle istruzioni per l'uso. Per quanto riguarda i canali, le informazioni delle imprese sui loro formaci potranno essere riportate su siti internet ufficialmente registrati e, qualora specificatamente richieste dai cittadini, le informazioni potranno essere messe a disposizione via stampa. Non sarà tuttavia consentita una loro pubblicazione sui media a stampa d'indirizzo generale.
Le informazioni inoltre devono soddisfare criteri qualitativi riconosciuti. Ad esempio, non devono essere parziali; devono rispondere alle esigenze e alle aspettative dei pazienti; basarsi su evidenze scientifiche, essere fattualmente corrette, non fuorvianti e comprensibili e in linea di principio verificate dalle autorità competenti prima della divulgazione. Viene rafforzato inoltre il sistema di farmacovigilanza europeo.
Le proposte, che passano ora al Parlamento e al Consiglio Ue, sono state adottate dalla Commissione anche alla luce dello scandalo scoppiato in Francia del farmaco anti-fame Mediator che avrebbe provocato la morte di diverse persone.
Tratto da: http://www.informasalus.it
sabato 8 ottobre 2011
La quinoa: il meno allergizzante tra i cereali
Benchè la quinoa sia considerata un cereale, tecnicamente è il seme di una pianta che, parente di barbabietole, bietole e spinaci.
La varietà
più comune è giallo trasparente, ma ne esistono anche arancioni, rosa, rosse,
purpuree e nere. I semi di quinoa, ricchi di aminoacidi, sono nutrienti e
saporiti. Cotti sono soffici, cremosi ma anche leggermente croccanti. Oggi la
quinoa viene raramente venduta come verdura, anche se le sue foglie sono
commestibili.
La pianta della
quinoa è un'erbacea
annuale originaria del Sud America che cresce ad altezze comprese tra i 1.800 e
i 5.000 metri e che viene erroneamente considerata un cereale; in realtà la
quinoa è strettamente imparentata con la pianta degli spinaci e delle
barbabietole e non con la famiglia delle graminacee come il frumento. La
Bolivia ed il Perù sono il luogo di origine della quinoa; in questi luoghi la
sua coltivazione avviene ancora secondo metodi tradizionali tramandati di
generazione in generazione.
La quinoa è una
delle piante con più proprietà nutritive al mondo; anche se viene utilizzata come un
cereale, a causa del suo contenuto abbondante di amido, tuttavia la quinoa non
contiene affatto glutine ed è pertanto indicata nella dieta delle persone con
problemi legati alla celiachia.
La quinoa è
composta principalmente da: proteine ( 13 %), carboidrati ( 60,1 %), grassi ( 6,7%), fibra
alimentare ( 8,6%). Presenti anche alcuni minerali tra cui, particolarmente
abbondante la presenza di magnesio, il sodio, il fosforo, il ferro e lo zinco.
Per quanto riguarda le vitamine presenti alcune del gruppo B, la vitamina C e
la vitamina E, quest'ultima molto importante per le sue proprietà antiossidanti.
Nella
composizione della quinoa sono presenti due importanti aminoacidi: la lisina, importante per la crescita delle cellule
cerebrali, e la metionina, molto importante
in quanto è essenziale nell'essere umano e va assunta tramite alimentazione,
poiché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarla; la metionina svolge
un ruolo attivo nella metabolizzazione dell'insulina.
Mr.Loto -
Quinoa: Proprietà e Benefici
La
pianta della quinoa cresce e giunge a maturazione in circa 7 mesi dalla
sua semina, questo nelle zone tipiche delle Ande, dove le temperature sono
basse e l'umidità molto scarsa.
La
quinoa è
una pianta molto resistente che non richiede particolari attenzioni; la sua
spiga genera dei chicchi di forma rotonda, molto simili a quelli del miglio. La
varietà che viene comunemente coltivata risponde al nome scientifico di Chenopodium
quinoa, cresce in modo spontaneo ma viene anche coltivata da migliaia di
anni, soprattutto nella regione delle Ande dove rappresentava il piatto
principale della popolazione Inca e veniva chiamata grano madre.
Le
proprietà della quinoa ne fanno un alimento idoneo per l'alimentazione
moderna e molto utile per quelle persone che si sottopongono a diete dimagranti
ed hanno così bisogno di energie e minerali senza dover assumere alimenti che
appesantiscono ed ingrassano. Oltre ad avere un buon sapore ed essere molto
nutriente, la quinoa è anche in possesso di proprietà salutari; l'abbondanza di
magnesio è in grado di prevenire malattie cardiovascolari, aritmie ed
ipertensione. La vitamina E, che sappiamo essere un ottimo antiossidante, ha
proprietà protettive nei confronti dell'azione dei radicali liberi e delle
cellule del sistema cardiocircolatorio. Lisina e vitamina C, entrambi presenti
nella quinoa, svolgono un'azione attiva nel contribuire alla stabilità del
tessuto organico.
Ricordiamo
che la quinoa, essendo completamente priva di glutine, rappresenta
un alimento perfetto per chi è interessato dal morbo celiaco.
Le controindicazioni. La quinoa contiene quantità medio alte di ossalati. Chi soffre di calcoli renali dovrebbe limitarne l'uso.
CURIOSITA’
La pianta della
quinoa viene utilizzata in tutte le sue parti per quanto riguarda
l'alimentazione: le sue foglie si possono cucinare alla stessa stregua degli
spinaci, proprietà e sapore sono quasi uguali. il fusto della pianta viene
invece utilizzato come foraggio per il bestiame.
Per i contadini
dell'altopiano delle Ande, la coltivazione della quinoa rappresenta l'unico
mezzo per poter guadagnare qualcosa in termini monetari.
In natura
esistono molte varietà di quinoa, addirittura più di cento; quelle più
conosciute sono le varietà bianche, rosse e nere tutte accomunate da un alto
potere nutritivo e da un gusto che richiama molto quello delle noci.
Il tempo di
cottura della quinoa è molto breve, infatti sono sufficienti circa 20 minuti
scarsi per cucinarla.
Essendo un
alimento particolarmente ricco di proprietà nutritive, la quinoa è consigliata
quale ingrediente nelle diete per bambini, atleti, donne in dolce attesa e
persone in stato convalescente.
I semi della
quinoa sono ricoperti da una sostanza, la saponina, che ha il compito di proteggere il seme
dall'attacco degli uccelli; la saponina ha un gusto molto amaro, per questo
motivo, prima della loro cottura, i semi vanno lavati accuratamente.
La quinoa
contiene più proteine di qualsiasi altro cereale e la qualità di queste
proteine è molto alta essendo esse complete.
Grazie all'alto
contenuto di proteine ed amido, la quinoa è un alimento quasi completo e
rappresenta allo stesso tempo una valida alternativa ai cereali classici come
grano, granoturco e riso, che agli alimenti proteici come carne e latte che
personalmente reputo dannosi per la salute.
IDEE PER PIATTI VELOCI
- per un insalata che ricordi le tradizioni indie del Sudamerica, unite 100-200 g di quinoa cotta e raffreddata al contenuto di un barattolo di fagioli di coltivazione organica, 25 g di semi di girasole, 3 scalogni sminuzzati e coriandolo. Aggiungete olio di oliva extravergine e senape. Condite con sale marino integrale e pepe.
- Aggiungete noci e frutta a quinoa cotta e servite come un porridge
- I germogli di quinoa sono ottimi aggiunti a insalate e tramezzini
- La quinoa arricchisce di proteine la minestra di verdure
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